UN BRUTTO TAGLIO

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-Restiamo nascosti qui fino a quando non uscirà di casa. Arriverà la lettera di Ron che lo inviterà ad andare a vedere la Coppa del Mondo di Quidditch.- sussurrò Mason. Uno spiraglio di luce arrivava dalla finestra e ci illuminava il volto, riscaldandoci.-Sai che hai ancora addosso quella cosa?- ridacchiò Mason indicando verso il mio collo.

-E' un regalo- ribattei- di una dea. E non ho intenzione di liberarmene- e per tutta risposta feci un doppio nodo, in modo che il foulard mi potesse rimanere sempre al collo. Le cicatrici erano ormai quasi spente e riguardandola, sembrava adesso una parte inseparabile della mia personalità, anche se ancora dovevo abituarmi all'idea di potermi teletrasportare nelle pagine dei libri, tra le righe dove eroi o adolescenti combattevano contro il mondo, alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Mi dispersi nei miei pensieri, come al solito, riflettendo sull'irrazionalità di quello che mi stava capitando, ma elaborando anche un piano per mettere a termine la nostra missione, senza doverci rimettere la pelle. Il padre di Mason, ripensandoci, poteva essere ovunque. Dentro un libro o fuori, nel mondo reale, dove il tempo scorreva normalmente e non si riduceva, come succedeva durante la lettura frenetica di un libro. Il Fabbro avrebbe potuto essere con lui a torturarlo, o alle nostre calcagna, nella biblioteca, a distruggere i libri lasciati incustoditi sul bancone...di fronte all'entrata principale, all'interno dei quali noi stiamo cercando indizi.

-Mason- dissi, come se mi fossi accorta solo adesso di un dettaglio importante-abbiamo fatto tutto troppo in fretta

-Che vuoi dire?- mi chiese, guardandomi sospettoso.

-Voglio dire che siamo coperti qui, grazie alle cicatrici e agli amuleti e bla bla bla, ma siamo scoperti...all'esterno.- il mio cuore cominciò a galoppare in preda al panico, sudai freddo pensando alla nostra vulnerabilità.

-Non ti seguo- disse, scuotendo il capo.

-Abbiamo lasciato questo libro incustodito. Dobbiamo dire a qualcuno quello che sta succedendo. E credo che sia passata già un'ora nel mondo reale. Dobbiamo incaricare qualcuno affinchè sorvegli i libri e...

-No Claire, non è possibile. Non possiamo rivelare a nessuno tutto questo, è troppo pericoloso, per noi e per questo ipotetico "qualcuno".- disse, con voce calma. Mi mise una mano sulla spalla e mi guardò con quegli occhi color grigio scuro, riuscendo a sembrare calmo anche avendo uno sguardo carico di ombrosità e tetraggine. Le occhiaie sotto gli occhi erano appena visibili, a contrasto con le ciglia lunghe e dorate.

-Joe, dobbiamo dirlo a lui.- dissi imperterrita.-Sarà il nostro "guardiano" o come lo vuoi chiamare. Io mi fido di lui, e so che darebbe la vita per proteggerci.

-Per proteggerti- e così afferrò la mia mano e fummo risucchiati dal vuoto che separa la realtà dall'immaginazione, la biblioteca dalle pagine dei libri. I capelli mi turbinavano intorno al volto, e alcune ciocche mi finivano davanti agli occhi, ostacolandomi la visuale. Improvvisamente Mason strozzò un urlo di spavento e si aggrappò a me, con una presa salda alla mia spalla. Mi voltai, con il cuore in gola e sbarrai gli occhi. Avevo una larga macchia rossa sulla spalla.

-Mason!- urlai, terrorizzata, ancora avvolta dal turbinio di luci.-Cos'è successo?!- esclamai, tastando il sangue.
-Tranquilla, non è il tuo- disse, toccando il solco insanguinato sul suo torace -non è niente- disse a fatica, alternando smorfie di dolore con sorrisi forzati- non preoccuparti.- portò una mano sulla ferita cercando di trattenere il sangue ma quello bagnava la maglietta e continuava a colargli sulle dita. Ero paralizzata dal terrore ma cercai di prendere la situazione in pugno.
Atterrammo finalmente sul pavimento polveroso della biblioteca. Afferrai Mason per le spalle.-Almeno qualche volta, sei tu a salvarmi la pelle!- ironizzò, con il respiro mozzato.

