Un angelo in minigonna di pelle.

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   Jim venne svegliato dal fratello che gli portò il caffè in camera, lo bevve, si alzò per andare in bagno, e poi tornò a dormire.
   Fece un sogno: era a casa del suo amico Mike con una ragazza con cui si frequentava da parecchi mesi, con cui, purtroppo per lui (o forse per lei), non ci combinò più di tanto, perché lei era impegnata in una relazione con un altro ragazzo. Questa ragazza era Sally.
   Malafemmina non è la parola esatta, ma è la prima meno volgare che viene in mente. 
   Sally stava seduta sul divano con accanto Jason, un ragazzetto tutto fumo e niente arrosto più piccolo di lei di quattro anni, e parlavano a voce bassa.
   Né accanto a lei né nel divano accanto c'era posto per sedersi perché Mike, il proprietario di casa, stava comodamente sdraiato prono occupando tutto il divano, senza mai staccare gli occhi dal suo mega televisore appeso al muro, giocando alla play, mordendosi le opportunità di far goal, com'era suo solito fare.
   Nella stanza accanto c'erano altri ragazzi che ci provarono con Sally tempo indietro e che vennero tutti rifiutati per la loro superficialità caratteriale nel modo di porsi con lei. Uno era Sam, l'altro era Bill, e l'ultimo era Paul, ma la loro presenza nel sogno era pressoché innocua: stavano seduti sul davanzale della finestra aperta a fumare sigarette perché Mike, siccome non fumava, non voleva sentire in casa il puzzo di sigaretta, obbligando gli ospiti ad andare alla finestra o in terrazzo, per fumare. Se ne stavano lì, a fumare, completamente muti. E Jim non sapeva se lasciare Sally nelle mani di un giovane inesperto e quindi incapace e andarsene nell'altra stanza oppure prendere posizione tra i due, arrogando, con un qualsiasi pretesto.
   Le chiese se le andava di andare da lei a guardare un film. Lei abitava nello stesso palazzo dove abitava Mike.
   <<va bene.>> rispose.
   <<vado solo giù un attimo al bar a prendere qualcosa da mangiare durante il film.>>
   <<ok.>>
   Jim controllò di avere i soldi in tasca guardando il punto d'incontro tra due delle quattro pareti laterali, poi si voltò, fece qualche passo, spalancò il portone e uscì, dirigendosi al bar fuori dal palazzo.
   Prese delle barrette di cioccolato lunghe una ventina di centimetri, belle spesse, e ne prese quattro, due per lui e due per lei. Pagò e, quando tornò su, quando aprì il portone, si vide davanti agli occhi Sally che teneva la fronte appoggiata sulla spalla sinistra di Jason, con le mani unite e tenute tra le due cosce, come per scaldarsele, e che Jason, con la schiena completamente appoggiata allo schienale del divano, con la mano destra a reggersi la nuca e la sinistra comodamente adagiata su una coscia di Sally, guardava Jim con un'espressione appagata, soddisfatta e compiaciuta, come per dirgli:<<sì! Te la sto portando via proprio sotto il naso!>>
   Jim si sentì impotente.
   Avrebbe voluto dare di matto: avrebbe voluto prendere Sally per un braccio e trascinarla via dalle grinfie di quel mezzo sciacallo: che non aspettava nient'altro che la sventura di qualcuno solo per arracaparrarsi i benefici, avrebbe voluto prenderlo a botte: serrava le mandibole e i pugni per via di quella voglia di mordere, di far male, ma, anche se accecato dalla rabbia e dall'adrenalina del momento, capì che non doveva mostrar a Sally di essere geloso, perché se era geloso di Jason doveva per forza di cose essere geloso del suo vero moroso, anzi, a maggior ragione doveva essere geloso di lui. E se avrebbe voluto sistemare quella faccenda, doveva prima farlo con Jason lasciando fuori Sally, poi chiarire con lei. E, una volta contemplata questa soluzione, sapendo che Jason gli teneva addosso i suoi pesanti occhi gialli, demoniaci, in attesa di sentir pronunciare una qualsiasi frase, tutto quello che Jim riuscì a dire fu:<<guarda, Sally, ho comprato queste!>>
   Lei tolse la fronte dalla spalla di Jason, sbuffando, e guardò le barrette di cioccolato tenute in mano e alzate da Jim, e, con noia, rispose:<<tz!>>
   Jason rise facendo la voce grossa, una voce che mai gli appartenne, come se quella nuova conquista gli avesse dato un tono più autoritario, poi tolse la mano da dietro la testa infilandola in tasca, tirandone poi fuori una cartaccia della stessa marca delle barrette di cioccolato di Jim, tutta accartocciata e impiastricciata e appiccicata dai residui di cioccolato, e disse a Jim:<<to! Aggiungici anche questa!>> lanciandogli addosso la pallinaccia.
   <<ciao! Me ne vado!>> sentenziò Jim, perché se stava ancora un secondo dentro quella casa la rabbia avrebbe preso il sopravvento e lui non sarebbe più stato responsabile delle sue azioni.
   Nessuno lo salutò, a nessuno gliene importava. E andandosene guardò la faccia di lei, che snobbandolo completamente, tornò ad appoggiare la fronte sulla spalla di Jason.
   Come richiuse il portone alle sue spalle si svegliò, tormentato da un'angoscia angusta, oppresso dal ricordo dell'espressione sazia e tiranna di Jason, cercando di reprimere la rabbia che ne conseguiva.
