Hey Freddie, here we are again.

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' The last enemy that shall be destroyed is death. '
1 Corinthians 15:26

Il sole splendeva nel cielo terso, pallido.
Una leggera brezza, - pungente come solo ci si aspetterebbe da un Gennaio ormai inoltrato - soffiava lieve tra le lapidi in pietra consunta, ricoperte da una spessa coltre di neve.
Nel cimitero nei pressi di Hogsmeade - appena superata la collina fuori città, proprio poco più in là, al limitare della Foresta Proibita - regnava la consueta surreale quiete, interrotta, di tanto in tanto, da un animaletto di passaggio.
Un corvo se ne stava appollaiato sulla cima dell'enorme cancello scuro che segnava l'inizio del piccolo viale acciottolato: questo si snodava sinuoso tra le tombe, diramandosi a perdita d'occhio.

D'un tratto, un rumore.
Passi improvvisi parevano avvicinarsi sempre di più, cauti: una figura sottile, un poco ricurva, procedeva incerta affondando gli stivali in pelle nel manto candido tutt'attorno.

George Weasley si avvolse più stretto nel pesante cappotto di lana, infossando il collo nella sciarpa calda e calandosi il berretto sulle orecchie.
Non gli era mai piaciuto l'inverno, a George: il freddo aveva lo spiacevole effetto di renderlo stanco ed apatico - ancora di più, s'intende -, senza contare che i raffreddori erano all'ordine del giorno e le sere più lunghe, più nere.
Odiava il nero, lo aveva sempre detestato: era il colore della paura, dell'ignoto, del nulla, della

Morte.

Il giovane uomo dai capelli rossi sospirò, nel petto una strana sensazione, indefinibile: insopportabile.
Afferrò una sbarra del cancello e, con una leggera pressione, lo aprì: il corvo gracchiò disturbato, si arruffò le piume e, in un battito d'ali, volò via.
Il rosso si sorprese ad osservarlo, fino che esso non divenne soltanto una macchia d'inchiostro baluginante all'orizzonte.
Era invecchiato incredibilmente in quei tre anni, George: il volto lentigginoso scavato, le occhiaie scure messe in risalto dal colorito eburneo della pelle, il corpo provato dagli svariati chili persi.
Ma era ancora bello, il figlio di Molly Weasley, di una bellezza triste, quasi sfiorita, con le sue ciocche vermiglie perennemente scompigliate e gli occhioni azzurri, che non splendevano più: sulle labbra fini, un sorriso tirato.
Niente più scherzi, niente più bravate, nè comici siparietti.

" Mi manca sentire la tua risata, Georgie. "
Gli ripeteva la madre, di tanto in tanto, con una smorfia triste sul viso maturo. George non le rispondeva, si limitava a poggiarle delicatamente le labbra sulla fronte, in un bacio fugace.
La verità era - e chi l'avrebbe mai detto? - che aveva paura di ridere.
Paura, in quella risata, di risentirlo.

" Non sei ancora andato a trovarlo? "
Gli avevano chiesto in tanti, troppi, per altrettanto troppo tempo: George aveva percepito una nota di disappunto, in alcuni, ma d'altronde, come pensavano di capire? Quella fatidica notte, il suo cuore era morto con lui, e senza il proprio cuore, vivere non è semplice.
'Loro non sanno '
Poi avevano smesso.


Ora era lì, non era questo che contava, forse? Presto lo avrebbe rivisto, si sarebbe scusato: chissà se lui l'avrebbe perdonato. Sperava tanto di sì.

George strizzò gli occhi chiari, arrossati dal gelo pungente, e fissò il luogo che tanto lo aveva tormentato dischiudersi dinanzi a lui: il candore della neve fresca era inframezzato soltanto dal colore vivace di qualche fiore, deposto sulle tombe da chi, insieme a questi, vi aveva adagiato anche un pezzo di sé.
S'incamminò un poco più sicuro lungo il sentiero, pur non sapendo con certezza dove andare; vagò per una manciata di minuti, lanciando occhiate timide prima a destra, poi a sinistra, cercandolo.
Poi, quasi attratto da una muta chiamata, accelerò leggermente il passo: superò una, due, tre lapidi e si bloccò di scatto; strinse violentemente i pugni, il labbro inferiore che tremava, la fronte che si aggrottava.
S'inginocchiò.
Sprofondò nella neve immacolata, ignorando il freddo che iniziava a penetrargli nelle ossa. Allungò una mano pallida e tremante verso la pietra grigia che gli si ergeva di fronte, accarezzandola lievemente, con dolcezza.
Il capo chino, i ciuffi ramati che gli coprivano gran parte del volto, ma non le guance smunte, rigate da rivoli di lacrime: un singhiozzo più acuto lo scosse improvvisamente.
Poi il primo sorriso vero dopo tempo, e un flebile sussurro:

" Ciao Freddie. Sono tornato. "

' Qui giace Fred Weasley.
Fratello,
Figlio,
Amico
Profondamente amato.
La sua risata sarà la colonna sonora nella vita di chi gli ha voluto bene
Eternamente. '

Nota d'Autrice: delirio delle 23,44. Poco sonno, giornata storta, malinconia a bizzeffe e questo è il risultato. Una breve one-shot senza troppe pretese su due personaggi che, personalmente, amo alla follia.

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