Colpo di... skate

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Ero andata a prendere mia zia ai pressi dell'ospedale, e la aiutai a caricare i bagagli in auto; era frustrata e spaesata. Un po' com'ero io il giorno prima, con la differenza che quel giorno, ero anche molto confusa, grazie agli sbalzi di memoria che Justin aveva. Che non era normale, si era capito, ma non riuscivo a trovare una risposta logica alla sua follia perché, appunto era un folle. O forse, era tutta recita. Le droghe hanno effetti devastanti sulle persone, forse ha avuto qualche problema mentale piuttosto che fisico. Ero arrivata ad un punto, che a momenti avrei dimenticato persino il mio di nome. Com'era possibile che abbia dimenticato il mio nome e chi ero? Perché mi prendeva in giro? Lui non è un tipo divertente. E' più un tipo problematico, paranoico ed estremamente dolce.

<<Allora Jessica, dimmi, come ti sembra Los Angeles?>>, mi distrasse dai pensieri.

<<Oh, una bellissima città non c'è che dire>>, ribattei con mezzo sorriso.

<<Hai avuto modo di vederla?>>.

<<No, non ne ho avuto il tempo, ero in ansia per te, zia>>, la informai sincera.

<<Ma ora sono qui. Forza, esploriamo questa giungla di città!>>, mi incitò esclamando serena. L'idea non era così male. Almeno, non avrei pensato alla mente di Bieber.

<<Ci sto!>>, le risposi entusiasta. Girai a sinistra, imboccando la 1331 N Soto Street, e giudando, avvistai un parco.

<<Andiamo in quel parco! Che ne dici? C'è anche una pista di skate. Ricordo che quando avevi quindici anni, adoravi quello sport>>, mi disse la zia con un sorriso malinconico in viso. 

<<Va bene, allora parcheggio e andremo a fare una bella passeggiata>>. Accostai l'auto, e andammo entrambe all' Hazard Park.

Era un bel posto, anche se in mezzo alla città non c'erano gli uccelli e le farfalle svolazzanti come al Central Park, ma non era male. Passeggiammo per un po', e notai un gruppo di ragazzi che si esibivano sullo skateboard con salti mortali e acrobazie di tutti i generi, con la speranza di fare colpo con qualche ragazza, oppure semplicemente perché se la sentivano di farlo. C'era anche un ragazzo che aveva una videocamera in mano, e filmava alcune acrobazie, e parlavano anche, a volte cadevano apposta. Non sapevo il motivo di quella buffoneria. Forse erano dei comici, o solo degli stupidi. 

<<Dobbiamo parlare di così tante cose... cosa ti sta succedendo?>>, mi chiese malinconica.

<<Cosa vuoi dire?>>, domandai sulla difensiva.

<<Sei fuggita con un ragazzo, senza che mi abbia avvertita. Ne avevi una marea a portata di mano, ma hai scelto di andartene>>. Sì, e forse era un errore.

<<Lo so, e mi dispiace>>, non potevo rivelarle che Justin aveva perso la testa. Letteralmente. 

<<Sei solo innamorata. E l'amore è così illogico, così folle>>.

<<Stai dicendo che fa impazzire le persone?>>, con un sopracciglio alzato. Non potevo crederci.

<<Sì, Jessy. Tu sei pazza di lui, e lo è altrettanto di te>>, dichiarò sicura.

<<E se...>>

<<E se niente. Mi stai dicendo che si sta comportando in modo strano e insano? Oh dolcezza, ci sono così tante cose che devi imparare sull'amore vero. Quello è talmente forte da far diventare le persone malate mentalmente con vuoti di memoria. Mai sentito parlare di mal d'amore? Eppure, studi psicologia>>. Mi ha spiazzata.

<<Ehm, no... ero troppo concentrata a trovare altre teorie, quando quella era sotto il naso. Ci volevi tu per aprirmi gli occhi. Ti voglio bene>>, la abbracciai affettuosa.

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