Ho sempre odiato Potter, Harry Potter, colui che è destinato a salvare il mondo magico. L'ho sempre odiato, o questo è ciò che ho sempre fatto credere ai miei amici e che continuo a ripetermi mentalmente per illudermi.
Sono mai riuscito a convincere me stesso? No.
E ora lo vedo lì, esanime tra le braccia del mezzo-gigante che per tutti e sette gli anni ha fatto da guardiacaccia ad Hogwarts. Vorrei essere al posto di quella creatura non del tutto umana e tenere stretto io il Predestinato. O forse no, vorrei essere a posto di Harry, morto per un destino crudele che non si è scelto.
Anche a questa distanza posso vedere la cicatrice che per diciotto anni gli ha dato il tormento con pensieri non suoi e che non lo facevano dormire di notte. I ciuffi neri gli coprono gli occhi verdi che ormai sono chiusi, per sempre. Occhi che inconsapevolmente facevano fare una capriola di gioia al mio cuore ogni volta che li incrociavo. Occhi di mille sfumature di verde, così puri e innocenti, così pieni di responsabilità troppo pesanti per un semplice ragazzino.
A colazione, a pranzo, a cena... lo osservavo giungere in Sala Grande, i capelli perennemente indomabili, gli occhi cerchiati di nero. E ogni volta mi sentivo mancare il fiato. Ogni volta mi ripetevo che era solo odio e disgusto nei confronti di quella figura, me lo ripetevo perché era mio padre a insegnarmi queste cose.
Ma ora mio padre è in mezzo a quella folla di Mangiamorte senz'anima, tutti col cappuccio e con il Marchio Nero in bella vista. È accanto a mia madre, forse lei è l'unica donna che illumina le nostre giornate buie e tempestate di morti.
Tra me e loro c'è solo una distesa di morte e polvere, i corpi sono stati portati tutti in Sala Grande, o quel che ne rimane, e disposti in file. In piedi, a calpestare la morte, c'è la figura del Signore Oscuro, avvolto nella sua abituale veste grigia, sporca solo in alcuni punti. Accanto a lui Nagini.
-Harry Potter è morto!- annuncia trionfante il suo assassino.
Forse dovevo rassegnarmi alla morte di quella figura prima della fatidica frase tanto temuta, perché ora mi sento sprofondare, il petto che smette di muoversi e il respiro che non profana più le mie labbra.
È vero, Harry è morto e Voldemort è ancora vivo, tutti i suoi sforzi sono stati inutili perché d'ora in poi vivremo nella paura e con il ricordo del ragazzo sfregiato nei nostri cuori.
Harry è morto e io sono vivo.
Nella Stanza delle Necessità lui mi ha salvato e io so che l'ha fatto solo per sdebitarsi con me per il mio silenzio al Malfoy Manor. Mi ha salvato da morte certa e io non finirò mai di ringraziarlo.
Voldemort dice qualcosa che io mi rifiuto di ascoltare, poi vedo i miei genitori farmi segno di raggiungerli e io capisco di non poter fare diversamente: Malfoy ora, Mafoy sempre. Mi avvicino con passo tremante al mio Signore, che mi stringe in un abbraccio strano, freddo e vittorioso.
Per un attimo sono tentato di tirare fuori la bacchetta e puntargliela di nascosto allo stomaco, ma poi mi dico che è inutile: Voldemort è più forte. Harry era proprio un Grifondoro, coraggioso e leale, di fronte a questa possibilità non ci avrebbe nemmeno pensato, attaccando lui per primo e approfittando dell'effetto sorpresa.
Ma io sono un Serpeverde, e nei Serpeverde ci finiscono i vili e i codardi, coloro che non sanno affrontare la realtà e hanno bisogno di nascondersi per sopravvivere. Non è mica quello che la mia famiglia ha fatto fin'ora? Non è mica quello che ho fatto io fin'ora?
Sono scappato e bene o male è ciò che continuerò a fare per tutta la mia vita.
Non mi sono ancora liberato dalle braccia che avvolgono il mio corpo, braccia fredde e viscide, braccia che hanno contribuito alla morte di Harry. Sono quasi tentato a divincolarmi dal contatto ma finirei morto in due secondi.
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At Fate like to play with us
FanfictionMissing Moments ispirati agli ultimi capitoli de I Doni della Morte. Una piccola Drarry senza pretese, che spero vi piaccia.