Sono circa le 6.45 del mattino quando gli uccellini iniziano a cantare fuori dalla sua finestra; la città si sta svegliando.
È ancora presto quando si sveglia. "Decisamente troppo presto."
Emette un suono non ben definito, un misto tra un mugolio e un lamento. Si rifiuta ancora di aprire gli occhi, ma sente i raggi del sole che gli arrivano diretti in faccia, quindi si gira dall'altra parte sperando di trovare conforto nella lieve penombra.
Dieci minuti dopo essersi riaddormentato, sente dei tacchi che camminano per casa e fanno un casino della madonna. Oltre ai tacchi a rovinargli l'esistenza, ci si mette pure la voce stridula della madre che lo chiama a gran voce, incurante del poter svegliare tutta la casa.
Decide di ignorare momentaneamente sua madre e concentrarsi sul dormire, ma a quanto a pare la donna non è della stessa opinione.
«Lucas! Lucas, svegliati! Farai tardi a scuola!» sente che la voce si sta facendo sempre più vicina e ha la brutta impressione che la madre stia per entrare in camera sua.
Impressione che si rivela giusta quando la porta della camera viene brutalmente aperta e sbattuta contro il muro, producendo un clamore esemplare.
"Mamma. PERCHÉ."
Alla fine rinuncia al quel poco di sonno extra ed apre gli occhi, ancora assonnato.
La prima cosa che vede davanti a sé è sua madre, truccata e vestita di tutto punto, pronta per andare a lavoro. Gli sta dicendo qualcosa riguardante la scuola e la merenda, boh. Il suo cervello è troppo atrofizzato anche solo per pensare ad una qualsiasi cosa, figuriamoci ascoltare quella donna che parla.
Appena quella finisce di parlare, lui annuisce chiudendo gli occhi.
«Mi raccomando, ricordati di prendere l'autobus giusto e non arrivare tardi» fa una pausa, «e scrivi il tuo diario, io e tuo padre non ti paghiamo lo psicologo perché abbiamo soldi da spendere», aggiunge, con tono duro.
Annuisce nuovamente, facendole segno con la mano. La donna esce dalla stanza, non preoccupandosi di chiudere la dannata porta.
Riapre gli occhi solo quando rimane da solo in camera, con la sola luce del mattino a fargli compagnia; si guarda intorno, controllando che sua madre -o chiunque altro della famiglia- sia effettivamente fuori dalle scatole. Ripensa alle parole del suo psicologo quando gli diceva che doveva tenere un diario giorno per giorno, descrivendo le proprie giornate dettagliatamente, visto che non parlava mai con lui. Sbuffa sonoramente e si alza sugli avambracci, girandosi alla sua sinistra, verso il comodino, e squadrando quasi con disgusto l'oggetto sopra il mobile. Sua madre più di una settimana prima gli aveva comprato un quadernino blu a righe appositamente per il diario, ma lui non l'aveva neanche degnato di uno sguardo fino a quel momento.
"Mi tocca farlo davvero? Che palle."
Fortunatamente il quaderno è sul comodino vicino al letto; quindi sposta il peso sul braccio sinistro e si allunga leggermente per prendere l'oggetto incriminato.
"Non ho ancora scritto nulla e già non ne ho più voglia."
Dopo averlo preso in mano, se lo rigira tra le mani. Alla fine decide di aprirlo per scrivere quel dannato diario e farla finita.
Guarda più e più volte la pagina bianca, senza sapere effettivamente cosa scrivere.
"Dai Lucas, ce la puoi fare. Eri uno studente modello alle elementari, no? Cerca di ricordare come si scrive un diario, per favore."
Dopo essersi spremuto le meningi cercando di ricordare, si stufa e fa una piccola ricerca su internet.
"WikiHow, è arrivato il tuo momento."
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Heart.
Teen FictionLucas è un ragazzo un po'... Particolare, sicuramente sfortunato, che ha problemi a relazionarsi con gli altri. Grazie ad un malinteso alla fermata dell'autobus, Lucas farà la conoscenza di un ragazzo fuori dall'ordinario, che manderà a monte i suoi...