Adore

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Appena varcammo la soglia della porta che porta al soggiorno, il signor Bieber e suo figlio si alzarono dal comodo divano per poi venire incontro a noi con due sorrisi raggianti. Credo che qui ci sia sotto qualcosa... non potevano essere così felici solo per la nuova coinquilina! Jack in particolare, si presentò per primo, allungando la mano. Sembrava incantato dalla bellezza di mia zia, era anche una donna giovane!

<<Salve, e benvenuta nella sua nuova casa!>>, la salutò incantato <<io sono Jack Bieber>>, si presentò infine.

<<Alexandra Albert, e sono lieta della sua conoscenza e grazie per l'ospitalità! Ma se non le dispiace, possiamo darci del tu? In fondo, ho solo trentacinque anni>>, chiese ovvia.

<<Ed io quaranta. Beh, non c'è alcun problema!>>, esclamò entusiasta.

<<Io sono Aaron signora>>, si presentò il figlio.

<<Ciao Aaron, vorrei che mi dia del tu, okay?>>, commentò ancora una volta stringendo la mano del ragazzo.

<<Certamente! Benvenuta in casa Bieber>>, annunciò il ragazzo.

Il signor Jack ammirò mia zia con piacere, aveva un'espressione da ebete, e credo che anche lei se ne sia accorta, anche perché si scambiano le 'tipiche occhiatine dolci'. La aiutai a prendere le valigie, e Justin fece altrettanto. Dovremmo parlare di un paio di questioni io e quel signorino, dovevo anche informarlo dell'appuntamento con lo sconosciuto? Forse, non era una buona idea... non volevo che facesse la stessa fine di Aaron! E non mi piace per niente quel suo lato così istintivo...

<<Jess...>>, oh, da quanto tempo non sentivo il nomignolo che ha riservato per me...

<<Juss>>, ricambiai ferma.

<<Volevo dirti che ho esagerato, lo ammetto. Mi dispiace per l'incontro con Aaron, e la mia improvvisa perdita della memoria, ma ti assicuro ch->>

<<Scusami, non voglio sentire le tue motivazioni inutili>>, lo avvertì fissandolo negli occhi <<la tua 'perdita della memoria' era solo una messa in scena. Ti sei ricordato di me in troppo poco tempo, e mi hai dimenticato troppo presto. E pensare che ho lasciato tutta la mia vita per te...>>.

<<Cosa vorresti dire?! Che ti ho costretta io a frequentarmi??>>.

<<Mi hai cercato tu, quindi diciamo che ti ho semplicemente seguito>>, ammisi tranquilla.

<<Oh, e perché sei qui? Ah, giusto mio fratello...>>.

<<Non solo. Il video>>.

<<Cosa c'entra? L'ho eliminato, non esiste più>>, si difese.

<<Invece io credo che lo abbiano anche loro. Ci metterei la mano sul fuoco. Ti ricattano, vero?>>, chiesi senza mezzi termini. Fissare a lungo una persona negli occhi si può capire se mente o meno. In quel caso, stava mentendo spudoratamente.

<<C-cosa? Io...>>, rimase perplesso.

<<Basta guardarti negli occhi, Justin. Sei bipolare, sociopatico, tossicodipendente, e ricattato>>. Il ragazzo con le mani tra i capelli, si sedette sul letto e guardò il vuoto sotto di lui, mi avvicinai posandogli una mano sulla spalla <<sei anche innamorato. Di me>>, sussurrai accarezzandogli la schiena.

Mi abbracciò. Forte.

<<Hai ragione. Loro... loro ci osservano>>, mormorò preoccupato.

<<Falli osservare. Noi saremo più forti>>.

<<Ma non capisci?! Feriscono le persone che più abbiamo a cuore!>>, sbottò frustrato.

<<Non è la prima volta che ti capita una situazione del genere, vero?>>. Il suo comportamento era troppo strano. Un sorriso amaro si fece spazio sul suo volto perfetto.

<<Ma come fai?>>

<<A capirti? Studio psicologia. La mente umana, e sono una persona empatica quindi, mi è facile comprendere e capire le persone>>, spiegai con nonchalance.

<<Ecco perché sei qui>>, concluse convinto.

<<Sì. Ho intenzione di curarti, voglio essere la tua medicina, Justin>>, gli confessai.

<<La mia medicina?!>>, sembrò spaventato dalla proposta.

<<Esattamente. Non ci vorrà molto, basta solo un po' d'impegno da parte tua, e pazienza ma saremo comunque insieme... tranne che per stasera...>>, ecco l'ho detto.

<<Stasera? Che intendi dire? Devi uscire?>>, chiese nel panico. Annuì assente.

<<Con un ragazzo, che non conosco... ascolta, non voglio problemi okay, voglio solo vedere se ti amo veramente, o voglio solo aiutarti>>, cercai di spiegare, evitando eventuali discussioni.

Non sembrò prenderla male.

<<Okay, ma non vestirti troppo elegante, niente cose scollate o vestitini corti!>>, mi avvertì puntandomi il dito contro.

<<Va bene, va bene, mi metterò un paio di jeans e una maglia a maniche corte>>, alzai le mani in segno di resa.

<<E poi...>>, non era finita la lista?

Senza rendermene conto, ero distesa sul divano con lui sopra di me, che mi fissava negli occhi. Vedevo eccitazione, paura e amore. Desideravo anch'io concedermi a lui. Era così tentatore, e le sue mani mi accarezzarono il corpo provocandomi scie di brividi piacevoli; era perfetto in ogni cosa che faceva sul materasso, era un Dio del sesso, se devo essere sincera... mi baciò sulle labbra, le sfiorò mille volte facendomi perdere la pazienza e crescere l'eccitazione in me. Lo volevo. Senza pensarci minimamente, decisi di togliermi la maglia, mostrando il mio corpo al ragazzo dinanzi a me, che si leccò il labbro inferiore.

<<Non qui>>, mi fermò.

Mi prese in braccio, portandomi al piano superiore. Non ci ero mai andata qui, era una mansarda molto spaziosa e accogliente, sembrava una piccola taverna. Andammo in una stanza, la cui porta era mimetizzata nella parete, non si vedeva nemmeno la maniglia! Era scorrevole, e rimasi sbalordita nel vedere lo strano spettacolo che si presentò dinanzi a me.

<<W-wow...>>, mormorai scendendo dal suo corpo muscoloso.

<<Ti piace?>>, mi chiese posando una mano sulla schiena.

<<Altroché!>>, esclamai entusiasta. <<Ho sempre sognato una cosa del genere>>, ammisi ammirando le caratteristiche della stanza.

<<Sul serio? Di solito, fuggivano appena vedevano lo specchio>>.

<<Ma è proprio questa la cosa più bella>>, dissi avvicinandomi al letto centrale.

Era circolare, con le coperte nere e rosse; gli specchi decoravano tutte le pareti della stanza, anche il soffitto e poi c'era un tavolino. Su di esso c'erano degli strumenti di tortura usati per rapporti sessuali.

<<Ci è stata qualcun'altra, oltre me?>>

<<No, solo le ragazze di Aaron. Tu sei la prima che porto qui. Ed è simbolo del mio amore per te. Sai perché ti ho portata qui?>>, chiese convinto che conoscessi la risposta.

<<Credo di sì. Mi hai portata qui perché senza piacere, l'amore non esisterebbe>>.

<<Esattamente amore mio>>, mormorò prima di prendermi di nuovo fra le sue braccia.

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