   In bocca aveva ancora il gusto del caffè che bevve prima di riaddormentarsi, e allora si accese una sigaretta, cercando di limitare il nervosismo.
   Dopo averla finita si fece una doccia, lavò i due piatti che erano nel lavandino dalla sera prima, e poi stese i panni in terrazzo. Pranzò con suo padre e suo fratello e, dopo la sigaretta dopo il caffè dopo pranzo, scrisse un messaggio a Sally. Lei il giorno prima gli aveva detto che quel  giorno si sarebbero incontrati, così Jim, per messaggio, le chiese se le andava di vedere un film da lei oppure di andare a fare un giro, aggiungendo infine che non gliene sarebbe importato, che gli bastava vederla. Lei gli rispose in meno di un minuto dicendogli di non sentirsi affatto bene e che quindi sarebbe rimasta a casa, da sola, e infine si scusò.
   Jim non le diede una risposta e passò il pomeriggio in casa ad ascoltare musica rap fino a quando non dovette prepararsi da mangiare per non andare ai corsi formativi serali con lo stomaco vuoto. Si cucinò un piatto di pasta al pesto e dopo averlo mangiato si fece il suo solito caffè, si fumò la sua solita sigaretta, e fece la sua solita chiamata al suo compagno di classe per informarsi su che lezione si teneva quella sera, ma il suo compagno di classe, soprannominato "Chico", non seppe rispondergli.
   <<ci vediamo da Mike?>> gli chiese Jim, dopo averci pensato qualche secondo in silenzio, mentre il suo inconscio sperava di vedere Sally.
   <<ci vediamo da Mike!>> rispose Chico.
   Riattaccò, si lavò i denti, uscì di casa, prese la bici ed andò da Mike.
   Quando arrivò non vide la macchina di Sally tra quelle parcheggiate, e prima pensò che gli avesse detto una balla e che quindi era uscita, ma poi pensò che la macchina avrebbe potuto tranquillamente prenderla suo padre.
   Chico stava seduto sul divano tenendo tra le dita una sigaretta spenta e Jim gliene chiese una per fumarla assieme. Gliela diede, e siccome Mike non voleva che si fumasse in casa e loro non avevano voglia di stare alla finestra, uscirono in terrazzo. Fumarono reggendosi alla ringhiera e quando finirono tornarono dentro.
   Jim propose a Chico una partita a scacchi. Chico accettò, e, caso vuole, durante la partita Chico tirò fuori dal suo zaino due barrette di cioccolato della stessa marca che sognò Jim. Lui l'accettò e iniziò a mangiarla senza raccontargli niente di quella coincidenza.
   Chico perse la regina entro i primi dieci turni e qualche turno dopo finì sotto scacco matto dalla regina di Jim, un cavallo, un alfiere e una torre.
   Si sedettero sul divano e guardarono qualche video di skate, mentre Mike non si era mai staccato dal suo libro di chimica organica per la verifica che si sarebbe tenuta la mattina dopo.
   Passarono una quarantina di minuti guardando video prima che vollero fumare un'altra sigaretta. Uscirono di nuovo in terrazzo a fumare e arrivarono a metà sigaretta parlando di skate, poi una macchina nera si fermò nella vietta lì sotto, da cui uscì Sally. La macchina era del suo moroso. Jim la riconobbe immediatamente, e lei, non appena lo vide lì sul terrazzo, nascose la sua figura dietro il muro del palazzo, sperando di non essere stata vista.
   Portava una canottiera bianca con una minigonna di pelle. Alla faccia che non si sente bene, pensò Jim.
   <<lei pensa che tu non l'hai vista.>> disse Chico.
   <<lo so!>>
   E nessuno dei due ebbe più il coraggio di parlare. L'unico rumore udibile era quello dell'esalazione dei tiri alla sigaretta. E poco prima di finirla Sally passò con la sua macchina sotto quel terrazzo con una delle sue canzoni preferite sparate a tutto volume, con l'innocenza di una volpe, disinvolta e sfacciata come potrebbe esserlo solo chi è consapevole di essere talmente astuta da poter ottenere quel che vuole.
   Un demone con l'abito bianco.
   Un angelo in minigonna di pelle.
   E Jim, dopo aver parzialmente sbollito la collera dovuta all'essere stato preso per i fondelli, penso che lei stesse andando a prendere suo padre dalla sua compagna per riportarlo a casa, e ultimò la sigaretta strizzando il filtro, nervosamente, fumando come se non fumasse da giorni.
   Tornarono dentro e guardarono altri video di skate fino a quando nel palazzo si sentì il rumore del portone d'ingresso sbattersi. Mise le orecchie in ascolto e riconobbe la voce di Sally mentre rideva alle battute di una persona di sesso opposto, una voce non attribuibile a quella di suo padre, né tantomeno a quella del suo moroso.
   E così Jim iniziò a fare qualche pensiero di troppo, sinistro e meschino, che occultavano interamente tutti gli altri pensieri. Quelle voci nel palazzo lo fecero sentire impotente, come l'espressione appagata e soddisfatta di Jason nel sogno.
   Afflitto ma convinto di non voler più perdere tempo con Sally, aprì Facebook, e organizzò un incontro con una sua amica: Sophie. E, due giorni dopo, lei era nel letto di casa sua.  

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⏰ Last updated: Jul 20, 2016 ⏰

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