CAPITOLO 8"a pezzi"

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Cory pov's
La stavo aspettando.
Quel brutto idiota chissà cosa le starà dicendo, e chissà come starà in questo momento, forse proprio adesso le avrà detto la verità. E io sono qui come un imbecille a non fare niente. Non posso di certo andarmene, non posso lasciarla alle sue grinfie e poi non so cosa può succedere, ma non posso neanche entrare e trascinarla via, non sarebbe giusto nei suoi confronti e probabilmente non mi darebbe ascolto, anzi mi ritroverei ad avere un bellissimo calcio nello stomaco. Eppure anche se so che è sbagliato più penso al fatto che Jenny sia lì più vorrei che non ci fosse, vorrei che tutto questo non fosse mai successo, stare nel bosco non era poi così male in confronto.
Ma che cavolo mi sta succedendo?
Perché il solo vederla in compagnia di quel tale mi innervosisce? Potrebbe anche essere veramente suo padre, del resto perfino io ho notato delle somiglianze.
E poi lei non mi ha mai parlato dei suoi genitori, ho sempre saputo che abitava con sua nonna in un campo lontano dal centro, ma niente di più.
Del resto non ha mai voluto aprire questo argomento e io non ho mai insistito, ognuno ha i propri segreti.
All'improvviso dal cellulare inizia a suonare quella stupida musichetta.
Lo prendo dalla tasca e leggo:
<< Sono Cole, tranquillo niente notizie troppo brutte, fatti trovare alla riserva naturale domani mattina e NIENTE DOMANDE.>>
Rilessi più volte il messaggio, non mi sembrava vero. Ma poi cosa sarà successo? E come avrà fatto a contattarmi?
Digito subito.
<< Niente scherzi?>> Lo invio senza pensarci due volte.
Dopo qualche secondo mi arriva la risposta.
<< Nessuno scherzo, ragazzo.>>
Sospiro stanco.
Inizio scrivere qualcos'altro quando sento dei passi avvicinarsi.
Nascondo immediatamente il telefono nella tasca.
Vedo la figura magra di Jenny avvicinarsi sempre più, sembra quasi che stia correndo.
I suoi occhi sono rossisimi, le sue guance sembrano andare a fuoco.
- Tu!- Urla puntandomi il dito contro.
Il suo viso e a pochi centimetri dal mio, riesco a sentire il suo profumo.
All'improvviso lei sembra scomparire, anche io svanisco, e tutto si fa buio.

<<Credevo che noi due potessimo essere sinceri l'uno con l'altra. Qui non abbiamo altro che la nostra amicizia e adesso..>>
Sento rimbombare nella mia testa.
<<Adesso non abbiamo più niente>> Continua la voce.
Apro lentamente gli occhi.
Sento il cuore battere forte contro il petto, il respiro accellerare.
Ma lo ignoro.
Succede sempre così quando qualcosa mi preoccupa, quando ero nella foresta mi succedeva ogni notte, anche quando sono morti i miei genitori è accaduta la stessa cosa, ogni singolo sogno si trasformava in incubo, le loro voci, i loro volti, le loro urla, sentivo qualsiasi cosa.
Percepivo tutto quello che cacciavo dalla mia mente di giorno, è andata così per svariati anni, e dopo, le immagini sono cambiate.
Erano i miei fratelli a morire, erano le loro voci che sentivo, anche se loro stavano bene, anche se erano con me, ed erano salvi;quando faceva buio, quando le mie palpebre si chiudevano allora tutte le mie paura si risvegliavano.
Forse è per questo che nessuno lo nota, quando faccio degli incubi il mio corpo non reagisce in nessun modo in particolare, forse perché ci è abituato.
Ho visto Jenny dimenarsi e urlare con tutto il fiato quando ne ha avuto uno.
Forse perché voleva uscirne, forse era il suo modo per dire "vai via non voglio vederti!". Probabilmente io l'ho solo accettato, ho capito che quando tutto diventava buio era il mio turno di soffrire, e nel silenzio i miei demoni si risvegliavano.
Mi alzo dal letto, sono troppo stanco per ritornarci e troppo nervoso per stare fermo qui dentro.
Afferro dalla sedia la mia giacca nera e vado via a passo svelto.
Almeno per qualche ora ho bisogno di allontanarmi da quella stanza buia.

