cap uno

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Stavolta abbiamo litigato male proprio. Le parole sembravano frecce mirate al punto giusto.
A un certo punto non sopportavo nemmeno che parlassi, il tono mi dava sui nervi. Quel cazzo di istinto omicida di cui parli era dentro di me.
Il motivo di tutto questo? A un certo punto ho perso il filo logico, non capivo niente.
A un certo punto non sembravamo un "noi" e questa cosa mi era estranea, distante. E mi confondeva. Prima che ce ne andassimo hai cercato di dirmi che mi ami, ma forse il messaggio non mi è arrivato chiaro perché mi hai lasciato col dubbio di chi potessi essere realmente.

Adesso sto venendo da te, e quando ti vedo mi sale la rabbia. Non voglio parlarti, non voglio guardarti e, hai ragione, evito di sfiorarti la mano.
Eppure nelle cuffie Francesca Michielin gridava la verità...

...avere un cuore in due non è facile, ognuno vuole più della metà per sé. Che se mi faccio male poi lo senti tu, qualcuno ne ha di più...

Più si ama, più si sta male. E far durare una relazione non è tutto rose e fiori ma anche spine e rovi.
Quando sono di fronte a te, sto male e tu lo vedi, io non ho il ghiaccio attorno al cuore come te che ti nascondi bene.
Arriviamo sulle scale di ieri, dove volevo ucciderti,dove mi hai chiesto "Mi ami?" e io ti ho risposto di sì e tu mi hai chiesto il perché e io ti ho detto che mi piace il tuo carattere profondo. Te l'ho detto nello stesso posto dove tante altre volte ti ho baciato.
Ma oggi non ne ho voglia. Ho l'amaro in bocca.
E tu lo sai.
E non mi dici "Kira ci siamo fatti male, abbiamo sbagliato,dai vieni qui".
No. Non lo dici.
Ma giochi un altro po' al gatto col topo. E io cerco di resistere, rido amara.
La mattina stessa mi hai detto che sei innamorato di me. Ma in questo momento né io né tu cediamo.
Fottutissimo orgoglio.
Dici che questo posto non ti piace, che è uno schifo, pieno di cicche di sigaretta e sporco come tutta la provincia di Napoli.
E io non posso darti torto ma questo posto che è casa mia.
Poi cambiamo argomento.
Litighiamo un altra volta.
Mi dici che sono debole, che sono ingenua. Che se mi faccio male per colpa della mia fiducia non devo venire a piangere da te.
E per la prima volta mi guardi negli occhi, sostieni il mio sguardo.
Non l'hai mai fatto ma adesso lo fai.
E scopro che il tuo sguardo è più duro del mio, che sono io che non lo sostengo.
Sono io che scappo e ritorno a guardarti per poi scappare di nuovo.
Dici che voglio piangere ma io rido amara,ancora, dici che per me Alfredo è più importante di te, ma l'amicizia e l'amore sono due cose diverse. E non lo capisci.
Ricominci con quel tono di rimprovero sui miei atteggiamenti.
Maledetta gelosia.
Sono lontana da te, sono distante, incasso i colpi, sono una pietra su cui scorre acqua ma a un certo punto la corrente è troppo forte e mi trascina via...
Avevi ragione, sai, trattenevo le lacrime.
E quando piango davanti a te anche i tuoi occhi si fanno lucidi.
Li ho visti. Una crepa nel ghiaccio.
-Piangi , piangi davanti a me- ti dico.
-Non ti darò mai la soddisfazione di vedermi piangere - mi rispondi, e ricacci indietro le lacrime. E mentre io cerco di fare come te penso che me ne sarebbe bastata una, una lacrima sola e ti avrei abbracciato. Perché saresti stato debole di fronte a me, senz'armi, senza corazza. E in quel momento ti avrei amato tantissimo, ti avrei detto che mi dispiace se ti ho fatto male io, con la mia lingua lunga, con i miei atteggiamenti.
Ti avrei detto che non l'avrei mai voluto e questa è la verità.
Ma non accade.
Succede invece che dici che non mi piaci più perché non sei più in ragazzo dal carattere profondo, è quello che credi tu, non quello che ho detto o pensato io.
E a un certo punto mi fai paura davvero, non voglio che tu ti avvicini, non voglio che mi tocchi, continui a non capire porcaputtana.
E inizio a urlarti contro ma non trovo le parole.
Stronzo, accidendi a te, mi fai male, mi hai fatto male per come mi hai parlato, altro che farmi più forte.
E così me ne vado, scendo le scale senza averti detto qualcosa di sensato.
E la tua espressione cambia.
-Aspetta- mi chiami.
E io mi fermo e mi giro a guardarti.
E lasciami andare via, penso, lasciami andare adesso che ho un po' di coraggio per farlo. Così tu non fai più male a me, e io non ne faccio a te. Tu mi dimentichi e io sopravvivo, fino a quando non trovo uno simile a te, uno che ti assomiglia. Ma non sarà la stesso amore... Ma poi dove lo trovo uno come te...
-Se mi vuoi lasciare dimmelo adesso- mi dici con tono amaro misto a tristezza.
Ma io non so se ho anche il coraggio per strapparmi una parte di cuore ...
-Non lo so, non ti riconosco.
E scendo le scale e lui mi corre dietro e mi dice che non lo fa più,che se le tiene dentro queste cose, che però non me ne devo andare.
Ma io non sopporto nemmeno l'idea che lui ogni volta indossi una maschera, e  lo dico e lui mi ridice che non lo fa più. E io salgo di nuovo le scale e mi siedo e  mi viene vicino. E lo guardo di nuovo male. E quando quelle cazzo di parole escono dalla sua bocca io non ce la faccio più, non riesco più a fargli la guerra e a tenergli il muso.
-Kira io ti amo- mi dice.  E gli accarezzo il viso e i capelli.
-Me lo dai un bacio?
E io lo bacio, dopo che me l'ha chiesto più di una volta, anche se per poco tempo lo faccio.
Volevo questo dall'inizio.
Non volevo litigare, volevo un po' di sostegno e volevo le sue braccia attorno. Ma non glielo dico. Non gli dico nemmeno che lo amo davvero, che senza di lui io di fronte a questo mondo non ce la faccio, che è lunatico ma mi sorprende sempre di più, mi protegge.
E non riesco a fare la fredda con lui, posso mettermi d'impegno ma non ci riesco.
E lo perdono ma spero che capisca che lo faccio perché lo amo e fanculo l'orgoglio.
È un po' freddo lui, ma è sincero e profondo.
È questo l'amore.
Quando mi accompagna a casa mano nella mano volo a un metro da terra.
Io ti amo e tu ami me. E se mi prometti che mi tieni la mano e sussurri piano arriviamo a toccare le stelle.
Forte con me, debole con me, perfetto per me.

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