Capitolo terzo

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"La bellezza è nell'occhio di chi guarda, d'accordo.

Ma se chi guarda è stupido o male informato,

meglio fargli un occhio nero."

(Miss Piggy)

Due ore dopo stavo contemplando l'aeroporto di Oslo-Gardermoen chiedendomi che male avessi fatto al buon Dio per avermi addossato un compagno di viaggio così odioso.

Ruben mi dedicava una minima attenzione, tutto preso dallo studiare il programma di viaggio che aveva steso su un taccuino, estratto dal taschino della sua camicia a quadri.

- Terminal 2 - mi disse, spingendomi con poco tatto verso la direzione giusta.

- Un attimo! Nemmeno un tramezzino, un caffè? - protestai indicando un avveniristico bar cui si accedeva con una grande scalinata a chiocciola che partiva dal pavimento di marmo grigio-nero.

Era quasi mezzogiorno, un enorme cartello recitava "Velkommen til Oslo Lufthovn" (Benvenuti all'aeroporto di Oslo) e fuori dalle vetrate il cielo era coperto da cirri bassi che minacciavano pioggia, anche se la temperatura era gradevole pure a quelle latitudini; il mio stomaco brontolava: in aereo avevo trangugiato solo delle barrette proteiche ai cereali.

Ruben mi comprò uno spartano panino al prosciutto e me lo mise in mano senza tante cerimonie.

- Puoi mangiare mentre camminiamo.

Era passato al tu senza chiedermi il permesso.

- Nemmeno il Duty Free? - implorai, scannerizzando ogni oggetto che mi passava davanti agli occhi.

- No.

- Perché???

Si fermò arrabbiato, piantandosi davanti a me come una sequoia di fronte ad uno scoiattolo (che sarei io, per il colore fulvo dei miei capelli).

- Come perché??? Devo proprio dirtelo???? Non ci arrivi da sola? A cosa ti servirebbero l'ennesima maglia o accessorio? E dove li infileresti visto che nelle tue tre valige e nel beauty-case non c'è più spazio e quella borsa che reggi sotto braccio sembra scoppiare?

Misi le mani sui fianchi, battagliera. - Come fai a sapere che ho tre valige? Ho fatto la carta d'imbarco da sola!

- Ti ho notato quando sei scesa dal taxi, davanti all'ingresso di Malpensa.

Ah.

- Avrai pensato quanto fosse deficiente una donna simile - ironizzai.

- Esattamente.

Giuro, se avessi avuto un pugnale gliel'avrei piantato dritto nel petto. Perché non ero un'ammazza vampiri?

- Non deve interessarti il mio guardaroba - risposi a tono. - E comunque ho portato con me solo lo stretto indispensabile.

- Sicuro come l'oro - bofonchiò per nulla convinto.

- Ma che fretta c'è??? - lo implorai.

- È per evitare di rimanere bloccati al gate. Quando si tratta di collegamenti molto stretti, ogni secondo conta.

Ingoiai amaro e lo odiai ancora di più quando mi resi conto che Ruben aveva ragione: per poco non perdemmo la coincidenza con Alta, nel nord della Norvegia: il cosiddetto Finnmark.

Ammetto, non facevo i salti dalla gioia, ma ero curiosa di vedere il luogo della nostra prossima permanenza. E poi ero stanca e iniziavo a desiderare l'albergo con i suoi vantaggi, come una doccia calda rigenerante e un pasto decente.

Il mio adorabile dilemmaWhere stories live. Discover now