Non c'era molto da dire sul suo conto: capelli marroni scuri leggermente ondulati che gli arrivavano alle orecchie, alto forse un metro e novanta, muscoloso e abbronzato, il suo corpo faceva giustizia alle sua origini sudamericane ma ciò che veramente mi colpì, ciò che mi tolse il respiro, furono i suoi occhi. Neri. Non riuscivo a vedere dove finiva la pupilla e cominciasse l'iride, per quel che vedevo l'occhio poteva essere tutto iride o tutto pupilla. Profondi, occhi profondi che mi guardavano, mi studiavano, decidevano chi per lui ero, che tipo di persona ero.
Occhi neri come il peccato.
Tutti mi guardavano, chi con orgoglio, chi con stupore, chi con invidia (e non parlo solo delle donne). Tutti si aspettavano qualcosa da me. A destra i miei parenti. A sinistra i miei futuri parenti. Occhi, sguardi, aspettative. Mi sentivo strana. Impaurita. Sì impaurita. Paura. P-A-U-R-A. Cinque lettere che ogni essere umano teme. Ti blocca, ti impedisce di vedere chiaro. Mi sono sempre promessa di non cedere alle debolezze, la paura era una di quelle.
Avanzavo lentamente verso l'altare, cercando di non svenire davanti a tutti tra le braccia di mio padre. Chi me lo ha fatto fare? A già la mia famiglia. Ho rinunciato a molto a causa dei loro giochetti sporchi. Molte volte volte avevo pensato di scappare e di denunciarli. Di vederli tra le sbarre insieme alle loro malefatte. Ma poi pensavo a mio cugino. Poi pensavo a me. Io chi ero? Si può essere considerati criminali quando la tua unica colpa era essere nata con un cognome tutto fuorché angelico? Se sì allora ero una criminale. Se no allora ero solo la figlia di una criminale.
Bastava questo per essere qualcuno?
Il diacono aveva cominciato a parlare ed io ero così presa dai miei pensieri che non me ne ero neanche accorta. Dio benedica chi ha avuto l'idea che la sposa debba portare il velo, con un po' di fortuna nessuno se ne sarà accorto.
"Juan, vuoi accogliere Cassandra come tua sposa, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, di amarla e onorarla finché morte non vi separi?"
Juan mi guardò, nei suoi occhi vidi una scintilla di sfida e rispose "Sì"
Oh cielo tocca a me. Che faccio? Che dico? Dove sono? Chi sono? Calma e sangue freddo. Ce la posso fare. Faccio appello a tutte le scene di matrimonio dei film romantici.
"Cassandra - credo stia parlando con me - vuoi accogliere Juan come tuo sposo, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, di amarlo e onorarlo finché morte non vi separi?"
"Sì" dissi tutto d'un fiato per non dire ciò che pensavo davvero e mio marito, il mio caro maritino, sorrise di lato, quasi si divertisse da quella situazione che mi costava la libertà. Si stava prendendo gioco di me? Disgraziato ti soffocherò con un cuscino!
"Se c'è qualcuno contrario a questa unione parli adesso o taccia per sempre - silenzio. Dove è l'ex-fidanzato geloso e ancora innamorato di me quando serve? - per i poteri a me concessi dalla sacra chiesa io vi unisco nel sacro vincolo del matrimonio. Puoi baciare la sposa" No il bacio no, che schifo!. Per mio gran sollievo il bacio durò poco e scendemmo l'altare mano nella mano, da veri sposi che non eravamo.
Era così che mia madre si era sentita? Mio padre si era innamorato di lei, la amava ma lei non ricambiava. Sposata, legata ad un uomo che non amava, per cui provava solo un po' di simpatia. Forse. Ma poi col passare del tempo la sua vita si riempiva di tristezza. Neanche la nascita di una figlia aveva alleggerito quella misera esistenza. Mia madre aveva passato ad incolpare mio padre, credendolo la causa della sua tristezza. Aveva ragione? Probabilmente. Quel poco di simpatia si trasformò in qualcosa di più cupo. Odio. Passo ad odiare l'uomo che chiamava marito. Lei mi diceva sempre che l'amore non esisteva, che era solo qualcosa che succedeva nelle fiabe. Aveva ragione? Può darsi. E un giorno passai a dover crescere senza una madre. Era scappata. Dove? In un luogo che l'avrebbe resa felice. Forse. Se la felicità si può trovare spero che lei l'abbia trovata.
La felicità si trova o la felicità ti trova?
Riso. Era questo che la gente mi gettava all'uscita della chiesa. Riso e risate. Felici loro. Loro ma non io. Ho mai incontrato codesta donna dal nome Felicità? Se l'ho già incontrata non me lo ricordo. Volevo scappare. Volevo inesistere. Si può dire inesistere? Non vedo altra parola che si addica. Inesistere. Che verbo musicale. Mi sembrava la disperazione vestita da speranza. La salvazione o la condanna? L'inizio o la fine? O la fine dell'inizio? Questo era il mio desiderio. Volevo che l'oblio mi circondasse, che l'antimateria diventasse me. Volevo diventare l'oscurità, d'altronde che cosa è l'oscurità? La mancanza di luce? O una luce diversa, una luce inesistente come me?
Inesistenza
Credo che per ora dovevo accontentarmi di essere Cassandra De la Cruz.
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Il Volto Del Crimine
RandomCassandra Degli Arcangeli è, in apparenza, una ragazza come le altre: dalla risata luminosa e innocente, grandi occhi che guardano il mondo con prospettive ogni giorno diverse, voce che spesso usa per contraddire le persone che la circondano o solam...