Capitolo 8

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Ran guardò turbata Conan. Poi il suo sguardò diventò triste. I suoi occhi si abbassarono a guardare il mare che bagnava i suoi piedi.

L'acqua era congelata, bruciava quando arrivava sulla pelle. Ma era come nulla su Ran. Non la percepiva neanche. Lei stava combattendo contro un dolore molto più grande in quel momento.

E la domanda di Conan era stata così diretta da lasciarla scossa. Ma lui era lì ancora che la fissava in attesa di una risposta anche se lei non lo guardava più.

-Mi credi capace di una cosa del genere?...-

Il suo tono di voce diminuiva ad ogni sillaba pronunciata. Era un tono di arresa, lei non ce la faceva più. Shinichi questo lo aveva capito bene.

Ma doveva tirarle su il morale. Un giorno, sì, un giorno tutto sarebbe finito.

-Si Ran. La tua voce debole me lo conferma...ho paura...-

Ran fece un sorriso molto triste e lasciò cadere le scarpe a terra per poi sedersi in riva. Si allontanò leggermente per non bagnarsi e poi si mise a scuotere i piedi in acqua.

-È strano sentirlo dire da te. Non dici mai cose del genere pur essendo solo un bambino. Sembri lui. Sbruffone, intelligente e spavaldo. È sempre sicuro di sé e delle sue capacità e non ha mai alcun problema a dimostrarlo. Fiero della sua popolarità, ama stare al centro dell'attenzione e difficilmente tende a non farsi notare. È snob, melodrammatico e arrogante. Oltre ad essere un grande fissato del giallo. Anche tu adori Sherlock Holmes, vero? Beh, anche lui e tenda sempre di emularne le gesta-

Mentre parlava di Shinichi le si leggeva la passione negli occhi. Si vedeva l'amore che provava per lui solo dal suo modo di parlarne. Anche tutti i difetti che aveva apparivano meravigliosi quando ne parlava Ran.

Gli occhi le stavano brillando di nuovo. Era lui la sua luce, è ovvio questo.

-In apparenza sembra molto freddo e calcolatore. Difficilmente perde la calma e stenta a dimostrare i suoi sentimenti, soprattutto, se sono d'affetto. Però, quanto si tratta di amore, diventa molto timido e riservato: non ama le classiche romanticherie. Però dimostra anche di avere una dolcezza particolare e profonda. E sia tu che lui avete un ottimo orecchio musicale ma siete più stonati di una campana!-

Ma Shinichi, anche se aveva ascoltato tutto molto bene, voleva ancora una risposta. E Ran lo aveva capito dal modo in cui Conan la stava guardando.

-Comunque non devi avere paura, piccolo. È vero, mi manca da impazzire, ma se ci sei tu vicino a me allora tutto andrà bene-

-Promettilo!-

Ran si girò a guardarlo interdetta.

-Eh? Cosa?-

-Promettimi che non farai stupidaggini, Ran. Fallo-

Ran lo guardò stupefatta. Non aveva mai visto uno sguardo così carico di rabbia e preoccupazione nel viso del piccolo Conan.

Si sentiva in colpa perché stava facendo soffrire anche lui senza volerlo.

Si abbassò all'altezza di Conan e gli poggiò una mano sulla testa, accarezzandolo.

-Conan, ti ho mai mentito?-

Lui accigliò lo sguardo cercando di capire dove volesse arrivare la karateka.

-No, Ran-

-Bene, non lo farò neanche questa volta. So che sei solo un bambino ma sei molto intelligente. È giusto che io ti spieghi bene tutto quanto. Shinichi mi detesta, sono un'estranea per lui. Oddio, è la prima volta che lo dico ad alta voce. E adesso voglio piangere così tanto-

Si asciugò le lacrime e tirò su col naso qualche volta per poi riprendere il discorso.

-Non ti posso promettere niente. Perché anch'io ho tanta paura, così tanta da non reggere più. Fa male, tanto. Conan, ti auguro di crescere felice, di farti una bella carriera, di trovare qualcuno che ti ama. E se la ami anche tu rendila sempre felice. Ti auguro di non soffrire mai per amore-
-Lui ti ha fatto soffrire tanto vero? Però sono sicuro che ci sia un motivo! Lui ci tiene a te-

-Lui non mi ha fatta soffrire. Anzi! Lui è stata la fonte del mio sorriso fin da quando era molto piccola. Ma non posso costringerlo ad amarmi. Non è colpa sua se non prova più niente, Conan-

Poi mise le scarpe e porse la mano a Conan sorridendogli.

-Andiamo a casa-

Lui le prese la mano. Dopo quella conversazione si faceva lui stesso ancora più schifo. Aveva distrutto una ragazza e lei non gliene faceva neanche una colpa.

Tutto questo era semplicemente crudele. Aveva anche capito quanto fosse spaventata adesso che non c'era più lui a darle forza. Lo era già da quando lui si era allontanato.

Ma credeva di farcela, credeva di essere abbastanza forte. Ma si sentiva cedere. Sentiva di non avere più la forza per affrontare tutto quello.

Voleva crollare senza preoccuparsi di niente e di nessuno. Ma era troppo buona per farlo. Non poteva permetterselo. Aveva Conan a cui badare e suo padre da tenere d'occhio.

Eppure avrebbe voluto cadere a terra, non importava dove, e gridare al mondo che lei non ce la faceva più.

Era tutto frustrante. Arrivarono a casa e Ran preparò la cena a Kogoro e a Conan. Mangiò qualcosa pure lei e andò subito a chiudersi nella sua stanza.

Sapeva che non avrebbe chiuso occhio ma quella notte l'avrebbe aiutata a prepararsi alla difficile giornata che avrebbe avuto il mattino seguente.

Passare il White day sarebbe stato davvero doloroso senza Shinichi. Guardandosi allo specchio si accorse di avere il viso tutto rosso e la stanchezza stampata in faccia.

Aveva gli occhi gonfi, rossi e due occhiaie enormi.

Dovevano essere state le lacrime e il poco riposo di quei giorni a ridurla in quello stato pietoso.

-Guardati, fai pena-

Si disse da sola continuando a guardarsi. Sapeva di doversi tirare di nuovo in piedi ma non ci riusciva proprio.

Non si mise neanche il piagiama. Salì sul letto e indossò le cuffie. Il mondo esterno doveva sparire per un po'.

~Un'ultima Volta E Altre Mille~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora