Capitolo sedici

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<Mi dispiace di averti fatto sprecato tempo.> Perché non si toglie quel sorrisetto antipatico dalla faccia?
<In realtà non ho sprecato tempo Stella. Abbiamo chiuso definitivamente, tu partirai per l'Europa, io mi sposo...> Faccio una pausa, sospirando e sorridendo. Ancora non ci credo, io ed Alex ci sposiamo.
Sono qui, in un bar con Stella e sto pensando ad Alex. Non potremo chiudere di più.

<Riceverò un invito per il matrimonio?> Domanda ironica, ma non troppo...
La mia risposta tarda ad arrivare. Dovrei mantenere la conversazione sullo scherzo e assicurarle che avrà un invito, oppure è meglio risponderle con serietà e dire di no?
<Io... Io non lo so.> Rimango sul vago.
Stella annuisce, ordina uno shot e dopo averlo buttato giù tutto d'un sorso si alza dallo sgabello.
Posa una mano sulla mia spalla, questa volta non posso impedirglielo, il suo gesto è inaspettato e veloce. Non dice niente, mi saluta con un sorriso e lascia il bar.

Tiro un sospiro di sollievo. Adesso è tutto a posto. Posso chiamare Alex e dirle che... ALEX! Aveva detto che mi avrebbe chiamato in serata, ma ho messo il silenzioso.. Dannazione.
Cerco il telefono nella borsa, tirando fuori qualsiasi cosa, fino a trovarlo, nascosto sotto al portafogli.

Cinque chiamate perse. Merda.
La richiamo subito, ed incrocio le dita che risponda.
Squilla più volte, ma niente.
Cazzo. Starà bene?
Conosco Alex, come si svaga quando la sua mente è affollata di pensieri indesiderati... Spero che stia dormendo. Le manderò un messaggio.

*Alex tutto bene? Sto andando a casa. Chiamami tesoro.*

Giro l'angolo, chiamò un taxi e aspetto seduta su una panchina.
Vorrei poterne fare a meno, ma non ci riesco. La casa dei miei genitori, la casa della mia infanzia è proprio lì, a pochi passi da me.
Mia madre potrebbe affacciarsi, da un momento all'altro e far finta di non riconoscermi.

Le aiuole aiuole, colorate di rosso e viola, sprizzano gioia e felicità, poi varchi la porta di ingresso e ti rendi conto che non c'è nemmeno l'ombra della felicità là dentro.
L'altalena dondola solitaria, nessuno ci gioca più da un bel po'... Mi sarebbe piaciuto portare nostro figlio, su quell'altalena, dove io passavo tutte le mie giornate, da piccola. Un po' per evadere dalla realtà dei miei genitori, ma anche perché era l'unico posto, dove potevo sognare ad occhi aperti, senza che nessuno mi imponesse cosa fare della mia vita.

Da piccola volevo diventare un'artista. Adoravo disegnare. A Natale chiedevo sempre pastelli colorati, ma sotto l'albero arrivavano solo libri, o calcolatrici. Ci misi poco a capire che Babbo Natale non esisteva: non poteva essere così perfido, i miei parenti si, invece.

E dopo una vita di forzature, ho finito il collage e ho conosciuto Alex. Lei è il mio portale, mi proietta una vita migliore, senza obblighi, possiamo essere libere, insieme.

Il suono del clacson del taxi, spazza via i miei pensieri. Apro la portiera e ci allontaniamo in fretta.

...

A casa trovo le valigie dove le avevo lasciate. È mezzanotte inoltrata e ancora nessun segno di Alex. Continuo a guardare lo schermo del telefono, sperando di trovare un messaggio, o una chiamata, ma niente.
Dove sarà finita?
Sono preoccupata che le sia successo qualcosa, devo tenere la mente occupata, facendo altro.
Così disfaccio le valigie, rimetto a posto i vestiti, le scarpe, i profumi.
Lavo i piatti sporchi, che avevamo lasciato nell'acquaio. Spazzo, spolvero e lavo i pavimenti.
Non smetto di controllare il telefono, o l'orologio... Sono già le due di notte.
Il sonno si sta impadronendo di me. Mi sederò sul divano, senza dormire... Voglio solo chiudere gli occhi, per un att...

Zuuu. Zuuu... Mi sveglio di soprassalto. La vibrazione del telefono, qualcuno sta chiamando. Finalmente!

<Alex! Porca miseria mi hai fatto preoccupare.> Non le lascio nemmeno il tempo di dire "pronto?". Ho bisogno di sentire la sua voce, di sapere che va tutto bene.
<Si..? Sono... Sono stata qui.> Ha una voce strana, pasticcia con le parole e ridacchia.
<Va...va tutto bene?> Sono contenta di sapere che si sta divertendo anche senza di me, ma non preferirei se non oltrepassasse il limite.
<Oh sì, si! Sono... Sono in camera.> E ride. Perché sta ridendo?

<Alex sei ubriaca?> Domando con convinzione.
<Solo un po'.> La sua voce da bambina dispiaciuta, la sua risata acuta, sono la conferma, che è molto ubriaca. <Ma non preoccuparti, mi ha riaccompagnato in stanza... Com'è che ti chiami?> C'è un silenzio, in cui il mio cuore batte a mille. <Una certa Marina.>
<E chi cazzo è Maria?> Ho i nervi a fior di pelle! Pensare che Alex ha passato la notte a bere con un'altra, mi fa imbestialire.
<Marina, non Maria.> Ridacchia.
<Fa lo stesso.> Adesso mi riprende, perché ho sbagliato il nome di quella stronza? Non ci posso credere.
Sapevo che Alex me l'avrebbe fatta pagare, per essere tornata a casa, per parlare con Stella, ma cazzo non così! Non così!

<È la barista! È molto... Molto simpatica.> Mentre parla, sento che sta bevendo ancora e sono sicura che non sia acqua.
<Perché cazzo la barista è nella nostra camera?!> Cammino su e giù per il salotto, in uno spazio troppo piccolo, persino per pensare.
Dò un calcio al tavolino, udendo la risata di quella Maria, Marina... Di quella insomma!

<Cazzo Alex falla uscire subito!> Grido, se avessimo un vicinato, sarebbero già usciti tutti, a controllare che non ci stessimo uccidendo a vicenda. Ma per fortuna la nostra zona è abbastanza isolata e posso urlare quanto voglio!
<Come sei antipatica Pipes.> Posso vedere, persino da qui, il suo labbro inferiore piegarsi, mentre mi fa gli occhi dolci.
<E non chiamarmi Pipes...!> Respiro, cercando di ritrovare la calma, ormai persa da tempo <L'hai scopata?> Mi mordo l'unghia nervosamente, quasi staccandola di netto.
Alex non rispondere e si limita a ridere e a parlare con quella!

<Vaffanculo Alex! Ho appena detto a Stella di andare in Europa senza di me e tu mi ripaghi portandoti a letto un'altra! La storia si ripete, cazzo, solo che questa volta sei tu a scoparti un'altra! Dovevi proprio farlo? Metterti in pari con me? Porca puttana!> La prima cosa che trovo, la sbatto con forza in terra. I vetri schizzano da tutte le parti, anche contro le mie gambe. Alcuni mi tagliano, ed il sangue scorre veloce lungo la mia pelle.

A quel punto, presa dal panico, dalla rabbia, dalla delusione e da Marina! Dico una cosa, della quale mi pentirò, per il resto dei miei giorni

<Avrei fatto meglio a scappare con Stella!!>

Poi attacco.

Alex e Piper || #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora