Parte 29 Gianna 2003

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Ero certa che l'avrei lasciato dopo quello che mi aveva fatto, ma dovetti fare i conti con le mie fragilità. Ero passata dalla casa dei miei genitori a quella di mia zia, per poi spostarmi a quella di mio marito. Non ero mai stata sola e temevo di non essere in grado di prendermi cura di una bambina senza il supporto di qualcuno. E poi Erika era affezionata a lui e io non me la sentivo di toglierle l'unico padre che aveva accettato di esserlo, nonostante non ci fossero legami di sangue.

Continuavamo a condividere l'appartamento e i momenti con Erika, ma tra me e lui avevo eretto un muro invalicabile e i suoi deboli tentativi di scavalcarlo, non facevano altro che rafforzare in me il desiderio di tenerlo lontano.

Mi ero convinta che non mi amasse davvero e che per questo non si impegnasse più di tanto per riparare al danno fatto.

Un giorno che ci vedeva seduti a tavola uno di fronte all'altra per uno di quei pranzi che ormai di prassi si svolgevano in silenzio, riaprì una finestra sullo spinoso argomento.

"Sono stato informato dal tribunale che Piero Martinelli ha già ricevuto l'atto di citazione"

"Scusa?"

"È stato convocato in tribunale per la procedura di accertamento della paternità naturale"

"Ancora con questa storia? Ma quando capirai che non voglio più sentire pronunciare quel nome?"

"Ora non è più una cosa solo tra te e Piero, Gianna. A questo punto è nelle mani della legge e starà a quest'ultima decidere se si dovrà chiudere il caso o meno"

"Non ti seguo..."

"Ho sporto denuncia e Piero è stato citato. Il processo si terrà il venti gennaio"

"Il processo?"

"Sì Gianna. Ne abbiamo già parlato, la legge tutela i diritti dei minori, anche nel caso in cui il padre naturale non ne riconosca la paternità. Gli verrà richiesto di sottoporsi all'esame del DNA e non si potrà rifiutare. Se il risultato del DNA sarà positivo, ne conseguirà una dichiarazione giudiziale di paternità e a quel punto, Piero Martinelli non potrà più rifiutarsi di assumersi le sue responsabilità verso Erika"

"Hai sporto denuncia e organizzato un processo a mia insaputa? Ma com'è possibile che la legge ti permetta di accaparrarti diritti su mia figlia senza nemmeno prima consultare la madre naturale! Perché io non sono stata convocata? Sono io la madre di Erika! Devo decidere io per lei!"

"Ti sbagli, non dimenticarti che agli occhi della legge io sono suo padre e ho i tuoi stessi diritti di tutela nei suoi confronti!"

"Tu non sei suo padre! Tu sei solo l'uomo che ha rovinato la vita a sua madre!"

"Io ti avrei rovinato la vita? E come? Solo perché ho a cuore gli interessi di tua figlia?!"

"No, perché hai sacrificato sull'altare della giustizia l'amore e la fiducia di tua moglie e cosa peggiore, pare che la cosa ti lasci del tutto indifferente!"

Con queste parole mi andai a chiudere in camera, cercando di assimilare quanto mi aveva detto. Un processo. Piero era stato citato. Si sarebbe presentato in tribunale? Avrebbe accettato di fare il test di paternità? Come avrebbe reagito dinanzi a una costrizione legislativa?

Nonostante la rabbia e la delusione ancora una volta alimentata nei confronti di Stefano, la curiosità mi divorava. Volevo sapere se Piero si sarebbe presentato.

Ma mancava ancora un mese al processo. E doveva ancora accadere il peggio.

Un pomeriggio mi recai alla scuola materna, come facevo tutti i giorni, per andare a prendere Erika. Restai in piedi tra le altre mamme ad aspettare che i bambini uscissero, ma quando venne il momento, di Erika non c'era traccia.

Temetti che la bambina fosse stata male e senza perdere tempo entrai nella scuola. Corsi alla ricerca della maestra Rosy per chiederle spiegazioni, ma con mia sorpresa trovai al suo posto una sostituta. Con aria rassicurante, mi spiegò che la maestra Rosy aveva avuto un incidente e che avevano chiamato lei a sostituirla per qualche giorno. Ma io continuavo a non vedere Erika e quando le chiesi dove fosse mia figlia, lei mi disse che suo padre era passato a prenderla due ore prima della fine dell'orario scolastico motivando l'uscita con una visita medica.

Senza lasciarla terminare di parlare, ancora davanti a lei, chiamai Stefano. 

"Erika è con te?"

"No, pensavo andassi a prenderla tu alla scuola materna"

"Sì, infatti sono qui. E la maestra dice che suo padre l'è venuta a prendere due ore fa"

"Gianna, io non mi sono mosso di casa tutta mattina"

Con il panico negli occhi, mi rivolsi di nuovo alla maestra:

"Mi saprebbe descrivere il padre di Erika"

"Certo. È un uomo alto, carnagione scura, capelli neri ricci. Un bell'uomo e anche molto gentile".


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Carissimi, perdonatemi se mi fermo sul più bello...sarei voluta andare avanti, ma purtroppo devo staccarmi ora. Ho pensato che piuttosto di non pubblicare niente nemmeno oggi, fosse meglio pubblicare almeno questo pezzo. Andrò avanti il prima possibile. Promesso. Scusatemi ancora e grazie infinite per la vostra pazienza! Buon weekend!

Un desiderio dentro al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora