"Mamma, ho un tumore."

42 4 2
                                    

"Ciao, sono Marina, una ragazza qualunque, di una città qualunque.
Vi sto scrivendo per sfogo, per compagnia, ma soprattutto per invogliarvi a non arrendervi mai.
La mia vita non è stata tutta rose e fiori, spesso ha toccato i limiti della tragicità. Spesso ho creduto di non farcela. Ho desiderato di scappare via da qui, dalla mia città, per sempre.
Ero una ragazza normale, come tutte le altre. Amici non ne ho mai avuti molti, forse per il mio carattere solitario, o forse perché le persone mi hanno sempre fatto paura. Adoravo leggere, la musica, Nesli e Tiziano Ferro in particolare. Il mio sogno era di andare ad uno dei loro concerti. La scuola mi prendeva abbastanza, pensavo che la cultura fosse la base della società e lo penso tutt'ora. Insomma la scuola mi appassionava parecchio, ma poi ho dovuto abbandonarla.
Un giorno svenni, improvvisamente. Era da tempo che mi sentivo debole, senza forza. Mangiavo poco e dormivo ancora meno. "Marina, hai un tumore al cervello", mi dissero. Quando sentii quella frase non ebbi paura, avevo solo 12 anni, non sapevo bene cosa fosse. Da quel momento però vidi la mia famiglia sempre unita, più attenta alle mie esigenze, più attenta verso di me. Continuavo a frequentare la scuola, ma se fino ad allora avevo preso voti altissimi, iniziavo ad avere qualche difficoltà. Studiavo, ma non ricordavo. Leggevo, ma non capivo. Scrivevo, ma improvvisamente dimenticavo le lettere, i numeri, le formule. Iniziai a capire che c'era qualcosa che non andava in me. Nonostante il bel rapporto che avevo con mia madre, non glielo riferii subito. Anzi, intensificai le mie ore di studio, ma alla fine continuavo a non ricordare nulla.
A scuola svenni di nuovo e fui portata in ospedale. "Signora, sua figlia deve operarsi subito, altrimenti rischia la vita." Mi si gelò il sangue. Vidi la paura e lo sconforto negli occhi dei miei genitori, immagine che porterò con me tutta la vita. Quella notte scappai dal mio reparto con il camice bianco e vagavo nei corridoi dell'ospedale alla ricerca di un briciolo di conforto. Trovai un ragazzo, aveva più o meno la mia età, anche lui affetto da cancro, al polmone. Chiacchierammo parecchio. Non ci eravamo mai visti prima, ma era come se ci conoscessimo da sempre. Passammo la notte a raccontare di noi, delle nostre passioni, delle nostra vite. Poi andai a letto, più serena.
Mi svegliarono alle 8 ed era il fatidico giorno. Trovai mia madre in lacrime, mio padre mi teneva la mano. "Andrà tutto bene", mi dissero , "non fare scherzi che noi siamo qui ad aspettarti. E torna presto, non essere ritardataria anche adesso." A sentir quella frase sorrisi, anche se dentro di me avevo il sangue gelato e il cuore che mi martellava nel petto. L'operazione era difficile, rischiavo di perdere la parola e forse anche qualcos'altro. Ma il medico fu straordinario. Andò tutto come doveva andare, poche settimane dopo sarei tornata quella di sempre.
Così non fu. Passai dei giorni in coma, in attesa che mi risvegliassi da quella dura operazione. Era un giorno piovoso, c'era anche la neve che il tanto adoravo. I miei genitori si misero in macchina per venirmi a trovare, ma proprio quella "adorata" neve gli si voltò contro. Finirono fuori strada. Morirono entrambi sul colpo, non ci fu neanche bisogno di soccorso. Lo stesso giorno, il 2 novembre, quando la sorte decide di voltarti le spalle, mi risvegliai. Non trovai nessuno accanto al mio letto. Pensavo che fossero usciti per un caffè, che da un momento all'altro sarebbero tornati. Entrò invece il medico, lo stesso che mi operò. Pronunciò quelle parole che ogni notte prima di addormentarmi mi sembra ancora di sentirle. "Marina, ricordi quando i tuoi ti assicurarono che l'intervento fosse andato bene, e che tutto si sarebbe concluso per il meglio? Beh, effettivamente l'intervento è riuscito come doveva, ma guarda fuori la finestra.. Lo vedi questo orribile temporale? La vedi la neve? Beh, lì fuori ci sono anche i tuoi genitori. Loro non ci sono più Marina. La neve li ha fatti andare fuori strada, si sono schiantati e non c'è stato verso di salvarli. Stavano venendo da te, erano sicuri che a breve ti saresti svegliata." Non dissi una parola, pensavo che fosse ancora l'effetto dei potenti sedativi. Ero ancora intontita e non capii bene la gravità della situazione, fin quando venne mia nonna, in lacrime, come non l'avevo mai vista. Mi raccontò tutto. Iniziai allora a piangere, a dimenarmi, avrei dato la vita per loro, ma i miei genitori l'avevano persa per venire da me. Non parlai per mesi, non mi muovevo, ero inerme, paralizzata. Era stato un trauma troppo forte da superare. Odiavo la neve, odiavo Dio, odiavo la mia vita e me stessa. Mi sentivo la causa della loro morte. Mi sentivo un assassina.
Sono 6 anni ormai da quel terribile giorno.
Non mi sono mai ripresa del tutto. È dura perdere tutto a soli 12 anni. È dura svegliarsi la mattina e vedere che tua madre non c'è a darti il buongiorno, a preparati la colazione e ad accompagnarti a scuola. È dura tornare e vedere che tua madre non c'è e che a nessuno puoi raccontare dei tuoi voti, di ciò che è successo a scuola.
Vivevo con mia nonna e mio nonno, ma non erano mia madre e mio padre.
La vita mi ha sottoposta ad una prova durissima, non sono certa di averla superata. Quando sono sola piango, spesso sono nervosa, algida, fredda. Me la prendo con chiunque. Non mi abiterò mai alla loro assenza, ma ho dovuto trovare la forza di vivere, perché è ciò che i miei avrebbero voluto. Con questo voglio dirvi di non arrendervi mai, perché la vita è stronza, questo ci si sa, ma è il dono più bello che abbiamo e non dovremo sprecarla per stupidaggini. Può svanire da un momento all'altro e noi con essa. Quindi siate forti, superate voi stessi e le vostre aspettative. Sorridete, sempre, anche quando vorreste solo piangere e urlare. Voi siete più forti di tutto."

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 09, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Storia tristeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora