Wolves' Breakfast

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Niall si svegliò presto, senza far alcun tipo di rumore capace di svegliare l'uomo assopito accanto a sé.
Era uno di quei giorni. Nella semioscurità, sdraiato d'un fianco, rimase a guardarlo con un sorriso beota che ancora, nonostante gli anni, si dipingeva sul suo viso. Quello era il suo buon inizio di giornata: starlo ad ammirare in silenzio, carezzarlo con i suoi occhi blu cobalto.
Soltanto dopo una decina di minuti, carico di dolcezza e animo per affrontare le ore successive, si alzò. Indossò qualcosa che trovò a terra e l'odore del compagno lo investì prepotentemente.
Chiuse piano, piano la porta della loro camera da letto e si incamminò verso il piano inferiore in direzione della cucina. Fischiettava la canzone con cui si era svegliato e di tanto in tanto osservava con un sorriso tranquillo il sole, oltre la finestra, spuntare meravigliosamente nel cielo.
La sua vita era meravigliosa, tanto quanto la colazione che stava preparando. Nel vassoio carico, adocchiò ogni piatto e ogni bicchiere. C'erano due cappuccini e due cornetti. Un succo di frutta alla pesca e uno alla pera, i preferiti di entrambi. Poi bacon e uova, in un piatto, e i pancakes che aspettavano di essere travolti da un letto di sciroppo d'acero, nell'altro. Tutto come piaceva a Zayn e a lui.
Strinse con vigore tra le mani quella deliziosa colazione e salì nuovamente al piano di sopra. Aprì la porta aiutandosi con un gomito e calciandola con un piede. Piano. Nonostante la penombra, camminò senza inciampare, se non nelle sue scarpe abbandonate sul pavimento: era ancora un casinista di professione. L'estremo ordine del compagno non aveva ammorbidito affatto i suoi difetti. Anzi, se possibile li aveva rafforzati.
Sistemò il vassoio sul comodino e poi si diresse verso le tende della finestra. Le spalancò, mentre «Dormiglione, sveglia. È ora di iniziare la meravigliosa giornata che ci attende!» esclamava, voltandosi a guardarlo.
In risposta, sentì un brontolio simile a un guaire sottomesso. Il suo sorriso si ampliò visibilmente. «Hey, brontolone» gli sussurrò una volta raggiunto il letto matrimoniale e agguantato le coperte all'altezza dei fianchi magri del moro. Puntò con la bocca laddove si nascondeva il capo di Zayn e «Hey, sweetheart» miagolò dolcemente. Da sotto le coperte lo raggiunse con voce roca la risposta: «non chiamarmi così, ragazzino» che se fosse stata un verso, probabilmente Niall lo avrebbe associato a un ringhio.
Lo chiamava ancora così, Zayn, nonostante fossero passati gli anni e fossero entrambi diventati due uomini. Niall non fece in tempo a ridacchiare, divertito dall'ammonizione, quando le coperte iniziarono ad agitarsi, facendo spuntare fuori le braccia e il viso bruno di Zayn. Se l'espressione del viso esprimeva vispamente le sue intenzioni, la vera minaccia per Niall furono le mani di Zayn, ferine e virili, che lo agguantarono per spingerlo di nuovo sul letto. Rotolò, senza neppure sapere come, e si ritrovò con la schiena ancorata al materasso e la figura forte e prepotente del suo compagno a premere su di lui. I denti bianchissimi e affilati di Zayn in bella mostra grazie al sorriso strafottente che gli stava rinfacciando: ecco, come sempre, Zayn a dimostrare la propria supremazia in quella guerra già conclusa. Rabbrividì. In qualche modo, seppur sapesse che l'altro non volesse affatto fargli del male, Zayn era ancora capace di spaventarlo. Ma passò subito, quando si sentì abbagliato, un po' come fosse la prima volta, da quella meravigliosa bellezza sopra di lui, che sebbene ancora assonnata e con i segni del sonno appena interrotto, sapeva esprimersi senza peccare in nulla. Ogni volta, restava senza parole, col cuore in gola e la felicità di sapere di appartenergli tanto quanto l'altro gli apparteneva.
Sorrise, di cuore, pancia e anima e si ammorbidì, visto che fino a quel momento non aveva potuto fare a meno di essere rigido come un tronco.
Zayn sembrò scivolargli meglio addosso, addentrandosi in quelle forme del corpo del biondino che sembravano la metà di quadro che lui, con la propria pelle e la propria carne, colmava perfettamente in un'unicità che era loro. Soltanto loro.
Dopo anni, infatti, le mani si incastravano perfettamente, intrecciandosi, e le gambe sapevano come comportarsi per cingersi al meglio. E gli addomi erano in grado di trovare la posizione perfetta per permettere ai loro cuori di sincronizzarsi. Tum.
Tum.
Tum.
Ed eccole lì, le alzabandiera mattutine a rendere maliziosi i successivi sguardi. L'abitudine, d'altronde, non aveva intaccato la loro sintonia, la loro chimica. Il loro perfetto e dolcissimo amore di uomo e lupo.
Così, comodi, finalmente, si sorrisero l'uno nella bocca dell'altro. Baciandosi, piano e poi sempre più aggrovigliati, si diedero il buongiorno. E che buongiorno.
«La colazione si raffredda», ma a Zayn non sembrò importare molto, mentre piano lo privava della maglietta, di Zayn, che Niall aveva indossato senza nient'altro sotto, per poi iniziare a violare la sua pelle con una miriadi di baci che avevano tutti la parvenza di volersi trasformare in morsi.
«Se fossi affamato, senz'altro non è col cibo che mi sazierei» lo redarguì. Niall rise scioccamente, riempiendo le pareti di quella stanza di un suono che sempre faceva sorridere il lupo che, senza fermarsi, continuava a seviziarlo su ogni centimetro dell'addome con le proprie calde labbra.
Solletico. Quando Zayn gli carezzava le infossature che conducevano deliziose verso l'inguine, Niall non poteva mai fare a meno di ritrarre le gambe, infossare il busto e ridacchiare. E Zayn, da parte sua, a quella reazione, non poteva che eccitarsi e divertirsi sadicamente a baciarlo ancora più delicato e insistente. In un battito di ciglia, fu a meta. L'erezione di Niall dura sotto al suo mento gli provocò diverse trottole entusiaste nelle stomaco. Erano belli quei tipi di risvegli.
E nonostante una leggera spossatezza e stranezza negli arti arrugginiti per via dell'arrivo del plenilunio, ciò che più veniva fuori della sua indole da lupo era la bramosità lussuriosa e istintiva. La fame accecante di una libidine che solo quell'umano candido e bellissimo sapeva scaturirgli fuori, nonché saziargli. Per questo non desistette ancora, quando avviluppò il glande del membro di Niall con le labbra, inumidendolo con la lingua e la saliva in un gesto repentino ma attento. Niall sussultò, rabbrividendo concitato. Ad occhi chiusi, nascosto tra i cuscini, Niall iniziò a ringraziare l'arrivo della luna piena.
