Atto nove.

2.2K 194 74
                                    


Atto nove - Ne abusi, delle mie labbra? Che dici? Ti piacciono? Anche a me piacciono le tue.

(Parla Bo)

Userò, per dirvi che si prova, termini di miele. I più dolci che si possano trovare su qualsiasi vocabolario, ogni sinonimo d'amore rappresenterà ciò che ne deriva dal più piccolo assaggio delle labbra di quell'uomo grande e grosso e pieno di insicurezze.

Che forma hanno le sue labbra? Di tutto ciò che non si può disegnare. Hanno forme astratte, quelle due pieghe morbide e rosee, piene e carnose, quanto più belle possano essere... Linee sinuose e irriproducibili, la cui figura è sviata, in parte, dal velo chiaro e luminoso che mi copriva gli occhi - meglio conosciuto come l'infatuazione.

Che sapore avevano le sue labbra, e la sua bocca? La sua lingua? Tutto era paragonabile, inizialmente, all'eccitazione che si prova nel sentire il profumo della buccia d'un limone. Non tanto nel gusto, no; ma l'attesa sapeva di quello. Perché poi, una volta vicina a quei bei occhi semichiusi, tutto pareva sapere di ciò che di più buono si possa assaggiare. Come saltare nel buio sapendo che ci sono due braccia grandi a prenderti, una volta giù. Per stringerti, per toccarti, accarezzarti e farti sentire, in poche parole, la creatura più incantevole ed avvenente che potesse mai aver sfiorato il suolo terrestre.

Una sensazione completamente intrisa d'amore e di cura, di quella meravigliosa sensazione di benessere che ti porta a sfiorare la beatitudine con un dito.

Harry, poco più impacciato di me, tirava ad indovinare come mettersi, dove poggiare le mani e come tenermi. Con la delicatezza d'un gesto, lentamente volle farmi stendere sul pavimento, perché sulle scale non gli andava bene, aveva detto. Si mise su di me e attribuii all'istinto - a quel tanto che si poteva apprezzare e stimare in lui - l'azione che seguì. Con le dita allargate, le mani aperte e un sorriso sul viso appena accennato mi circondò le guance, tenendosi su con i gomiti appoggiati sul parquet.

"Ti faccio male? Ti sto schiacciando? Dimmi, vuoi che mi metta in un altro modo?" - tubò, guardandomi negli occhi mentre sospirava leggermente.

Scossi la testa, circondando le sue spalle con le braccia. "Sei perfetto" - mormorai, tirandolo verso di me di nuovo.

Muoveva la bocca con movimenti non troppo rapidi e ci stava attento, eccome! Con le dita lunghe e affusolate mi sfiorava di tanto in tanto la bocca, altre volte mi spostava i capelli dalla fronte; altre, per pochi secondi, le poggiava sul mio corpo. Ma tornavano sempre al mio viso, per accarezzarmi le guance coi pollici.

Mi fece poi ritrovare a star su al suo petto, mentre m'incatenava affettuosamente al suo torace con le braccia calde e scoperte. Le mani correvano da una parte all'altra con delicatezza, giusto per esser sicuri senza domande che tutto fosse a posto per l'altro. Perché le parole, le voci, avrebbero rovinato ogni cosa! Tutta quell'atmosfera si sarebbe disintegrata se qualcuno avesse soltanto aperto bocca per dire anche solo due lettere.

Harry, poi, mi prese per il bacino e m'alzò, facendomi mancare il contatto delle punte dei piedi sul pavimento del tutto, e cominciò a camminare lentamente - perché di tanto in tanto si fermava per sorridere e dirmi scusa perché aveva interrotto un bacio.

Ma, fondamentalmente, non avrei voluto trovarmi in nessun'altre braccia. Le sue erano così avvolgenti, sicure, erano così... Avevano l'aria di sembrare un rifugio, ecco. Erano meravigliosamente comode e calde, avevo potuto constatarlo non solo da quegli attimi che, seppur romantici, ci strappavano mille sorrisi, ma anche dalle notti passate a stare stretta a lui mentre mi circondava affettuosamente, accarezzandomi con quelle sue mani morbide e grandi.

LatĕbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora