NIALL.
«È ora di svegliarsi, piccioncini» strilla una voce fastidiosa.
Sento un mugugno provenire dal corpo semi-dormiente raggomitolato tra le mie braccia. Strizzo gli occhi e cerco di farli abituare alla luce accecante della stanza. Quella che presumo essere Sam, esce sbattendo la porta. Strofino la faccia contro l'incavo del collo di Jamie e la stringo un po'. Solo Dio sa quanto mi è mancato il suo profumo.
«Jay» sussurro lasciandole qualche bacio sulla testa.
Lei mugugna ancora, ma non si decide a dare altri segni di vita.
«Nanetta, svegliati» continuo sorridendo.
Lei emette un verso non ben definito e si gira dall'altra parte, dandomi la schiena.
La abbraccio da dietro e mi avvicino al suo orecchio.
«Jay, ti devi svegliare» ripeto ridendo.
Lei sbuffa e si scansa dalla mia presa. Scosta le coperte e si alza in piedi, stiracchiando le braccia.
La osservo incantato, mentre lei si gira per guardarmi.
«Allora, vuoi restare a dormire tutto il giorno o alzare quel tuo culo flaccido dal mio letto?» mi chiede ridendo.
«Scusa?!» esclamo con tono indignato.
«Scuse accettate, ciuffetto» ride prima di lasciare la stanza, ancora in pigiama.
«Che gente...» borbotto seguendola verso la cucina.
«Buongiorno» mi salutano Sam, Abigail, Ellen e Kristen.
Sono tutte impegnate a fare qualcosa, Sam e Abigail stanno lavorando un impasto, mentre Ellen e Kristen lo stanno ritagliando con delle formine.
«Fate i biscotti di Natale?» chiedo dolcemente alle due gemelle, che annuiscono e mi sorridono.
«Stanno cercando di non mandare a fuoco la casa» esclama Jamie, che noto solo ora essere seduta a mangiare una mela.
La raggiungo e mi siedo accanto a lei.
«Che ore sono?» chiedo assonnato.
Lei controlla sul suo galaxy bianco.
«Le 14.30» risponde tranquilla.
Ho provato tante volte a convincerla a prendere un Iphone ma lei mi rideva sempre in faccia, dice di essere troppo vecchia per quelle "trappole mortali". Ironico il fatto che io sono più grande di lei e me la cavo benissimo.
«Abbiamo dormito un sacco» commento stupito.
«Tu hai dormito un sacco, io già alle sei ero a lavorare in miniera» mi corregge divertita.
Sorrido solamente, perché anche se sembra così insopportabile di mattina, mi è mancata troppo.
«Avete progetti per oggi?» chiede Sam sedendosi di fronte a noi.
«Zero» «Niente» rispondiamo all'unisono.
«In realtà però ho promesso ad un mio amico di andarlo a trovare» riflette lei, dopo qualche secondo.
«Chi?» chiedo scattante.
«Dylan» risponde finendo il suo frutto.
«Oh, anche io voglio venire, così lo saluto» dico sorridendo.
«Va bene, allora andiamo»
«Ciao ragazze» aggiunge uscendo dalla porta e lasciandomi lì come un'imbecille.
«Ciao» la imito, seguendola all'esterno.
«Coraggio» mi incita indicandomi casa mia con un cenno del capo.
«Che cosa?» chiedo confuso.
«Ciuffetto, sei ancora in pigiama»
«Cazzo» esclamo correndo verso casa.
Non mi ero neanche accorto che lei si fosse presa il cambio, prima di andare a fare colazione. Entro in casa e mi cambio più velocemente possibile.
«Tu stai bene?» sento mormorare dal salotto.
«Sì, grazie signore»
«Con la scuola?»
«Me la cavo»
Entro nel soggiorno e trovo mio padre e Jamie impegnati in un'amichevole conversazione. Parla più con lei adesso, che con me da quando sono arrivato, diamine.
«Andiamo?» le chiedo interrompendoli.
«Certo, arrivederci Signor Horan» lo saluta lei cordiale.
«Ciao papà» lo saluto sbrigativo.
«Non te l'ho neanche chiesto, come va la scuola?» le chiedo non appena stiamo camminando lungo il vialetto di casa mia.
«Me la cavo» ripete sorridente.
L'affianco e iniziamo a percorrere insieme il marciapiede innevato. Nessuno dei due parla, lasciamo che gli strilli dei bambini e il leggero vento occupino il silenzio creatosi.
«Come va il quarto album?» chiede dopo qualche minuto.
«Benissimo, io e i ragazzi ci stiamo impegnando tanto» le racconto con un sorriso.
«Dobbiamo anche trovare qualcosa da fare per capodanno» riflette dopo un po'.
«Abbiamo due alternative, o una festa megagalattica, oppure starcene spaparanzati sul divano a mangiare schifezze» espongo guardandola.
Indossa un maglione bordeaux coperto da un cappotto nero, dei leggins dello stesso colore e un cappellino di lana grigio.
«Mmh... beh, sceglieremo tra un po', e vedremo quello che ci andrà di fare» mormora guardando la strada.
L'afferro saldamente per le spalle e la guardo negli occhi.
«Mi dici che cos'hai?» le chiedo preoccupato.
«Niente, solo che sono esausta» risponde sospirando.
Non sono molto convinto della risposta, ma so che sa di poter contare sempre su di me. Se ha qualcosa, me lo racconterà a breve.
Annuisco incerto e continuo a camminare.
«Hey, su con il morale» cerco di farla sorridere, mettendole un braccio dietro alle spalle e stringendola a me.
Lei annuisce, improvvisando un sorriso.
«Non mi va più di andare da Dylan, ti va se andiamo a prenderci una cioccolata calda?» propongo indicando un bar in cui andavamo sempre dopo la scuola.
«Certo» acconsente mentre il suo viso si illumina.
Entriamo nel piccolo bar, e andiamo a sederci in un tavolo circondato da una panca imbottita color porpora.
«Che posso portarvi?» chiede un cameriere avvicinandosi.
«Io prendo una cioccolata calda con panna» dico sorridendo.
«Una spremuta d'arancia» dichiara Jamie mentre il ragazzo si segna tutto su un block notes.
«Perfetto, le vostre ordinazioni arriveranno tra pochi minuti» dichiara lasciandoci soli.
Perfortuna questo posto è quasi deserto, fatta eccezione per qualche vecchietto che, di certo, non urlerà a squarciagola per poi chiedermi un autografo. (Dedicato a voi, fan italiane)
«Allora, argomento ragazze?» dice la bionda sorridendo maliziosa.
«Togliti quel sorrisetto, Jay. Non c'è nessuna» rido contagiandola.
«Niall Horan degli One Direction è single? Andiamo a chiamare tutte le tue pretendenti, subito!» mi prende in giro lasciandomi un buffetto sulla guancia arrossata da freddo.
«E tu?» chiedo interessato.
«Per un periodo sono uscita con un ragazzo, Josh, che frequentava il mio stesso corso» mi racconta pensierosa.
«E?» la incito un pochino infastidito.
«Niente, dopo due mesi e mezzo l'ho piantato in asso» continua mentre il cameriere posa le nostre ordinazioni sul tavolo lucido.
«Ah sì? Come mai?» chiedo bevendo la mia cioccolata.
«Beh, sai, il destino ha voluto...»
«Non raccontarmi stronzate, Jay» la interrompo ridendo.
Non ha mai creduto al destino, nè tantomeno alle separazioni senza motivazioni.
«Aveva l'umorismo di un carciofo» dice alzando lo sguardo.
«Non rideva alle mie battute» continua.
Non ce la faccio più, comincio a ridere come un pazzo, sputando la cioccolata che avevo in bocca dritto sul tavolino, un tempo immacolato.
«Ridi, ridi. Pagliaccio» mi insulta ridendo con me.
La mia migliore amica mi era mancata.
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Best Friend Niall Horan
Fanfic"Sei Superman?" "Non posso essere Superman, ma per te sarò un super uomo" "Tu non la tratti più come una migliore amica" "No, io la tratto come la ragazza di cui sono innamorato"