Zayn fece piano, con l'aiuto di una mano a stimolare i testicoli e poi tutta la lunghezza, mentre con la bocca saliva e scendeva pompando armoniosamente il sesso di Niall, umido e pulsante. In ginocchio, ora, usò la mano libera per aggrapparsi a un fianco dell'altro e soffocò una risata quando percepì la durezza dei glutei. Niall stava fremendo e Zayn sapeva che non ci sarebbe voluto ancora molto prima di sentirlo gemere. E farlo forte.
Se le prime volte, in macchina o nei boschi, per imbarazzo e circospezione, Niall era sempre stato insolitamente silenzioso, quando si trasferirono nella loro attuale casa, le cose a letto erano cambiate radicalmente. E Niall gemeva a tutto spiano.
«Oh cazzo, Zayn. Sì. Così. Esattamente così» solitamente aggiungendo perfino frasi di questo tipo. Come se Zayn avesse bisogno di una guida, su quel corpo che conosceva meglio di chiunque altro, anche meglio del padrone stesso.
«Ci sono. Ci sono... Ci sono» iniziò a urlare. «Quasi...» farfugliò quasi deluso, quando Zayn mollò la presa, lasciandolo sul più bello.
«La colazione, Niall. Hai detto che si fredda» .
Questa volta a ringhiare non fu il lupo, bensì l'umano. «Sei uno stronzo» fu il commento.
E la guerra che sembrava conclusasi all'iniziò, si rivelò essere solo il principio. Una battaglia, che aveva visto la vittoria di Zayn.
Ora era il turno di Niall.

Scivolò dal letto, quando Zayn si sdraiò al suo fianco con l'aria strafottente di un re tronfio. La bocca arrossata e pulsante che aveva lavorato fino a quel momento, Niall la fissò con un'espressione raggelante. Indispettito, più che altro. Sembrava un gatto al quale era appena stata pestata la coda: pronto a vendicarsi.
Zayn lo vide vestirsi del più falso dei sorrisi, e anche questo lo divertì molto facendolo sogghignare, mentre Niall afferrava il vassoio riavvicinandosi al letto.
Quello che fece, Niall, spezzò non solo il sorriso sul viso del lupo ma anche l'apparente tregua fra i due. Il biondino, difatti, non aveva semplicemente servito il vassoio a Zayn, ma assieme a quello anche se stesso. Posando il freddo acciaio sul petto di Zayn, si era poi seduto su di lui, sovrastandolo con le ginocchia schiacciate sul materasso e il culo piccolo e sodo sopra l'inguine dell'altro.
«Facciamo colazione, allora» borbottò con un sorrisetto spavaldo a rinfacciargli la sua decisione di mollarlo sul più bello.
La mano di Zayn si spalmò violenta sul viso, prima di ridere di lui. «Te l'ho già detto che Louis è una cattiva influenza per te, vero?».
«Non posso farci nulla se è tuo fratello» ribatté, addentando il cornetto. Zayn lo guardò attentamente mentre la mano si spostava andando a stringere una natica dell'altro. «Sì, ma mi fa strano: è come se scopassi con mio fratello» fece una smorfia.
Niall masticò scostumatamente mentre abbassava il capo a guardare quella mano prepotente che lo palpeggiava: «Non si direbbe che ti fa strano» piccò sarcastico. Zayn ringhiò, spostando il vassoio sul letto e mettendosi a sedere per raggiungere il viso di Niall.
Si guardarono per un breve lasso di tempo in un silenzio carico di sottointesi. Niall, tuttavia, continuò beffardo a mangiare il suo cornetto e quando lo offrì all'altro, avvicinandolo alla bocca, glielo impose quasi. «Mangia, stanotte devi trasformarti con lo stomaco pieno. Altrimenti va a finire come quella volta in cui non ti ho parlato per settimane».
«Avevo ucciso solo due conigli, Niall» piagnucolò in un primo momento. Ma poi Zayn lo assecondò, come asservito alle sue richieste: anche perché ricordava quanto fosse stato brutto quel periodo in cui aveva sentito a stento la sua voce, parlare o ridere, e in cui non aveva potuto farlo suo, perché rifiutato. E Niall sapeva che in qualche modo riusciva a farsi ascoltare da lui, perché nonostante la potenza fisica dell'altro, era lui ad avere il controllo mentale.
Quando si baciarono, però, lo fecero come due bestie. Le mani sporche di zucchero filato di Niall si adagiarono tra i capelli di Zayn per spettinarli più del dovuto, mentre Zayn lo stringeva per i fianchi tentando di ancorarselo addosso. Avrebbero potuto appartenersi in quel momento, ma attesero ancora come se non fossero ancora abbastanza tesi per stravolgere l'uno l'esistenza dell'altro. E poi avevano tutta la giornata davanti.
Per questo, trovarono la forza – e a sto punto ci si chiede come – di fare colazione. In quella posizione – davvero, COME? – comodamente nudi – è IMPOSSIBILE!
Di sciroppo d'acero si macchiarono perfino le lenzuola, quando mangiarono i pancakes. E non perché farlo sul letto e in quella posizione fosse difficile, ma perché i due idioti, stanchi di provocarsi semplicemente addentando e lanciando segnali con gesti tutt'altro che equivocabili, avevano iniziato ad imboccarsi. Finendo col combinare un disastro a cui avrebbe potuto porre rimedio soltanto la santa lavatrice.
Quando i piatti furono svuotati e i bicchieri portavano dentro di sé soltanto alcune gocce di ciò che avevano entrambi bevuto, Niall e Zayn si sentivano pieni ma non sazi. Affatto sazi.
Niall si leccò le labbra, che sapevano ancora del dolciastro del cappuccino, e Zayn questo non se lo lascio sfuggire. Dopotutto non si era lasciato scappare nulla, fino a quel momento, perché iniziare ora? Niall era il suo spettacolo preferito e a costo di perderci la vista, mai avrebbe guardato altrove. Si riempì gli occhi, quindi, di sue immagini: lo vide stropicciarsi l'occhio con il pugno di una mano per poi scompigliarsi i capelli con un leggero buffetto. E lo vide sorridergli, come se fino ad allora avesse recitato una guerra e ora volesse far pace con lui.
«Sembri un gatto» disse, ma il suo tono non era infastidito. Più volte, infatti, si era ritrovato piacevolmente colpito dalla graziosità di quell'essere umano. Niall non era semplicemente goffo e inopportuno. Lo era, certo, ma con una grazie che lo incantava. Per questo passava le ore ad ammirarlo.
«Oggi sei in vena di complimenti, eh» gli miagolò in risposta, con un sorrisetto mellifluo dalle intenzioni beffarde. Zayn si accigliò.
«Prima mi paragoni a tuo fratello, ora a un gatto... » gli spiegò. Zayn ridacchiò: «Oh, Louis lo vorrà proprio sapere che per te è un offesa essere paragonato a lui!»
Niall sgranò gli occhi e avvampò, immaginandosi già la morsa dell'alpha attorno al suo collo. Questa volta neppure la grazia di Harry sarebbe bastata per risparmiarlo. Per questo motivo, si agitò, sul corpo di Zayn: «E io potrei dirgli di come per mesi, dopo che ci liberammo del maìl, hai fatto penare Harry, nascondendogli per dispetto le cose e spostandogli il motorino da parte a parte solo per farlo impazzire!»
«Oh sta zitto, ti divertivi anche tu!» rimbeccò, avventandosi su di lui per stringerlo tra le sue braccia. Con un palmo della mano si fermò poco sopra il fondoschiena e con scatto pratico e felino, ribaltò le loro posizioni, sovrastando Niall, nuovamente supino sul letto. Gli fece una pernacchia quando si ritrovarono faccia a faccia ma Zayn non si risparmiò nemmeno in questo e subito ne approfittò per toccarla con la propria, finendo per leccargli il viso come se fosse già un animale e non più un uomo.
«Dai, idiota» iniziò, ridendo ad occhi chiusi e con un sorriso ebete. «Smettila di leccarmi» lo pregò, ridendo ancora.
«Solo perché non ti sei rasato la barba» disse, interrompendosi.
«Sei un selvaggio quando si avvicina il plenilunio» confermò piccato, benché fosse poco credibile a causa del sorriso pieno di contentezza che gli regalò. Zayn, tuttavia, replicò badando solo alle sue parole: «E ti dispiace?»
Niall arrossì, per poi negare. Zayn rise, prima di baciarlo dolcemente sulle labbra. Nonostante il tempo, quel fagotto di intraprendenza goffa era ancora assurdamente timido di fronte all'evidenza della sua cotta. Perché si amavano, da pazzi, ma Niall era ancora follemente cotto di Zayn e talvolta si esprimeva come se non si conoscessero affatto e fossero ai primi appuntamenti, in cui niente è semplice e tutto è complicatamente impacciato.
Fu così che cominciarono a fare l'amore, quel giorno. Il Sole incastrato in un cielo nitido a spiarli dall'unica finestra della stanza, li illuminava come se stessero facendo l'amore per un pubblico divino.
Quando Zayn si insinuò tra le sue gambe, per diventare una cosa sola, nuovamente l'impacciata voce di Niall destò l'attenzione del lupo che non vedeva altra strada e altro modo dinnanzi a lui, se non quell'insinuante tunnel in cui non vedeva l'ora di perdersi: «Vorrei- vorrei provare quella posizione lì».
Non c'era bisogno di esser precisi, e Zayn lo risparmiò dall'imbarazzo (e sappiamo tutti perché). Si tirò su a malincuore e fece forza sulle ginocchia mentre aiutava Niall a voltarsi per mettersi carponi sul letto. «So- so che lo fai perché ti sembra brutto, ma non trattenerti. Mordimi, baciami, toccami e insomma... fa l'amore con me come farebbe il lupo» lo invitò.
Zayn, spiazzato, se ne rimase lì come un cane che non ha capito cosa deve fare. Zayn però aveva capito. Chiaro e tondo. Solo che quando esplose la reazione nella sua pancia, non fu pronto ad accoglierla.
Inquadrò la figura snella di Niall davanti a sé e, disperato, sentì gli occhi infiammarsi di istintività. Guaì, spaventandosi dei suoi desideri e dei suoi ardimenti mentre con una mano andò ad accarezzare le fossette di venere messe lì, in bella vista, sotto il suo sguardo. «Niall, tu non puoi dirmi queste cose» si lamentò, mentre iniziava a levigare la pelle della schiena con le labbra in baci scomposti e umidi. «Tu sei tutto pazzo» esclamò nonostante la bocca impegnata, mentre metteva a fuoco la parte di sé che strusciava con i glutei di Niall. L'erezione, tesa e pronta, pulsava per attirare l'attenzione e far in modo, il prima possibile, che il suo padrone la usasse per sfamare finalmente gli appetiti.
«Non ti rendi conto che io...» e ringhiò, avvicinandosi all'orecchio del suo amante, che tacito rabbrividiva appena senza emettere alcun tipo di suono. Poi gli parlò, in un sussurro roco e profondo: «Io sono sempre un lupo, Niall» concluse serafico, prima di stringergli i fianchi magri per premerselo addosso.
Al sentirlo gemere per quella prepotenza, gli animi di Zayn divamparono conducendolo a concludere ciò che aveva iniziato. E con vigore, iniziò a stuzzicare l'orifizio di Niall con due dita. Perché se inizialmente la sua idea era di procedere lentamente, strofinandosi su quel corpo come il peggiore degli ossessi, ora la sua mente non faceva altro che ringhiargli di farlo suo. Suo. Suo. Suo.
Lo allargò, avventurandosi in quelle pareti strette mentre sentiva Niall agitarsi e gemere senza chiedere pietà. Ruotò il polso mentre scivolava fuori e si sputò un po' di saliva sulla mano per umidificarsi il sesso. Dopodiché, entrò in lui senza indugi. Lo fece piano, ma senza esitazione, accasciandosi sulla schiena di Niall e toccandola col proprio addome. Solo allora ansimò soddisfatto.
Quando iniziò a muoversi in lui, già appagato della consapevolezza che lo riempisse e fosse suo, Zayn iniziò a marchiarlo mordendogli la spalle e l'incavo del collo. Il suono dei gemiti di Niall era la loro colonna sonora e fu anche per questo che Zayn si sentì libero di esprimersi istintivamente. Lo baciò, toccò e graffiò con le dita che aveva un accenno di unghia – e ringraziò che non avesse i suoi artigli da lupo perché difficilmente avrebbe resistito dal non farlo – fino a quando non si tirò su. Spinse e indietreggiò un paio di volte, prima di afferrare Niall per i polsi e costringerlo a raggiungerlo. Con il petto ancorato alla schiena dritta di Niall e le mani strette nei suoi polsi, come a sorreggerlo in quella posizione che li vedeva entrambi in ginocchio, Zayn si fece nuovamente spazio nell'incavo del collo, dove alternò i baci ai morsi, salendo. Leccò la mandibola e si divertì con la fossetta del mento, prima di ritrovare finalmente la lingua di Niall. Lottarono come fossero le lame di due spadaccini e poi si ricongiunsero appassionatamente scontrandosi con le labbra. Il bacio che li accompagnò mentre Zayn si spingeva in lui fu lo stesso che sciolsero, poi, per esprimere a voce quanto l'orgasmo che li abbracciò fu esplosivo e disarmante.
E, sì, se ve lo state chiedendo, sembrò che entrambi ululassero a una luna che non era ancora sorta quando si accasciarono sfiniti sul loro letto.
***
I primi anni, Niall non aveva mancato mai una luna piena. Come se fosse anche lui partecipe nella trasformazione in licantropo, accompagnava spesso Zayn tra i boschi come se gli fosse necessario seguirlo e stargli accanto per sapere che stesse bene. L'idea di stargli lontano e non sapere cosa facesse, in quella forma animale, lo gettava nel panico.
Poi, però, aveva dovuto farsene una ragione e affrontare l'ansia. Con il lavoro che gli richiedeva tanto tempo, Zayn aveva obbligato il ragazzo a rimanersene a casa a dormire. Solo nei rari casi in cui il plenilunio capitasse di Sabato, Niall aveva il permesso e le forze di passare la notte tra i boschi con un lupo affianco.
Per combattere l'ansia, Niall chiedeva a Zayn di trasformarsi in casa, nella loro dispensa al piano terra e vederlo, poi, correre via tra i boschi, non molto lontani da dove avevano preso in affitto una casa. Era una consolazione al fatto di non poterlo più seguire.
Ogni volta, però, lasciarlo andare e vederlo correre velocemente come se scappasse da lui, una crepa al suo cuore gli ricordava che, anche se era diventata una consuetudine, non era affatto piacevole.
«Fai attenzione, okay? Lo so che sei grande e grosso e sei tu quello che solitamente fa paura agli altri, ma... sta comunque attento.» si premurò, come faceva di solito. Difatti, il lupo guaì in protesta. Niall abbozzò un sorriso, prima di carezzarlo sul capo. «Sei il solito brontolone» lo beffeggiò, piegandosi per essere alla sua altezza e alitandogli dolcemente sul tartufo umido. Zayn lo leccò per dispetto. Ma poi negando col capo si liberò della mano dell'umano e, con fare giocoso, la agguantò come volesse mordergliela. «Il mio brontolone» continuò Niall, ridacchiando. A quella precisazione, il lupo lo fissò con la mano ancora bloccata tra le sue fauci. Se ne liberò immediatamente, mentre commosso faceva un piccolo latrato, per poi iniziare a leccargli l'arto dolcemente. Niall ridacchiò ancora più forte. «Ricordati che qui ci sono io che ti aspetto, d'accordo?». Un altro abbaio.
«E allora vai, corri.» Il lupo scattò dopo aver indugiato a guardare l'umano con enorme gratitudine nei suoi enormi occhi.
Ad ogni luna piena, dopo la trasformazione, Niall rimaneva sul porticato, a braccia conserte, a guardare l'ombra del suo lupo nero sparire nel manto della notte. «E non uccidere altri conigli» urlò, senza preoccuparsi che qualcuno potesse udirlo.
***
Harry fece scivolare il proprio braccio sotto al suo addome madido di sudore, con un gesto brusco, poi, lo attirò a sé in modo tale che la sua schiena gli sbattesse contro allo stomaco.
«Per colpa tua non stiamo rispettando il nostro patto» si lamentò Louis, digrignando i denti.
Harry sbuffò per lo sforzo di centrare la sua apertura con la punta del proprio membro e «Per colpa mia?» grugnì, «se ci siamo visti oggi è solo perché la tua famiglia ci ha invitato a cena».
Louis, disteso prono sul pavimento, inspirò rumorosamente, le mani si strinsero per puro istinto attorno all'asse di legno che teneva in piedi una grande botte di vino. «Merda» imprecò, i denti stretti come in un ringhio rabbioso. L'uomo alle sue spalle, dopo avergli stretto la spalla in una morsa ferrea della propria mano enorme, lo costrinse con quel gesto a stare fermo e ad assecondare i suoi movimenti così da poterlo penetrare con più facilità. Se Louis non era carponi sul pavimento polveroso di quella cantina era solo perché la sua dignità gli impediva di cedere... avrebbe così tanto voluto mettersi a quattro zampe e farsi sodomizzare dal suo amante, gemere in maniera indecente tutto il piacere che gli procurava la sua passività da umano, ma l'animale dentro di lui si era ribellato da subito, mordendolo dall'interno e riducendogli a brandelli persino l'anima.
«Doveva essere una scopata veloce» gli fece notare ancora, quando Harry gli ebbe premuto un palmo in mezzo alle scapole per schiacciarlo col torso a terra. «Mi dovevi solamente accompagnare qui sotto a prendere il vino, lasciarti scopare e guarda invece in che stato siamo ridotti ora».
L'altro sbuffò un ringhio e «Parli troppo durante il sesso, mi sa che non riuscirò mai a togliertelo questo vizio» gli disse, per poi avviluppare con le dita la sua erezione durissima. Senza scomodarsi ad avvertirlo, poi, affondò dentro alle sue carni e lo fece d'improvviso, tanto da strappargli un urlo dalla gola che subito si trasformò in un guaito di rabbia repressa.
«E poi non mi pare di aver trasgredito a nessuno dei punti che hai elencato» puntualizzò Harry con la bocca premuta alla base della sua nuca. Louis sbuffò una mezza risata scettica. La verità, però, è che stava godendo come un pazzo. Non si vedevano da due intere giornate e il bisogno di unirsi a quel corpo si era fatto così prepotente da far sembrare che il poco tempo trascorso si fosse tramutato in secoli. Tutta colpa di quella stupida abitudine, o patto (come a volte la definivano entrambi) di restare alla larga l'uno dall'altro durante l'avvento della luna piena.
La carne esasperatamente calda e umida di Harry prese a sbattere contro ai suoi glutei con una voracità spaventosa, tale da zittire ogni suo superfluo pensiero. Le stoccate dei fianchi dell'altro erano così forti, prepotenti, che Louis dovette chiudere gli occhi per impedire al mondo di vorticargli tutt'attorno alla testa... e pensare che tutto era iniziato con la richiesta da parte di sua madre di scendere giù nelle cantine della loro tenuta a prendere due bottiglie del vino migliore, per poterle offrire ai loro ospiti! La donna lo aveva chiesto sia a lui che a suo fratello Zayn, ma prima che suddetto potesse approfittarne per trascinarsi dietro Niall, lui lo aveva battuto sul tempo. Oramai nessuno dei due era più un adolescente eppure, quando volevano, dall'alto della loro ormai matura età, sapevano ancora comportarsi come due ragazzini. Perciò, quando Louis era riuscito ad aggiudicarsi quella momentanea fuga, prima di uscire dalla grande sala da pranzo aveva lasciato scorrere una mano sull'ampia schiena di Harry, seduto accanto a lui e, seguendo la linea ridisegnata dai muscoli, era giunto a sfiorargli il polso in quel suo gesto intimo, delicato, lo stesso che equivaleva anche alla massima manifestazione di possessività del suo essere uomo e lupo.
Nell'uscire dalla sala, affiancato dal suo uomo che subito aveva recepito la sua richiesta di essere accompagnato, a Louis parve di sentire Niall ridacchiare: «Credo che dovremmo rassegnarci all'idea di dover rimandare l'assaggio di questo vino alla prossima cena». Si era ripromesso mentalmente che con lui avrebbe fatto i conti in un secondo momento.
Ad ogni modo, all'inizio era andato tutto secondo i suoi piani. Harry si era lasciato prendere senza mai neppure provare ad opporsi. A Louis era bastato girarlo di schiena, spingerlo verso una delle tante botti antiche, contenenti vini invecchiati ormai da secoli, piegarlo a novanta e calargli quanto bastava mutande e calzoni. Neppure lui si era spogliato di ciò che indossava, aveva semplicemente liberato dai pantaloni scuri la propria erezione e lo aveva preso così, senza neanche averlo prima preparato che tanto, il tempo che avevano condiviso assieme aveva saputo temperare i loro colpi per qualsiasi tipo di necessità. Quando entrambi furono liberi dalla tensione accumulata durante la cena, per colpa delle frecciatine e degli sguardi con cui si erano divertiti a punzecchiarsi per tutto il tempo, nell'attimo in cui Louis aveva provato a tirarsi su la cerniera dei pantaloni, senza neppure rendersene conto si era ritrovato privo di camicia e sbattuto a terra, schiacciato dal corpo imponente di Harry. Quest'ultimo era già nudo, si era svestito con una rapidità allucinante degna solo di un fottuto licantropo, mentre con una mano arrogante lo aveva tenuto bloccato a terra per impedirgli ogni movimento. Per questa ragione si erano ritrovati entrambi completamente nudi, i loro abiti formali, da serate come quella a cui erano stati invitati, giacevano sparsi attorno a loro e come ingordi spettatori li osservavano in religioso silenzio. La lampada che calava giù dal basso soffitto fatto di travi spesse di legno scuro, invece, ciondolando su se stessa rischiarava con luce sua luce aranciata, alternatamente, prima il corpo di uno e poi dell'altro.
«Possibile tu debba essere sempre così ingestibile durante la vigilia di ogni fottutissimo plenilunio?!»
Louis aveva ringhiato letteralmente e Harry che era dietro di lui, premutogli addosso così da far combaciare ogni parte dei loro corpi, non sembrò neppure minimamente toccato dalle sue parole, tant'è che senza degnarlo di risposta gli strinse le dita attorno ai capelli ambrati, disperatamente bistrattati dal sesso e li tirò così forte da fargli arcuare il collo all'indietro.
Senza interrompere i movimenti smaniosi del proprio bacino, disse: «Ammettilo che è questo il motivo per cui hai deciso di non vederci prima del plenilunio».
Louis a quella dichiarazione di guerra affondò i canini nel proprio labbro inferiore e nel voltare il capo, nonostante la scomodissima posizione che l'altro lo aveva costretto ad assumere per possederlo, gli scoccò un'occhiata feroce che seppe far tremolare la fiammella arrogante nelle iridi smeraldine dell'altro.
«Ricorda, Harry, che se mi lascio prendere da te è solo perché sono io a volerlo». La spavalderia che aveva illuminato di una luce sibillina gli occhi del più giovane, in seguito a quell'affermazione si spense definitivamente, sostituita da quella della pura eccitazione.
«Cos'è?» domandò a quel punto Louis, continuando a dimostrare la sua natura di dominatore nato, nonostante l'evidenza a renderlo il sottomesso della situazione.
«Non dirmi che ora hai paura di continuare». Harry provò a sfidare il suo sguardo ma quando Louis piegò in una posa innaturale il braccio all'indietro, per potergli tirare i capelli che negli anni erano divenuti più lunghi e meno indomabili, subito abbassò gli occhi. Fu allora che gli parve di rivedere il suo cucciolo sottomesso, lo stesso che nonostante gli anni trascorsi assieme, durante le notti di plenilunio, ancora guaiva di terrore sublime se le sue fauci gli si stringevano attorno al collo. Il loro amore non aveva mai vacillato, non aveva mai neppure incontrato un ostacolo da superare in quel lungo periodo condiviso assieme; Louis lo amava più della sua stessa anima e sapeva quanto fosse reciproca la devozione del suo sentimento. Perciò si divertì a sconvolgerlo ancora un po', prima di dargliela definitivamente vinta.
«Ammettilo» lo scimmiottò, rinvigorito dall'inaspettata dimostrazione di sudditanza da parte di Harry.
«Ammettilo che ti piace scoparmi per sentirti forte, consapevole del fatto che sotto alla luna non ti permetterei mai di farlo». Oltre al sadico divertimento fu anche il suo orgoglio di lupo ferito a farlo parlare in quel modo e Harry parve percepirlo perché un sorriso dolce, innamorato, in netta contraddizione col modo in cui fino a poco prima lo aveva preso, incurvò le sue belle labbra morbide e rosse. In risposta a quella immagine, Louis non ci vide più e lo baciò. Gli divorò la bocca nonostante i muscoli tesi nel collo gli urlassero misericordia, lo baciò succhiandoli la lingua e incitandolo con lo sguardo a riprendere da dove avevano interrotto. Gli parlò con gli occhi proprio come facevano entrambi durante le loro notti da lupi. Gli leccò il labbro inferiore e prima di morderglielo, con la bocca poggiata a quella dell'altro, «Scopami come il lupo sottomesso che è dentro di te vorrebbe fare durante le notti di luna piena» sussurrò, pronto a vivere sulla sua stessa pelle le sensazioni che anche l'animale, segretamente, desiderava assaporare ogni volta, quando a sfiorarlo era la carezza della luna. Quelle stesse sensazioni che molto presto avrebbe desiderato a tal punto, così ardentemente, da permettere al destino di renderle concrete.
***
Succedeva sempre in quel modo, neppure gli anni erano riusciti a cambiare il modo in cui Louis percepiva nell'aria l'odore distinto di una preda. Si era fermato a rifocillarsi ad una pozza di acqua rischiarata dal riflesso della luna, quando i suoi polmoni erano stati saturati da quell'odore che avrebbe potuto riconoscete tra altre migliaia di odori. La sensazione che susseguì, invece, fu quella pura quanto spietata dell'adrenalina a scorrazzare impazzita dentro al sangue. I muscoli delle zampe e ogni arto risposero all'impulso adrenalinico scattando subito in avanti, senza neanche sapere dove andare. Louis, il lupo dal manto argenteo come le notti chiazzate da troppe stelle, divenne istinto primordiale nel lanciarsi all'inseguimento di quella che si sarebbe rivelata essere la migliore preda della sua ancora giovane notte. Il vento sferragliava attraverso la sua pelliccia e il terriccio si appiccicava alle zampe quando queste affondavano in zolle molli che per poco non lo facevano ruzzolare malamente. Corse incurante degli arbusti rinsecchiti a conficcarsi superficialmente nelle carni, senza badare neanche a dove metteva le zampe come quando colpì in pieno una fossa fangosa che gli schizzò il manto. La luna correva appresso a lui, come la luce di una faro, una guida, o semplicemente come la carezza sempre presente di una mamma premurosa. La foresta non aveva segreti per lui e fu per questa ragione che subito, tagliando per luoghi tenebrosi che forse solo lui conosceva, seppe giungere alla sua nuova meta.
La preda quella sera era un lupo. Louis non lo scoprì solo quando si fu imbattuto nella sua presenza: lo aveva capito sin da subito, dal primo alito di vento che gli aveva schiaffeggiato il tartufo umido.
Quando l'altra creatura lo vide uscire dalla coltre lussureggiante, arrestò ogni suo movimento. Il lupo non tremò sotto allo sguardo algido di Louis, né guaì di timore come lui aveva immaginato. Sostenne il suo sguardo provocandogli una profonda fitta di ira nelle viscere. Il ringhio che gli nacque nella pancia, quel suono sommesso che abbandonò la gola passando attraverso le fauci scoperte e bianchissime, suonò nel silenzio della notte come un grido di vittoria. Louis ringhiò estendendo il petto, la sua stazza divenne ancora più imponente, fece scontrare con un minaccioso stridio le fauci e un attimo dopo era già addosso all'altro. Suddetto non si lasciò cogliere impreparato, infatti lo scontro avvenne dapprima a mezz'aria per poi continuare con un ruzzolio frenetico attraverso le sterpaglie sul terreno. Ci furono ringhi, suoni oscuri e sommessi, zampe ad intrecciarsi violente così come i corpi a sbattere tra di loro. Respiri affannosi sbattevano contro all'inerte atmosfera che parve fermarsi solo per osservare silente lo scontro, la battaglia che stava avendo luogo su un palcoscenico fatto di foglie secche e terra. Louis si lasciò incastrare contro al terreno e quando sentì le fauci del suo simile chiudersi attorno ad una sua zampa, prima che potessero stringersi come tenaglie, seppe capovolgere le posizioni così da appropriarsi di nuovo del controllo. Si premette addosso all'altro lupo che ora stava a pancia all'aria, sotto al peso della sua stazza prepotente; lo sfidò con gli occhi come a chiedergli di scusarsi per essere stato tanto sfrontato con lui, ma quando ciò non avvenne Louis seppe cosa fare. Le sue fauci avvolsero il collo robusto dell'altro animale, col petto a muoversi spasmodicamente sentendo le vene pulsare sotto ai canini, restò in attesa. Il corpo dell'altro si tese in tremendi spasmi, la tensione assunse la forma di quei muscoli contratti e attorcigliati attorno ai suoiarti. Passarono lunghi attimi in cui vita e morte si alternarono come una moneta a volteggiare su se stessa: testa o croce. Nel silenzio, poi, il suono inconfondibile di un guaito. Il gioco terminò in quel preciso istante. Lo sguardo smeraldino del lupo sotto di lui sventolò bandiera bianca, un'immagine che ai suoi occhi arrivò come quella della luna piena sopra di loro. Louis affondò il muso nella pelliccia calda che era il manto bruno di Harry e la annusò come se fossero trascorsi anni dall'ultima volta che lo aveva avuto tra le braccia, anziché un giorno solo. Gli arti di Harry si avvolsero al suo corpo come spire, lo strinsero in un abbraccio animalesco goffo, fatto di sole zampe e code scodinzolante a sbatacchiare contro la terra. Rotolarono assieme, si rincorsero e quando Louis fu acciuffato da Harry che lo placcò saltandogli sul dorso, andando contro ogni tipo di credenza e legge naturale, guaì. Louis guaì e fu un suono fioco, paradossalmente non sottomesso. Fu come se gli stesse chiedendo di farlo suo, di prenderlo e strappargli via per pochi istanti il potere indiscusso pur ricordandosi che sarebbe stato sempre lui a comandare. Era la prima volta che capitava loro di unirsi a quel modo poiché in tutti gli anni trascorsi insieme, durante le notti di plenilunio, era stato sempre Louis a prendere pieno possesso del corpo dell'altro. Eppure quella notte ciò non accadde, fu tutto diverso e la luna ebbe un nuovo ricordo da tenere stretto a sé, ben visibile nel sorriso sibillino stampato sull'altra sua faccia, quella nascosta al mondo.
***
Si trattava di un'abitudine che andava avanti da qualche anno circa, oramai. La giornata antecedente la luna piena, Louis e Harry la trascorrevano lontano l'uno dall'altro. Era un risveglio strano il loro, solo uno sguardo, a volte un sorriso e poi ognuno per la propria strada, senza voltarsi indietro.
Non lo avevano deciso da umani, era successo e basta, come se dovesse accadere per forza, prima o poi, ed entrambi già lo sapessero. Avevano semplicemente lasciato tutto in mano al tempo, quello che da quando avevano scelto di vivere assieme era passato davvero in fretta, come accadeva tutte le volte che si vivevano le più belle delle esperienze. Louis e Harry avevano iniziato a convivere durante gli ultimi anni di scuola, era stato più che altro "una questione di sangue" che non avevano potuto ignorare, né tantomeno contrastare. La loro monogamia era divenuta prepotente anche da umani, non si trattava più di un bisogno animale, ma di una nuova necessità con cui avevano imparato a convivere giorno dopo giorno. I genitori di entrambi avevano accettato quella scelta senza fare troppe domande, non si erano neppure mai arrischiati a impedire loro ciò che avevano intenzione di iniziare a costruire insieme; nessuno li aveva ostacolati perché il loro legame era qualcosa che andava ben oltre qualsiasi tipo di concezione. Bisognava solo farsi da parte e permettere ad entrambi di vivere la loro vita come meglio credevano. Separarsi prima del plenilunio, trascorrere l'intero giorno senza neppure incontrarsi una sola volta era un modo per rendere più forte il ritrovarsi nella foresta, nella loro forma animale. Quella strana (perché per Zayn lo era davvero tanto) abitudine, quindi, ebbe inizio quando anche nelle notti lontane dal plenilunio Louis e Harry si ritrovavano a condividere lo stesso letto, prima a casa di uno e dopo a casa dell'altro. Ci avevano provato a dormire separatamente ma il loro corpo da umani, vulnerabile e non certo forte come quello della loro natura animale, sembrava non riuscire a trovare pace lontano dalla sua metà, come se fosse costantemente bisognoso del calore che solo l'altro sapeva dare con la sua presenza. Zayn ci aveva provato a chiedere al suo compagno, Niall, di spiegargli perché nei giorni del plenilunio quei due si comportassero in quel modo, ma neppure lui era mai riuscito a fornirgli una credibile versione dei fatti. Niall semplicemente si limitava ad alzare le spalle e «Che vuoi farci» diceva, «sarà una loro abitudine, anche noi in quei giorni abbiamo abitudini discutibili». Rideva anche, alla fine, cosa che costringeva tutte le volte Zayn a mordergli la giugulare per punirlo giocosamente, sebbene (e per fortuna) non avesse zanne pronte ad affondare nella pelle.
Quando il lupo dal folto manto nero, quella notte, si spinse oltre ai confini della foresta, già sapeva che cosa, o meglio, chi avrebbe trovato. L'ululato che aveva udito pochi attimi prima di dare il via alla sua corsa forsennata, naturalmente, non aveva niente a che fare con il suo infallibile intuito. Infatti quando le sue zampe entrarono in contatto con la terra scura, umida, nel cuore esatto della foresta, gli occhi subito si imbatterono in due sagome imponenti stagliate contro al candore fin troppo pallido della luna piena. Per un attimo gli parve addirittura di rivederli, quei due giovani lupi, dopo al ballo scolastico che galeotto aveva sancito anche l'amore tra lui e Niall.
Su di uno sperone di roccia, Louis e Harry si affiancavano: il primo di appena un passo in avanti, in quel suo tipico atteggiamento da lupo Alpha, protettivo, sebbene ora Harry fosse un lupo adulto in grado di difendersi anche da solo. Quest'ultimo era davvero cambiato nel corso degli anni, il suo manto che nei primi tempi era arancione scuro era divenuto di un intenso colore bruno, una tonalità quasi cangiante che a volte pareva rasentare persino il nero. Louis, invece, non era cambiato affatto, eccetto la sua stazza che si era fatta ancora più imponente. Il suo sguardo era così profondo, il colore azzurro delle iridi ricordavano ancora delle fiamme di fuochi fatui nella notte, da incutere terrore con una sola e semplice occhiata.

In loro compagnia, il resto della nottata sarebbe proceduta come sempre: silenziosa, familiare, come d'abitudine.
Fino a quando, perlomeno, Harry e Louis non avrebbero trovato il pretesto di approfittarne e sparire per, beh, fare ciò che tutti noi sappiamo bene amano fare, sia in forma umana sia in quella animale. Come d'abitudine.
***
Zayn si risvegliò nella parte ovest dell'immenso bosco in cui era praticamente cresciuto. Aprì gli occhi e capì cosa era successo nelle ultime ore perché non si trovava nel suo comodissimo letto, assieme a Niall, ma in mezzo al verde e immerso nel fogliame.
Era da solo, soprattutto. Sbuffò, richiudendo gli occhi e immaginandosi Niall al suo fianco. Lo faceva sempre, per accettare la separazione, per calmarsi e vedere il lato positivo del suo risveglio. Breve, infatti, lo avrebbe rivisto.
Se c'era un motivo per detestare quei risvegli era la mancanza che sentiva, fin sotto alle ossa, di quell'uomo che gli aveva cambiato completamente l'esistenza. Perché sì, Zayn non aveva mai odiato la sua natura, perché era una richiesta fisica e psicologica potersi sfogare correndo a quattro zampe ed essere completamente un lupo, dentro e fuori, ma poi apriva gli occhi, nei giorni seguenti, capiva di essere nel bosco e il primo pensiero andava a Niall e a quanto per tutta la notte gli fossero mancati i suoi occhi cobalto, la sua pelle candida, il suo corpo sgraziato e la sua risata stonata. Niall era tutto ciò che voleva, indipendentemente dal suo istinto di licantropo. Era fantastico quanto l'amore potesse stravolgere ogni certezza, senza necessariamente cambiarla. Adattandosi a quel tipo di mancanza, in quelle mattine, era come un alimentare la voglia di stare insieme, la voglia di riunirsi. Nonostante il tempo e la consuetudine.
Si mise in piedi, scrollandosi le foglie e il fango dal suo corpo nudo. Si guardò attorno cercando di raccapezzarsi su quale direzione prendere. Puntò a Nord, in direzione del maniero dei genitori adottivi.
Per quanto possa sembrare strano, dopo tutta la considerazione fatta qui sopra, in realtà Zayn iniziò a camminare proprio per raggiungere Niall.
Vi spiego: ricordate il piccolo meraviglioso nascondiglio speciale di Harry e Louis, ovvero quel luogo in cui Louis aveva portato per la prima volta Harry dopo il ballo al liceo e che era diventato poi il posto in cui risvegliarsi e riprendere la vita umana? Ecco, da un paio di anni non era più un nascondiglio speciale, esclusivo di Harry e Louis.
Zayn l'aveva scoperto per errore. Li aveva scoperti per errore. Non era stato un bellissimo spettacolo, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine a coglierli in flagrante mentre ci davano dentro col sesso. Avrebbe potuto fare più strano, in realtà, non scoprirli mentre copulavano... perché insomma, si dicono che siano i conigli e, talvolta, i ricci...ma nessuno ha mai parlato dei lupi. E si dovrebbe.
In ogni caso, in una delle prime sere di plenilunio in cui Niall era rimasto a casa e i due non si erano fatti vedere, Zayn aveva preso la decisione di seguire il loro odore per accertarsi che stessero bene. Sì, certo, lo fece più per noia che per vera preoccupazione, ma questo è un dettaglio.
Li trovò ad azzuffarsi teneramente in quel nido roccioso che gettava su una vista panoramica del bosco che lasciò senza fiato perfino lui. Se ne rimase acquattato a spiarli, con l'intento di sbucare fuori per spaventarli (anche se sapeva che entrambi potevano accorgersi di lui per via del suo odore), quando Harry e Louis, troppo impegnati, non si accorsero nemmeno di lui e... sì, permisero così a Zayn di gustarsi un bel porno in diretta.
In ogni caso, una volta scoperti, divenne – con il volere oppure no di Louis – il luogo di ritrovo per tutti e tre i licantropi e, poi, anche per Niall, che portava a tutti la colazione.
Un bel modo, quello, per sentirsi ancora più uniti, nonostante il modo diverso in cui avevano preso a vivere ognuno la propria vita. Alla nascita della Luna, quell'incavo roccioso continuava ad essere ancora solo di Harry e Louis, così come era stata la prima volta, ma al mattino, baciati dal sole, con la pioggia oppure oscurati dalle nuvole pallide, diventava di Harry, Louis, Zayn e Niall e una esagerata colazione.
Non avevano un orario prestabilito, ma Niall era sempre in anticipo. Arrivava con il suo pick-up nella zona in cui solitamente parcheggiava e poi se la faceva a piedi. Con una busta di cartone in una mano e nell'altra i quattro caffè, camminava piano. Ed era un miracolo, ogni volta, se non finiva per far cadere tutto a terra.
Quando arrivò quella mattina, come ogni altra, si premurò di annunciare il suo arrivo. «Buongiorno! Sono io, Niall! Dormite? Siete svegli? ...Indaffarati?»
Raramente li trovava svegli, perciò se ne rimaneva un po' in disparte, in silenzio, mentre i due si svegliavano. E lo facevano piano, stropicciando gli arti e stringendosi nell'abbraccio che li univa in un tutt'uno per tutta la notte.
Quel giorno sembravano diversi, perché ovviamente Niall li esaminava in ogni sfaccettatura del loro essere. Ormai non sembrava più nemmeno un problema che entrambi fossero nudi, tanta era l'abitudine di vederli in quello stato. Erano gli sguardi che Harry e Louis si lanciavano e i silenzi di Louis che non lo schernivano né rimproveravano per averli svegliati, ad insospettirlo.
«È successo qualcosa?» sbottò d'un tratto. Solo a quella domanda, Louis fece ciò che si aspettava facesse: «Dannazione, Niall, ma nessuno ti ha mai detto che appena svegli meno si parla e meglio è?» urlò esasperato.
Niall fece un sospiro di sollievo e si incamminò verso i due che avevano già indossato metà dei loro abiti. Vide Harry ridere guardando verso Louis e dirgli «Stai calmo, come ci arrivi a fine giornata se sei già così alterato di prima mattina?» ricevendo in risposta un ringhio gutturale che fece rabbrividire soltanto Niall, mentre Harry negava passandogli i propri pantaloni.
Erano cresciuti entrambi, ma i cambiamenti si concentravano tutti in Harry che, oltre all'altezza, aveva acquistato una sicurezza che lo rendeva più uomo, ora, e meno ragazzino.
«Zayn?» domandò Harry, rivolgendosi a Niall. Fece spallucce e «sarà in cammino, dipende dove si ferma a dormire» rispose.
«Dove mi hanno lasciato per filarsela a fare i loro porci comodi, ecco dove ho dormito» ribatté qualcuno alle spalle di Niall. Spuntò d'un tratto Zayn, senza vestiti ovviamente. «E con porci, intendo il senso letterale del termine» specificò.
Il viso di Niall si illuminò, quando si volse di spalle per rimirare il suo compagno. Ma non fece in tempo a parlare che lui fu subito al suo fianco, cingendolo con un braccio lungo il collo per forzarlo a voltarsi. «Hey tu, dormito bene?» gli disse poi a un soffio dalle labbra. Niall, incantato, si limitò ad annuire. «E- tu? Dormito bene?»
Zayn fece una smorfia. Lo baciò piano sulla bocca e «dormo meglio a casa, con te addosso che russi» precisò, facendo sorridere come un idiota il ragazzo che abbracciava.
«Meglio porci che schifosamente stucchevoli» commentò Louis, guardandoli bieco. Harry, però, fu veloce nel dargli una gomitata per rimproverarlo.
«Buongiorno fratello» affermò Zayn, voltandosi a guardare entrambi. «Harry» continuò ricevendo un «Seh» da Louis che ancora simulava quell'offesa risentita per la violazione del suo posto speciale (a cui però nessuno dava veramente peso) e un altro "buongiorno" da Harry che, affamato, agguantò di slancio il sacchetto che Niall teneva ancora in mano, piuttosto teso nonostante l'abbraccio disinvolto di Zayn.
Liberatosi della colazione, sciolse di malavoglia l'abbraccio e si lasciò scivolare lo zaino dalle spalle per offrire i vestiti a Zayn che si rivestì in un lampo. Dopodiché mangiarono. Come d'abitudine, guardando il panorama davanti a loro che si estendeva in una bellezza disarmante che gli anni non aveva invecchiato né sgualcito.
Se parlarono, lo fecero poco: Louis prese ancora d'acido alcune affermazione di Niall finendo per rispondergli piccato ma con diverse minacce (ognuna di essa metteva in pericolo una zona diversa del suo corpo) mentre Zayn e Harry li guardavano divertiti e instancabilmente pazienti. Nonostante le difficoltà e i trascorsi fra loro, infatti, avevano scoperto di essere più simili di quanto potessero immaginare e di andare d'accordo, per questo motivo, in un modo tutto loro.
Non succedeva nulla, da quando il Maìl, mettendo piede nella loro cittadina, era morto per mano loro. Non era più successo alcunché che potesse metterli in pericolo.
Tutto era tranquillo. Le loro vita lo erano. E nonostante il tempo trascorresse e li vedesse crescere, erano felici. E questa non sembrava mai uno stato a cui abituarsi.
L'avventura più grande, infatti, la vivevano giorno dopo giorno, stando insieme senza annoiarsi mai.
«Oggi sono passati sei anni da quel famoso ballo che unì noi e voi» fu Harry a parlare, quando seduti vicino allo strapiombo rimasero in silenzio per un po' più del necessario. Tutti lo guardarono, stupendosi del fatto che fosse stato l'unico a ricordarsene.
Louis lo abbracciò, nascondendo il capo nell'incavo del suo collo per non mostrarsi emozionato. Sei anni. Eppure sembrava ieri, tanto era l'amore per Harry che, ogni giorno, sgorgava dalla sua anima, copioso e in abbondanza.
Niall si voltò verso Zayn e gli sorrise, piegando appena il capo. Si guardarono in silenzio senza dirsi nulla, tutto ciò passò da una mente all'altra come se potessero leggersi telepaticamente.
«Dovremmo organizzare una cena» disse Niall, mentre si rialzavano per andarsene.
«Come vuoi»
«Assolutamente no»
«Assolutamente sì»
Niall guardò Zayn e Louis: «Non avevo dubbi su voi due. Harry, per fortuna che ci sei tu.» iniziò, prendendo a braccetto il migliore amico.
«Allora, hai in mente qualche bel ristorante? Qualche settimana fa, io e Zayn abbiamo provato quel ristorante thailandese ma non-» iniziò a parlottare, facendosi strada.
Louis e Zayn li guardarono per qualche secondo, sconcertati entrambi per come erano state glissate le loro risposte.
Fu Zayn a parlare per primo quando iniziarono a camminare, seguendoli: «E tu saresti l'Alpha, eh?».




Angolo del consueto disagio:

K è in silenzio stampa, ma io qualcosa voglio dirvela. E, sì, si tratta di un cazziatone.
Questa storia non è per voi. Ma è nostra. Questo spin off è la rappresentazione di una malinconia ferina. Non è un modo per mettere i puntini sulle "i", che tanto abbiamo capito benissimo i canoni per poter scrivere in questo fandom e ci rifiutiamo categoricamente di allinearci.
Questo per dirvi che se pubblichiamo è per quelle persone che hanno seguito e apprezzato la Soulwolf e che hanno disagiato con noi. Non siamo egoiste fino in fondo e questo regalino lo offriamo anche a voi. Soltanto a voi.
Spero che ritornare nelle vite di Louis, Harry, Zayn e Niall vi abbia fatto sorridere, come ha fatto sorridere (e non solo) noi.
Vi abbracciamo (sempre a voi poche anime con la coda scodinzolante),
VenerediRimmel
e la giuggiola K  

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