Pov's Skyler
«Allora vediamo cosa abbiamo qui. Skyler Bennet, 17 anni. Nata a Chicago, residente a New York. Capelli rossi, occhi grigi, altezza 172 cm. Rapporto: la ragazza in questione, ha aggredito a mani nude un uomo in mezzo ad una folla di persone, nel mezzo dell'aeroporto.»
Il poliziotto che avevo davanti, seduto nella sua comoda sedia girevole, finito di leggere la mia scheda si tolse gli occhiali da lettura e prese un profondo respiro, alquanto scocciato e stanco. Almeno credo fosse la mia scheda, non saprei dirlo con esattezza. D'altronde, non ero molto attenta a quello che diceva, stavo più a riflettere su cazzate, come la quantità di persone che si dovevano essere sedute prima di me sulla sedia di vecchia pelle che stavo scorticando con le mie unghie laccate.
Uno schiocco di dita mi distolse dai pensieri.
«Signorina Bennet, mi sta ascoltando?»
«No, che c'è?» sbuffai accavallando le gambe.
«Si rende conto di aver aggredito un uomo?» mi domandò spazientito.
Sembrava più un'affermazione che una domanda a dir la verità.
«Certo che me ne rendo conto» risposi altrettanto scocciata.
Era dalle 9 di quella mattina che mi trovavo in centrale, stavo morendo di fame, dovevo fare pipì e dovevo ancora mettere piede in casa da quando quel maledetto aereo era atterrato.
«Allora mi può spiegare perché lo ha conciato il quel modo?» richiese per la milionesima volta. Esatto, non era la prima volta che me lo chiedeva.
A quell'incompetente non entrava in testa che la mia era solo auto difesa, dato che un tizio aveva tentato di rubarmi la borsa.
Anzi, credo che questo lo avesse capito, ma forse era il fatto che gli avevo spaccato uno zigomo e inclinato una costola, che non gli entrava in testa.
«Ancora?! Le ho già risposto cento volte. Ha tentato di rubarmi la borsa e io per difendermi l'ho colpito, che ci vuole a capire?» mi infervorai alzandomi di scatto dalla sedia producendo quel fastidiosissimo stridio.
Tese la mano davanti come a calmarmi. «Signorina si sieda. Questo lo abbiamo capito, ma non riusciamo a capire come una ragazza minuta come lei abbia potuto rompere lo zigomo ad un uomo alto due metri, per di più inclinandogli una costola!»
Sbuffai ancora lasciandomi cadere con un tonfo pesante sulla sedia.
«Si chiama auto difesa.» lo guardai torva.Finalmente, dopo un'altra mezzora, mi congedò avvisandomi di fare attenzione e di chiamare la vigilanza la prossima volta che ne avessi avuto bisogno.
Pff, come se perdessi tempo a chiamare loro, tempo che arrivino e passano vent'anni.
Raccattai le mie cose, ovvero valigie e borsa ed uscii dalla centrale.
Nel mentre che oltrepassai la porta fui distratta dal telefono e non mi accorsi della persona che stava arrivando. Scontrai così la mia spalla sinistra contro la sua. I nostri occhi si incrociarono e per un tempo indefinito non staccammo lo sguardo l'uno dall'altro.
Sembrava tanto una di quelle scene da film in cui tutto si muove a rallentatore e i protagonisti si fissano nonostante continuino a camminare a lati opposti e alla fine uno dei due attacca discorso e nasce l'amore..
Invece no! Magari fosse andata così, perché l'unica cosa che nacque fu il mio nervosismo verso il taxi che avevo chiamato ancora tempo prima e che non si decideva ad arrivare.
Attesi almeno un'ora prima che la famosissima macchina gialla si fermò davanti a me e che il tassista caricò le mie valigie nel bagagliaio seguendo poi le mie istruzioni per portarmi a casa. Dopo due ore di traffico musica e chiacchiere, il tassista parcheggiò davanti a quella che d'ora in avanti sarebbe stata casa mia.Percorsi con impazienza il lungo sentiero in pietra arrivando alla grande porta d'entrata in legno massiccio. Ero così entusiasta di entrare. Dopotutto l'avevo appena fatta costruire sotto le mie direttive e non ero ancora riuscita a vederla del tutto finita.
Aperta la porta davanti a me si aprì un lungo e spazioso corridoio di marmo bianco, la quale si apriva alla fine mostrando un ampio atrio e una piccola visuale delle due lunghe scalinate che si univano in cima portando così al piano superiore. Subito dopo la porta di entrata, alla mia destra si trovava un'imponente armadio che fungeva da guardaroba per i cappotti con in parte una piccola credenza. Poco più avanti sempre alla mia destra c'era un portone che mostrava il grande salotto, composto da un lungo divano nero in pelle e delle poltrone difronte alle quali c'era un tavolino in vetro. Sulla parete davanti al tavolino una stufa in granito rendeva accogliente la stanza con al di sopra la TV al plasma.
Mi sarei dovuta ricordare di abbellire la casa con foto e quadri.
A destra del divano l'enorme finestra dava sul giardino coperta da due tende color beige. Invece, nella parte sinistra, proprio nell'angolo antistante a una delle due scalinate, avevo fatto mettere il mio amatissimo pianoforte.
Uscendo dal salotto c'era un'altra porta, ovvero quella della cucina moderna costruita quasi interamente in marmo nero opaco, una penisola con 4 sgabelli e una piccola panca sotto la finestra la quale dava anch'essa la visuale sul giardino. Entrando poi nell'atrio si potevano vedere poco più a destra le due grandi scalinate che portavano di sopra, a sinistra c'erano la palestra, il garage, il poligono di tiro e una piccola lavanderia. Salendo le scale troviamo altri due corridoi: in quello di sinistra c'erano due stanze per gli ospiti, un bagno e una porta che conduceva al tetto; nel corridoio di destra c'era invece la mia stanza compresa di bagno, altre due camere da letto, un bagno in fondo al corridoio, la stanza delle armi e un'altra stanza. Feci un giro anche nella mia camera sistemando i bagagli ed infine il giardino sul retro trovando tutto spettacolare.
Rientrata in casa andai in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare. Stavo morendo di fame visto che non ero riuscita a pranzare. Aprii tutte le ante degli scaffali ma mi resi conto solo dopo che era impossibile che ci fosse qualcosa.
Che stupida pensai, dandomi una manata in fronte. Come poteva esserci del cibo se ero appena arrivata.
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RESTA CON ME
RomanceDovevo solo proteggerlo, ma alla fine è stato lui a proteggere me. Questo è il primo libro che scrivo, non sono brava per cui troverete molti errori ma vi prego di avere pazienza e magari darmi una piccola mano. Grazie a chi leggerà. Buona lettura.