Capitolo 13: Guerrieri fondatori e principesse perdute

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<<Note autrice: se volete saperne di più sugli stemmi araldici sopra disegnati (non sono brillanti, ma sicuramente comprensibili), tuffatevi in questo capitolo ricco di storie e curiosità! E non sottovalutatelo: ciò che apprenderete durante la lettura tornerà utile, prima o poi...>>

L'autrice -Nolan4-


Nolan non faticò affatto a dimenticare l'inquietudine e l'orrore del viaggio. Dopo un'intera giornata passata a dormire, l'agitazione per le notizie ricevute la sera dell'arrivo ad Olpintir era già svanita completamente, lasciando il posto ad un po' di tranquillità.

Non credeva di aver mai provato una sensazione di spensieratezza e pace come quella. Forse perché fin dal giorno delle Due Lune non aveva fatto altro che fuggire, nascondersi e faticare; forse perché non poteva ricordare nulla del suo passato. Ad ogni modo, lui apprezzava quello stato d'animo, e combatteva a tutti i costi per non farselo sfuggire. Sorrideva, ascoltava le conversazioni quotidiane dei due coniugi, seguiva i loro figli nella bottega di Vultek, cercava di non prestare attenzione a nulla, se non al presente. Dopotutto, il suo passato era pieno solo di buio e di orrore tanto quanto il suo futuro lo era di incertezze, e rifletterci su non sarebbe servito a nulla.

Non faticò neppure ad affezionarsi ai giovani figli di Vultek, Erik e Nimea, seguendoli nella bottega del padre. I fratelli avevano capito poco della sua storia, ma non facevano domande, e questo a Nolan piaceva.

Nimea era una ragazza raggiante, sveglia e dinamica. Sapeva molte cose, più di quante ne sapessero suo fratello maggiore e i suoi genitori. Infatti, come lei stessa gli aveva raccontato, quasi ogni giorno si recava dal gran maestro di Olpintir, un saggio che la istruiva sulla storia dei regni, la politica, la geografia, l'oratoria e in parte, su sua richiesta, sull'arte della guerra. Il gran maestro era sempre restio su quell'argomento, dato che lei era una ragazza e non un giovane guerriero; ma Nimea trovava le armi affascinanti, e tutto ciò che il gran maestro non le rivelava, lei lo veniva a scoprire da suo fratello o da suo padre, mercante di armi.

Erik era per certi aspetti più introverso della sorella, ma all'occorrenza dimostrava un carattere ribelle e un indole energica e vivace. Suo padre lo mandava ad istruirsi dal maestro d'armi di Olpintir, un vecchio cavaliere dal brutto carattere ma dalla grande esperienza. Erik adorava l'arte della spada, sapeva distinguere ogni tipo di lama e maneggiarla correttamente, tanto che a volte, gli aveva raccontato, aveva anche mostrato di nascosto a Nimea come impugnare una spada.

Era insolito nel regno di Tanderbol che una ragazza sapesse usare delle armi, ma a Nimea tutto ciò non importava. Lei non si curava di ciò che la gente pensasse di lei, non si vergognava di desiderare delle lezioni di spada che non le sarebbero mai state permesse nè dai suoi genitori né dai maestri d'armi di tutto il regno. Un giorno Nimea sarebbe andata all'avventura, nelle sterminate e solitarie Terre del nord, proprio come i grandi eroi delle favole. Quello era il suo sogno: una vita libera, spensierata, indipendente e fatta di fatiche, di pericoli, ma soprattutto di scoperte. Un sogno che purtroppo era difficilmente realizzabile: lei era la figlia di un mercante benestante, e il suo destino era quello di diventare moglie di uno dei ricchi rampolli di corte dei dintorni, cosa a cui lei cercava sempre di non pensare.

Atlas - Libro primo del ciclo degli eroi - Leggenda delle cronache di KyiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora