Voleva piangere, l'unica cosa che voleva fare in quel momento era piangere.
Era tornata a casa, stancamente si era tolta sciarpa e cappotto e si era seduta sul divano, fissava il vuoto.
Voleva piangere, ma non trovava le lacrime per farlo.
Voleva piangere, ma sapeva che non ci sarebbe stato nessuno a consolarla e ad accarezzarla, non più adesso.
Pensa Rose, lui vorrebbe vederti in questo stato? Glielo avevi promesso, gli avevi promesso che avresti superato la cosa e che saresti andata avanti, è questo il modo in cui lo fai?
A Rose non importava più di quella promessa.
A Rose non importava più di nulla.
Aveva già preparato le lettere, facevano così le persone no?
Quando decidevano di andarsene per sempre, lasciavano una lettera.
Una era per sua madre, doveva aiutarla a capire il perché del suo folle gesto e dirle quanto l'amava, quanto era stata una madre meravigliosa, voleva dirle che anche senza di lei sarebbe stata bene... ma non lo fece, perché quella era una grandissima cazzata.
Ovviamente lei avrebbe sofferto, ovviamente non sarebbe stata bene, l'aveva solamente rassicurata dicendo che questa vita si stava facendo troppo pesante, che un anno prima aveva perso tutto ciò che la teneva aggrappata a quel filo sottile che divide vita e morte, e che persa quella cosa ormai era inutile andare avanti, lei ci aveva provato come promesso.
Aveva fallito.
L'altra lettera era per la sua migliore amica, l'unica che aveva. Le aveva scritto quanto era stata importante, quanto l'avesse fatta vivere e per questo non avrebbe mai smesso di ringraziarla.
L'ultima era per la persona più importante della sua vita.
Aveva preso una carta diversa, l'aveva intrisa con il suo profumo preferito, aveva usato un stilografica e una bella grafia.
Era una lettera importante quella.
In quella lettera c'erano tutte le parole che non aveva mai detto, c'era tutta la sua anima, tutto l'amore che poteva dare.
Rose si chiedeva come fosse possibile provare un'amore così forte, così intenso da sentirsi persi; un'amore così forte da farle provare una sensazione di dolore immensa, era vuota. Non c'era più niente della vecchia Rose, quella che rideva per le cose più stupide, quella a cui venivano le lacrime agli occhi vedendo uno di quei sorrisi, oh, il sorriso di Romeo era uno dei sorrisi più luminosi che avesse mai visto, ancora se li immaginava ma ormai erano un ricordo sbiadito tra le lacrime.
Aveva scritto tutto quello che non era mai riuscita a dirgli, che voleva una vita insieme a lui, che voleva invecchiare con lui, che voleva sposarlo, che voleva....
Voleva. Voleva. Voleva.
È un tempo passato.
Sì perché ormai Romeo non c'era più, e con lui anche Rose aveva smesso di vivere.
Dicevano che era la malattia del secolo, la sua.
Del settecento ricordiamo il vaiolo, del quattrocento il colera... del ventunesimo secolo? Il cancro.
Già, quella brutta bestia era arrivata silenziosa e in poco tempo se l'era portato via.
Prima il polmoni, poi il fegato fino ad arrivare al cuore, Romeo era pieno di quella merda.