Le sue battute non servivano a tranquillizzarmi, anzi, mi allarmavano ancora di più. Era solito cambiare repentinamente il suo umore quando le cose andavano storte, e il suo simpatizzare il drammatico mi faceva capire la gravità della cosa.

La maglietta nera era diventata ancora più scura dove il sangue era sgorgato, appiccicandola al petto di Mason, che si abbassava e si alzava molto velocemente. Cercavo di toglierli la maglietta ma non ci riuscivo, le mie mani tremavano in preda al terrore, lungo il solco irregolare dal collo fino all'addome.

-Devo chiamare qualcuno, un medico, tu cerca di stare calmo e non...!- piagniucolai. Come al solito, lui sembrava più tranquillo di me, controllato e distaccato. I mie occhi percorrevano freneticamente la stanza, in cerca di qualcosa che potesse fermare il flusso di sangue.

-Smettila e cerca tu di stare calma, agitandoti non aiuti nessuno-indicò il bancone dove i libri erano stati impilati- fa' quello che devi fare, chiama il tuo amico e...- prese un lungo respiro- spiegagli la situazione- si mise in ginocchio barcollando, con la mano sporca portata sul torace, che ancora sanguinava.

Sembrava non avesse punti deboli; non sapevo dove prendesse tutta quella forza e continuavo a ripetermelo. Con tutti gli ostacoli affrontati nella sua vita, riusciva a rialzarsi dopo ogni caduta, senza mai abbattersi e, addirittura, infondendo coraggio agli altri, quando era lui quello in difficoltà.

Il mio sguardo allarmato lo vide allontanarsi verso il fondo della biblioteca, chino sulla ferita.

-No! Io resto qui con te!- lo rincorsi- dimmi cosa devo fare, stai...- venni interrotta da un suo attacco di tosse.

-Okay, sì, forse sarebbe meglio chiamare...- e tossì di nuovo, accasciandosi sul tavolo sotto la finestra dove qualche ora prima eravamo rimasti a parlare-vai!

Mi precipitai fuori, indecisa sul dove andare a chiedere aiuto, come bloccata davanti un bivio. Destra o sinistra? Il sudore cadeva lungo la mia schiena e sulla fronte, continuavo a guardarmi intorno, soppesando ogni persona che mi passava davanti, prendendo in considerazione l'idea di chiedere aiuto ad uno sconosciuto. No, sarebbe stata la mossa sbagliata.

All'improvviso presi una decisione. Corsi come un razzo, a grandi falcate, sulla strada ancora bagnata dalla pioggia, non fci caso alle pozzanghere dentro cui mettevo i piedi. Con le braccia strette al petto presi velocità e arrivai a destinazione. Suonai il campanello.

-Ciao Claire! Come mai sei tutta sud...

-Non c'è tempo di spiegare!- buttai fuori, senza prendere fiato dalla corsa. Presi per il braccio Joe e incominciai di nuovo a correre a perdi fiato, con lui al mio seguito.

-Mi puoi almeno dire dove siamo diretti?- chiese, con un filo di voce. I ricci scuri gli sbattevano sulla fronte e gli occhi verdi erano socchiusi per la preoccupazione.

-In biblioteca.

Arrivammo e Joe si piegò sulla ginocchia per riprendere fiato, si passò la manica della camicia sulla fronte per asciugare il sudore e varcammo la porta.

-Mason!- esclamai, vedendolo mezzo svenuto sulla sedia in fondo alla stanza-Mason! Ti prego!- lo scrollai, il volto pallido.

-Claire, che è successo?- chiese Joe, con gli occhi sbarrati verso la ferita. Tastò il petto di Mason-è un brutto taglio- disse, osservandolo.

-JOE! FA' QUALCOSA! TI PREGO!-urlai, gesticolando.-Mason! Ti prego!Ti supplico!- gli strinsi la mano, forte. Lui aprì gli occhi lentamente, e con un filo di voce disse-Resta qui con me.

Joe si precipitò verso un preciso scaffale, come se conoscesse quel posto come le sue tasche, si abbassò sulle ginocchia e sembrava cercasse qualcosa nei ripiani bassi, spostando ogni libro e cercando tra le pagine. Si rialzò e sfogliò quelli ai ripiani più alti, alzandosi sulle punte. Sbirciò dietro ogni volume, con sguardo concentrato, poi esclamò-Trovato!

Inside the book (interrotta)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora