Tre anime

25 3 2
                                    


Giulia era rimasta con me per tutto il giorno, senza nemmeno spostarsi troppo dalla mia stanza,anzi camminava giusto solo per arrivare alle macchinette e prendersi qualche caffè caldo per affrontare la situazione, ma purtroppo c'era ben poco da poter affrontare. Non ero affatto consapevole di nulla in quel momento, non ero cosciente del fatto che fossi in ospedale, che quella donna era mia moglie e che non avessi più ricordi della mia vita, di ciò che ero. L'immaginazione fortunatamente non mi aveva abbandonato un secondo e mi permetteva di svariare molto su ciò che potevo essere, forse ero un calciatore famoso in tutta la nazione, ma osservando i miei pochi muscoli alle gambe la cosa mi lasciò al quanto perplesso. Forse ero un pilota da corsa ma osservando le macchine che vedevo dalla finestra non ero nemmeno certo della loro marca di appartenenza. Allora forse ero un senza tetto abbandonato dalla società sotto un ponte con un cane a me fedele che mi prestava assistenza gratuita, ma grazie al cielo ero troppo ben pulito. Che vita avevo avuto allora? Chi ero davvero ? Con la mia presunta moglie non avevo parlato molto dopo la scottante notizia e forse era meglio così, per le non doveva esser affatto facile, vedere il proprio marito su un lettino a seguito di un incidente e che non ricorda nemmeno il volto della donna che ha sposato. Un incubo o forse no, forse il mio incidente era una fortuna, una sorta di rinascita, un po' come una fenice, ero risorto dalle ceneri che era rappresentate dall'incidente e dalla mia perdita di memoria, pronto per affrontare una nuova esistenza. Preferivo pensarla così piuttosto che guardarmi nel riflesso della finestra, un povero uomo sconfitto da un incidente e in preda alla sconsolazione per la perdita della memoria, con una presunta moglie che lo evita per evitare probabili imbarazzi o situazioni poco decorose. Al quanto triste. Dopo il quinto caffè preso all'elegante bar dell'ospedale rappresentato dalle macchinette, mia "moglie" entrò nella mia stanza, tenendo in una mano il bicchiere argentato fumante e nell'altra un fazzoletto accartocciato. Mi osservò a lungo fin quando non interruppe il suo sguardo sedendosi nella piccola sedia accanto al mio letto e iniziandomi a parlare in modo pacato e tranquillo. " Mi dispiace molto per l'incidente, immagino che sia straziante il fatto che tu non possa ricordare nulla ma il medico dice che forse è una cosa temporanea, cioè .. cavolo ne hai passate così tante che forse il tuo cervello per chiedere una pausa ha cancellato momentaneamente il tuo passato.. succede a volte...quindi magari avrai anche delle domande da farmi, sono qui per te ora quindi dimmi pure..ti ascolto_" la voce le tramava anche se cercava di non farlo notare ed gli occhi ora si perdevano nella stanza, nonostante fosse piccola ed opprimente. Le domande di certo non mancavano ma non ero certo di voler parlare del mio matrimonio o del lavoro che facevo o se avevo figli, ero in un letto di ospedale quindi il minimo doveva proprio essere quello, la motivazione e quindi glielo chiesi. "Perchè sono in ospedale, il dottore poco fa ha detto che ho avuto un incidente ma che tipo di incidente.. è stato così grave l accaduto? Si è fatto male qualcun'altro oltre a me ?" lei abbassò lo sguardo, forse intimorita da quella domanda troppo diretta o forse non sapeva semplicemente come iniziare a spiegare. "Eri in macchina ed era pomeriggio, sai ultimamente il caldo è davvero opprimente ed anche quel pomeriggio era difficile poter affrontare certe temperature, proprio assurdo ma nonostante questo si va avanti no? Tu avevi un appuntamento e a quanto pare il caldo è stato così opprimente con te che ti ha fatto perdere la bussola ... la polizia ha detto che ti sei sentito male e sei andato addosso ad un'altra vettura, la velocità non ha favorito la condizione ed è per questo che l'incidente è stato così devastante" "Hai detto che c'era una seconda vettura coinvolta nell'incidente, le persone a bordo come stanno? Si sono fatti molto male.. sono gravi..." ancora una volta il suo viso si irrigidì, con lo sguardo nuovamente perso nel vuoto e la mancanza di parole fra le labbra. " è difficile da spiegare, era una famiglia che stava andando in vacanza, oltre hai genitori a bordo c'era anche una bambina, loro figlia. Purtroppo i genitori sono morti sul colpo ma i soccorsi oltre a te ancora vivo hanno trovato anche la bambina, è stata una corsa contro il tempo per portarla qua in ospedale viva ma c'è l'hanno fatta, nonostante questo la bambina è caduta in coma proprio come te ma non è riuscita a sopravvivere, è morta circa una settimana dopo l'incidente." Il mio cuore rallentò, il mio respiro si affaticò. Avevo ucciso tre innocenti, avevo strappato alla loro vita tre anime preziose e tutta per colpa mia. Come ci si sente ad aver ucciso? Ora lo sapevo ed era straziante l'idea che da semplice uomo mi ero trasformato in carnefice di vite. Mi girai per guardarmi nel riflesso della finestra e oltre al mio volto osservai di nuovo quel buio che mi aveva avvolto durante l'incidente, quello che non mi aveva mollato mai ed ora era ancora qua, ma sta volta quel buio sapeva di morte ed io sapevo di schifo. Senza guardarla le chiesi un'ultima cosa prima del silenzio più lungo di sempre, con la mia cicatrice che premeva sul cuore.

"Come si chiamava la bambina? "

"Ascolta non è stata colpa tua, è stato un incidente ti sei sentito male.. come potevi.." la bloccai.. "Come si chiamava?"

"Sofia, si chiamava Sofia."

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 08, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Come nuvole di vaporeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora