Come in uno specchio.

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"Glielo dirò Michi, giuro che glielo dirò prima o poi."

"Sai che c'è Alè? C'è che me so stancato delle tue promesse che sappiamo entrambi non manterrai mai!
Me dici sempre che tra i due l'infantile sono io, perchè sono quello piccolo, quello che non capisce le cose, quello "troppo stupido" per apprezzare il senso de ogni gesto.
Beh allora caro il mio saccente de sto cazzo, insegnami te ad essere maturo!
Perchè a casa mia, una persona matura è sicura di ciò che vuole e non ha paura di dirla davanti agli altri, che sa prendere posizioni, ma che soprattutto non abbia paura di apparire ridicolo solo perchè crede in qualcosa di diverso dagli altri!
Ma che ne sanno gli altri no? Tu con i tuoi 23 anni una spanna sopra a tutti, giusto?"

Michele quella mattina si divertiva a fare il sarcastico, questo è stato.il pensiero di Ale durante tutta la sceneggiata del suo (forse) ragazzo.

"Quando avrai finito di fare la bambina isterica che grida perchè non le sono state comprate le caramelle, allora fammi un fischio che discuteremo civilmente".

Ale sembrava di un abilità quasi spaventosa a cambiare atteggiamento nell'intervello do tempo di un battito di ciglia.

Di quelle persone che si fanno scivolare i problemi addosso, che mantengono la calma anche in situazioni esasperanti.

Ed era proprio così che aveva reagito, quando rispose a michele, si sedette con la sua solita nonchalance sul divano di casa Lanzeroti (che forse un po era diventata anche la sua) poggiò comodamente il piede destro sulla gamba sinistra e si accese tranquillamente una  sigaretta espellendo l'aria in sospiri lenti e tremendamente lunghi.

Michele con il volto ancora contratto da una parziale rabbia si diresse verso Ale con passo spedito, e con fare da chi vuole a tutti costi essere autoritario ma con scarsi risultati, si avvicinò alla mano di Ale per strappargli la sigaretta dalle mani e sussurrargli con aria di sfida: "non si fuma in casa mia" proprio nell'orecchio, tanto che ale potè sentire il calore del suo respiro penetrargli nel cervello.
Prese quella sigaretta e dopo averla spenta nel posacenere, la fettò a terra schiacciandola con il piede contro il pavimento.

Ale rise beffardo di quel gesto, perchè insomma, Michele non era proprio il tipo da regime autoritario, non riusciva davvero a prenderlo sul serio, sembrava semplicemente.un bambino goffo e impacciato quando strilla un suo amichetto per qualcosa che lo ha infastidito.
"Adorabile" pensò ale tra se e  se.

E poi niente, si alzò dal divano e si mise dritto in piedi davanti a Michele, a guardarlo negli occhi.
E a Michele quasi venne un colpo al cuore.
Nonostante la loro relazione andasse avanti da quasi tre mesi, e nonistante Ale passasse più tempo a casa di Michi che nella sua con la famiglia, per lui guardarlo negli occhi era ogni volta uno sfinimento.

Perchè gli occhi di Ale erano di una profondità talmente vasta che chiunque vi si sarebbe perso all'istante.
Occhi come quelli non sono facili da trovare, riescono a farti tremare l'anima con una sola occhiata.

Ti fanno sentire debole, scoperto.
Come se guardassi te stesso, nudo, in uno specchio.

Michele aveva quasi paura, paura che un giorno sarebbe crollato a furia di specchiarcisi, paura perchè trasmettevano tutta la bontà e la dolcezza del mondo, quella dolcezza che fa bene al cuore, che trasmette calore e protezione.

Era proprio questo il punto, Ale gli trasmetteva protezione.
Non sentiva il bisogno di altro nella sua vita, solo di stare con lui finchè avesse fiato dentro ai polmoni.
Perfino guaardarlo faceva male.

L'impressione che dava Ale di se non corrispondeva davvero a ciò che era in realtà.

Sembrava stronzo e menegreghista di qualsiasi cosa.
Se solo la gente avesse provato a guardarlo negli occhi...

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