Capitolo 10

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I due se ne andarono da quella che sin dall'inizio non si prospettava una buona idea; ovvero andare alla festa di nascita della figlia di Michael.
Le mani dei due ragazzi erano ancora intrecciate fra di loro e la mano di Angus sudava sebbene quella di Lauren fosse fredda.
I due camminarono mano nella mano fino alla macchina ma nessuno dei due sembrava intenzionato a mollare la presa. Giunti all'auto lei si avviò, con al seguito Angus, verso lo sportello del lato guida e, quando lo aprì, si voltò verso Angus con un'espressione neutra sul viso per poi far spuntare sulle sue labbra un dolce sorriso.
Quando Angus vide che lei abbassò lo sguardo sulle loro mani, restò quasi come ipnotizzato.
I due erano uno di fronte all'altro e il calore che invase i loro corpi non era di certo dovuto al clima circostante.
Angus si riprese in un attimo e strappò, forse un po' sgarbatamente, la mano da quella di Lauren, lasciando quest'ultima un po' sbigottita.
"Ehm..io, cioè scusa.." iniziò a balbettare Angus grattandosi la nuca visibilmente imbarazzato.
Lauren appoggiatasi allo sportello dell'auto, iniziò a ridere silenziosamente.
Poi, iniziò a togliere le scarpe che le davano già male ai piedi, prima una e poi l'altra, sotto lo sguardo di Angus.
"Qualcosa ti fa ridere?" le chiese lui con un'espressione confusa in viso.
"No, assolutamente. Solo che pensavo a Michael appena ti ha visto. Ha fatto una faccia.." e così, senza farci caso i due scoppiarono a ridere ricordando l'espressione basita e un po' contrariata dell'amico.
Amico, se così si poteva definire ancora per Angus.
Lei, dopo essersi ripresa dalle risate, si sedette in macchina.
"Dai, sali" disse al ragazzo e lui le chiuse la portiera per poi fare il giro dell'auto e prendere posto sul lato del passeggero.
Lei si sistemò i capelli guardandosi allo specchietto mentre Angus era intento a fissare ancora una volta il suo profilo.
Notò come il tempo non avesse cambiato quei particolari che tanto gli piacevano.
Come non avesse cambiato quelle labbra piene che un tempo gli piaceva mordere.
Come non avesse cambiato i lineamenti di quegli zigomi o come avesse lasciato quelle guance pienotte che un tempo gli piaceva accarezzare o pizzicare.
Il tempo con lei stava facendo proprio un bel lavoro e più passava più bella lei diventava.

'Beh, che guardi?" parlò lei mentre lui era assorto nei suoi pensieri.
Scosse la testa e sorrise lievemente.
"No, nulla. Mi dispiace comunque...".
Lei si accigliò non capendo la ragione del suo dispiacere.
"Perché?" infatti chiese.

"Perché hai sfoggiato quel meraviglioso vestito lilla solo per poco e non tutti hanno potuto vederlo, mi dispiace perché ci avrai messo un sacco a prepararti e invece ce ne siamo dovuti andar via, per colpa mia tra l'altro e.." Angus sospirò.
"E lasciatelo dire..sei veramente troppo bella stasera per non approfittarne..".
Lauren, alle parole di Angus, come poche volte era successo, rimase senza parole, sorpresa.
Rimase a guardarlo senza proferir parola, non sapeva se ringraziarlo per il complimento o se far finta di non aver sentito, specialmente l'ultima parte, non poteva spingersi oltre ad una semplice uscita tra vecchi amici perchè amici non lo erano mai stati.

"Ah..allora? Che vorresti fare?" si riprese lei sperando che lui non avesse intuito il suo stato d'animo, anche perché non l'aveva capito neanche lei fino in fondo.
"Che ne dici di una pizza o di andare al cinema?" chiese lui, in cuor suo speranzoso.
La speranza di qualcuno a cui piace passare del tempo con una persona che gli aveva rubato il cuore.
Lauren, sul punto di rispondere alla sua richiesta, fu costretta a prendere il cellulare che aveva suonato, segno dell'arrivo di un messaggio.
Aprì il messaggio e lo lesse.

*Sta attenta. Michael

Letto il messaggio gettò nuovamente il telefono nella borsa e si voltò verso il dolce Angus che attendeva risposta.
"Certo, perché no?" e gli sorrise.
Lei avrebbe potuto rispondere in molti modi a quel 'perché no?'.
Semplicemente decise di ignorare tutte quelle risposte.

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Il giorno dopo, come d'abitudine, finito il lavoro, Angus andò a trovare il caro nonno.
Chinatosi davanti la tomba, pulì la foto dalla polvere che aveva smosso il vento e si sedette intenzionato a fare una lunga chiacchierata.
Iniziò a parlare e si perse tra le parole senza più riuscire a fermarsi.
"Ciao nonno. Come stai?" e aspettò qualche secondo come se Bob fosse stato in grado di dargli una risposta.
Poi continuò.
"Spero bene. Sai, ieri, non so come, visto il brutto inizio di 'uscita' con Lauren, mi sono divertito ugualmente.
Siamo stati alla festa di nascita della bimba di un nostro amico, se così posso chiamarlo, ma siamo stati per pochissimo visto che per una ragione o per un'altra siamo andati via.
E te lo giuro, andava tutto così male che avrei voluto lasciare Lauren da sola e andarmene.
Oh, non andava male per colpa sua, ma per colpa mia.
Capisci? C'è stato un momento in cui ho avuto un forte desiderio, un impulso irrefrenabile, di baciarla che temevo di non riuscire a contenermi..a frenarmi.
Poi, sono finito con il proporle una specie di uscita ma uscita non era.
Prima di rispondermi, l'ho vista assorta nei suoi pensieri, persa in qualcosa, qualcosa che a me è sconosciuto. Poi si è ripresa e dopo aver posato il cellulare in borsa ha accettato.
Siamo stati in un piccolo locale a mangiare una pizza.
Questo locale ha aperto da poco e la fanno così buona la pizza che non potevo non portarcela e poi, ripeto, era così bella con quel vestito che non potevo di certo mandarla a casa senza averla ammirata per bene, suona strano lo so. Mi sono divertito, abbiamo riso e scherzato un sacco. Non facevo altro che guardarla e sorridere come un imbecille quando mangiava e la mozzarella filava e quindi cercava di non sporcarsi.
Era così tanto tempo che non la vedevo mangiare ma la ricordavo ugualmente.
Ricordo ogni cosa che abbia fatto quando stava con me..".
E Angus parlava e parlava.
Continuò a parlare al nonno per tanto tempo.
Qualsiasi altra persona, per sfogo avrebbe parlato con un amico o scritto tutto questo in un diario ma lui, nel caso non si fosse ancora capito, era diverso.

Lui non aveva bisogno di un diario.
Angus, aveva già suo nonno.

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