Confusione

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Aoko dormiva tranquilla sul proprio letto, coperta da un lenzuolo e una trapunta arancione, nella stessa posizione in cui si era addormentata la sera prima. Purtroppo, però, qualcosa disturbò il suo quieto sonno...
'Aoko! Svegliati, dobbiamo andare!' strillò veemente Johanne nella testa della giovane.
"Mhmm" fu l'unica cosa che riuscì a pronunciare la ragazza, ancora in stato di dormiveglia.
'Dato che la tua sveglia non funziona, da ora in poi ti sveglierò io personalmente' declamò fiera, mentre Aoko premeva il viso contro il guanciale, come se volesse metter fine ad un irritante mal di testa. 'È tardi, devi alzarti! Certo, a meno che tu non voglia fare un altro viaggio incontrollato...'
"Mmmh... Viaggio..." mormorò la giovane, ma le parole uscirono distorte per via della pressione sul cuscino, rendendole incomprensibili.
'Aoko! Santo cielo, non sei mica andata in letargo! Be', in questo caso, posso canticchiarti il motivetto che la tua trisavola intonava per far svegliare la tua nonnina...'
La ragazza balzò in piedi come un felino, sbraitando: "Non ti preoccupare, posso farcela da sola!" Johanne scoppiò a ridere.
'È strano che tu non sia ancora svenuta, piccola. Non sei sconvolta?'
Aoko alzò gli occhi al cielo, lasciandosi cadere ai margini del materasso, poggiando i gomiti sulle gambe e sostenendo il capo con le mani. "È ovvio che lo sia" ammise affondando il volto nei palmi. "Ma è inutile pensarci ancora. Ho la sfortuna di avere questa... cosa e non posso farci nulla. Sono solo confusa." Sospirò. "Non saresti sconvolta anche tu dopo aver sentito queste cose? Oh, ma che dico: vivi da un millennio nella testa delle mie antenate e hai sempre saputo tutto." Nell'ultima frase la sua voce s'impregnò di freddezza e digrignò i denti. Alzò il viso, spostando le mani dalla loro precedente posizione e collocandole accanto ai propri fianchi, sul letto.
'Ehi, guarda che sono stata umana anch'io!' si difese lei. 'E non sono millenaria! Ho solo... poco meno di mezzo millennio.'
"Ah, sì? Allora dimmi un po': come ti chiamavi? Come saresti diventata una... voce nei corpi delle Kouno?"
'Non lo so.' Ora fu lei a rispondere con freddezza. Era vero; non lo sapeva. Aveva solo un ricordo vago della sua vita terrestre, prima di essere stata inglobata nel corpo della prima viaggiatrice della linea femminile. Erano secoli, ormai, che cercava di comprendere e svelare la verità dietro la sua misteriosa scomparsa, invano. E ora aveva poco più di cinquant'anni per riuscire a disfare quell'intricata matassa. Ma sapeva - lo sentiva - che quella volta ce l'avrebbe fatta. Sapeva che Aoko era quella giusta: le si era già affezionata; le voleva già bene; sentiva di poter fare di tutto accanto a lei. O meglio, dentro di lei.
"Oh. Bene, farò meglio a prepararmi."
Si alzò dal letto con flemma, barcollando un po' prima di raggiungere uno stato di stabilità sui propri piedi. Gettò uno sguardo all'orologio: 7:38. Aveva dormito davvero tanto, rasentando le dodici ore di sonno. Nonostante ciò, non si sentiva per niente riposata né lucida. Al contrario, aveva una gran confusione irremovibile nella sua mente. Si sentiva come se stessero cercando di costruire un villaggio, il quale, però, doveva contenere l'intera popolazione della Terra. Troppe informazioni, troppe emozioni assimilate in un solo giorno, in un solo cervello. Il cervello di una diciassettenne, tra l'altro, che di problemi ne aveva già abbastanza. Poteva non sembrare, ma, in realtà, voleva buttarsi sul proprio materasso, far sprofondare il capo nel cuscino e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio. Tuttavia, voleva, allo stesso tempo, chiudere quella faccenda al più presto possibile. Ciò che più la disgustava era l'argomento sui furti da compiere come Johanne, la ladra immortale. Non era nella sua natura. Viceversa, odiava chiunque andasse contro la legge! Proprio come quel ladro che tanto disprezzava, ma che ammirava per i suoi incantevoli trucchi di magia, si sarebbe ritrovata ad estorcere pietre preziose per poi, probabilmente, renderle nuovamente. Somigliare ad un personaggio che tanto sdegnava le riempiva la bocca di amarezza, facendole storcere il naso: un motivo in più chiudere ancor più celermente quella questione.
'Non ti devi preoccupare: ti aiuterò io nei furti.'
"Eh?" La ragazza agitò leggermente il capo, vagando con gli occhi in cerca del possessore di quella voce: non si era ancora abituata alla presenza di Johanne nella propria testa.
'Proprio così. Prenderò io il sopravvento nelle tue rapine. Penso che dovremmo rubare qualcosa stasera stessa.'
"Starai scherzando, spero." Scrollò intensamente la testa. "Io, stasera, voglio soltanto prendere una tazza di tè caldo e leggere un libro."
'Ma non volevi chiudere la faccenda al più presto possibile?'
Aoko sbarrò gli occhi: non si ricordava di averle mai detto una cosa del genere. "E tu come fai a saper..."
"AOKO! Sei già sveglia, tesoro?" le giunse la voce di suo padre, probabilmente ancora nella sua stanza.
"SÌ" urlò di rimando lei. Sentì dei passi avvicinare la porta della camera, quando quest'ultima si aprì.
"Ti va di fare colazione al bar?" le chiese allegro l'uomo. "All'occidentale va bene, no?"
"Certo, papà" asserì la giovane.
"Perfetto! Allora forza, va' a prepararti!" Si avvicinò e posò un bacio tra i capelli della figlia, prendendo il suo capo fra le mani. "Sarà una giornata dura per entrambi" decretò, spostando le mani dal viso alle spalle di Aoko, fissando i suoi occhi in quelli della ragazza.
La piccola viaggiatrice annuì. "Lo so. C-c'è qualcosa di... mmmh... particolare che devo portare?"
"No, tesoro" negò con una leggera scrollata di capo. "Ti daranno e spiegheranno tutto loro."
"Oh, ok."
L'ispettore baciò un'altra volta la fronte della amata figlia, per poi farla dirigere in bagno.

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