Cassie pov's
Inizio a correre.
Le mie gambe sembrano muoversi da sole, tutto il mio corpo sembra farlo.
Che cavolo sto facendo?
Perché sono uscita di corsa da casa mia?
Chiudo con forza gli occhi cercando di non far uscire altre lacrime.
Mi sto comportando da perfetta vigliacca e da egoista. Eppure il suo sguardo era così truce non riesco a dimenticare i suoi occhi, non riesco a dimenticare come mi hanno fatta sentire.
So quel che pensa di me e probabilmente adesso sto rovinando tutto, ma lui è mio fratello. Perché non può essere veramente felice per me? Perché non può finalmente smettere di fingere almeno una volta.
Le mie gambe continuano a muoversi senza mai fermarsi, sento l'aria gelida del mattino arrivarmi dritto in faccia ma questo di certo non mi ferma.
Non ho mai desiderato di far parte dei milites è successo tutto per puro caso.
Con il tempo mi sono resa conto che le cose non potevano andare avanti, vivevo nella paura per qualcosa di cui avevo finalmente capito di non aver colpa.
Io non ero frutto di un errore, ma di un atto d'amore anche se sbagliato, Io non avevo nulla a che fare con mia madre io non ero lei.
Mi ci è voluto del tempo per rendermene conto probabilmente troppo tempo.
Ero una bambina stupida, odiavo guardarmi alla specchio, odiavo vedere quel che ero perché su di me erano proiettati i pensieri di altri, l'odio il disprezzo. Non sapevo che ci fosse un'altra strada ho sempre pensato che fosse giusto, non meritavo di mangiare con la mia famiglia, non meritavo alcun regalo, alcun abbraccio o carezza. No, io non potevo avere tutto questo, ero solo un frutto marcio, il risultato di un tradimento, il disonore della famiglia Palerents, ero solo questo, nulla di più.
Era quello che ho pensato per anni.
Vivevo ogni giorno adeguandomi ai desideri degli altri, cercando di rimanere nell'ombra e di uscire il meno possibile di giorno.
E poi un giorno qualcosa è cambiato. Non so esattamente cosa sia successo, ma guardando il mio riflesso su uno specchio ho notato che c'era qualcosa di diverso in me, qualcosa nei miei occhi, nel mio viso, era una forza e una rabbia inaspettata, tutto il male che avevo subito e che era rimasto dentro di me nel più assoluto silenzio si era trasformato in un ruggito di rabbia, per la prima volta non ebbi paura.
Potevo uscire senza coprirmi il volto, e potevo farlo alla luce del sole, potevo alzare la testa e camminare guardando dritto davanti a me, non avevo più bisogno di nascondermi.
Le voci assordanti della mia testa si sono trasformati in sussurri lontani, gli sguardi delle persone e le loro parole sono diventati il mio motivo per essere più forte.
Ho imparato a reagire.
Ho capito che dovevo farmi valere e chissà magari se mi mostravo sicura anche gli altri avrebbero iniziato a cambiar opinione.
Io non ero i miei genitori, io non ero mio padre.
Per ogni sassolino lanciato, per ogni pugno, per ogni livido, per tutte quelle goccie di sangue, ho iniziato a triplicare la mia forza, mi allenavo di nascosto nella piccola palestra di casa mia e poi nel bosco.
A qualsiasi ora, in qualsiasi momento io divenni pronta ad affrontare qualsiasi avversità.
E proprio in quel momento che anche Johah ha iniziato ad aiutarmi.
Io mi sono sempre più allontanata da quelle persone con cui ero costretta a vivere e anche lui iniziò a farlo.
Mio padre era sempre stato profondamente severo nei suoi confronti, doveva essere perfetto, doveva tener alto il nome e il rispetto della famiglia e lui iniziò a ribellarsi per quanto possibile. Nonostante questo non si è mai reso conto di quanto nostro padre sia stato fiero di lui, non si ricorda che ogni notte entrava di nascosto nella sua stanza e lo guardava per svariati secondi, i suoi occhi luccicavano erano luminosi e pieni di orgoglio, e poi prima di andarsene gli dava un leggero bacio sulla fronte e poi andava via senza far rumore.
Non se ne è mai accorto, io invece lo vedevo benissimo era così ovvio quanto lui tenesse a suo figlio, anche se lo nascondeva, eppure Johan nonostante tutto quello che ha avuto, dopo il lungo periodo di tensione dovuto al fatto che nonostante avesse compiuto 17 anni da tempo non era stato ancora chiamato per una missione come è tradizione nei milites. Dopo qualche mese non è riuscito più a sopportare la situazione in casa ed è andato via.
All'improvviso mi blocco.
Il cuore continua a battere all'impazzata, faccio fatica a respirare, ma per qualche motivo il mio corpo è immobile, non riesco a muovere un solo muscolo.
Alzo lo sguardo, i miei occhi sono ancora umidi e gonfi, delle lacrime continuano a scendere senza mai interrompersi.
Davanti a me c'è una figura alta, da un lungo vestito color mogano, le arriva fino ai piedi, facendo intravedere la presenza di un tacco, la schiena magra e scoperta, mostra una pelle chiarissima. I capelli chiari sono abilmente raccolti con un fermaglio a forma di farfalla, alcuni boccoli sfuggiti, le ricadono sulla schiena. È immobile, il suo corpo è fermo e tutte le sue attenzioni sono verso un punto non ben definito.
- Cassidy.- Disse la donna piano, come se stesse assaporando il suono del mio nome.
Rabbrividisco, ma non mi muovo, non abbasso lo sguardo anche se non mi può vedere so che sta ascoltando ogni mio movimento, so che è in attesa di qualche mia scenata.
- Sai chi ha scelto questo nome?- Esclamò quasi ridendo.
- Immagino che me lo dirai tu.-
Affermo senza mai togliere lo sguardo da lei.
- Mio marito.- Rispose ignorando il mio commento.
Spalancai gli occhi.
Cosa c'entra lui adesso? All'improvviso mi trovo nel panico, non so cosa dire, come comportarmi, come reagire senza darle soddisfazione. Sono solo sorpresa. Nei miei riguardi la parola "papà" non viene usata molto spesso, anzi, quasi mai e sono felice di questo. Vederlo, o anche solo parlare di lui mi provoca sempre una fitta al petto, come se avessi appena ricevuto una frustata.
Degluiti' anche se con fatica e strinsi i pugni, non voglio permetterle di abbindolarmi così.
- Non so cosa cerchi o perché tu mi abbia seguita, ma non intendo ascoltare.- La avverto cercando di mostrarmi irremovibile, mentre una parte di me freme dalla voglia di sapere qualcosa in più sulle mie origini e su quel che dovrebbe essere, mio padre.
Un sorriso maligno si fa largo sul suo volto.
- Sei sempre stata una che voleva arrivare ai fatti nonostante non ci arrivasse mai.- Esclamò lentamente così che ogni parola mi arrivasse come piccole frecce.
Strinsi i denti.
- L'uomo che tu ti ostini a considerare padre ha solo avuto pietà di te, di una neonata sola e indifesa, senza cure, senza una casa, senza nulla. Non saresti sopravvissuta a lungo, eri debole e piccola, questo devi sempre ricordartelo. Non era affetto quello che provava o che ha mai provato solo pietà.-
Istintivamente mi irrigidiscono, sento qualcosa dentro di me inclinarsi, come è possibile che nonostante tutto riesca ancora a ferirmi così?
- Il tuo nome, nella nostra storia anche se non letterale, ha un significato particolare, probabilmente non lo sai, ma noi teniamo molto al nostro passato. Sono certa che troverai le tue risposte nella biblioteca del centro addestramento, ci sono anche molti libri là.-
Disse come se fossi una stupida.
Dopotutto lei è stata una ombrae, dovevo aspettarmi una cosa simile
- Perché sei qui?- Chiesi cambiando argomento.
Si avvicinò di qualche passo, senza modificare la sua postura perfetta.
Il suo viso di irrigidì, come se fosse fatto di plastica.
- Lascia in pace mio figlio.- Disse guardandomi dritta negli occhi. Il suo sguardo era di fuoco, occhi che si erano improvvisamente accesi grazie ad una scintilla e le fiamme divampavano sempre più alte.
- Non so di cosa tu stia parlando.- Risposi tranquillamente, senza però riuscire a muovermi. Il suo sguardo mi inchiodava li'.
- Non fingere, tu rappresenti il male, tu sei la tempesta che annienterà ogni cosa e lo stai trascinando con te.-
Questa volta mi avvicinai io, mi spostai fino ad averla a solo pochi centimetri di distanza, la guardai con odio e con rabbia.
- Che tu lo voglia o no, non potrai allontanare mio fratello da me.- Sussurrai calcando appositamente sulla parola "fratello".
Come previsto il suo viso si fece paonazzo e una smorfia di disgusto si dipinse sulle sue labbra sottili.
La osservai. Era immobile ancora sotto shock, non l'avevo mai chiamato così di fronte a lei o semplicemente con qualcun'altro che non fosse Johan. Ma mi piace, mi piace come suona, mi piace il dolce suono che ne esce sembra esser capace di sprigionare tutto ciò che c'è tra di noi.
D'ora in poi lo dirò più spesso ed ad alta voce, lo griderò se necessario. Perché Johan e' mio fratello e questo non potrà mai e poi mai mutare.
Me ne vado dandole volutamente le spalle e poi a passo leggermente più svelto per l'euforia vado via.
Lei invece resta lì a guardarmi mentre la mia figura si allontana sempre di più in direzione del centro di addestramento che e' il luogo dove dovrei essere in questo momento. Mentre cammino guardo l'orizzonte, ormai il sole è sorto, i suoi raggi colorati risplendono illuminando il cielo, il rosso e l'arancione divampano vivi mentre l'orizzonte si illumina di nuovi colori.






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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 24, 2019 ⏰

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