five: dirty jokes.

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Lunedì mattina, la mia simpatica sveglia mi ricorda bastardamente alle 7.00 precise che una nuova settimana é alle porte e che é giunta l'ora di alzarmi per recarmi a scuola. Come al solito la spengo imprecando, prima di alzarmi svogliatamente e recarmi in bagno. Quando ritorno in camera e apro l'armadio mi cade subito l'occhio sul vestitino bordeaux che indossavo l'altra sera alla festa.
Vedendolo, mi torna subito alla mente tutto quello che é successo: Dylan ed io che ci baciamo a bordo piscina, il gioco della bottiglia, Michael che mi da della Troia nello sgabuzzino, Dylan ed io che facciamo sesso nella sua camera, Michael che mi piomba davanti mentre sono nudo in quella stanza, il casino successo in auto e boh, direi che è stato un bel weekend pieno di cose.
E' da quando sono tornato alla mia confraternita che non ho più sentito Dylan, dopo che si é fatto male e che Michael ed io siamo finalmente tornati dalla farmacia con le medicine, ho avuto giusto il tempo per medicarlo e poi sono dovuto correre alla mia confraternita per recuperare la mia divisa da cheerleader, per presentarmi ad un ultimo allenamento prima della partita dell'indomani.
Non dico che avrebbe dovuto venire sotto a casa mia e farmi una serenata al chiaro di luna, ma almeno una telefonata per dirmi come stava poteva farmela, soprattutto dopo che mi ero scassato il cazzo per comprargli quelle stupide bende che poteva benissimo comprare da solo.
Avrei dovuto chiamarlo io, forse?

Decido di non starci a pensare ulteriormente, altrimenti farò tardi e io, essendo a capo della mia squadra di cheerleader, purtroppo non posso portare una brutta condotta scolasitca.

Questa volta opto per un top bianco con scritto "Baby Doll" in una calligrafia sofisticata e rosa confetto, che si intona perfettamente con la gonnellina a pieghe dello stesso colore, come le parigine, e persino con le mie amate Adidas. Dopo aver recuperato la giacca e lo zaino, afferro i miei immancabili Ray-Ban ed esco di casa senza nemmeno fare colazione, pronto -si fa per dire- ad iniziare la mia giornata.
Arrivo davanti al college piuttosto in orario, infatti il portone si sta aprendo proprio in quel momento. Lucas? Che diavolo ti sta succedendo? Stai arrivando un po' troppo in orario in questo periodo.

Cammino lungo il corridoio principale e poi verso il mio armadietto, dove poso lo zaino, e recupero soltanto i libri che mi servono per le prime due lezioni, per poi chiuderlo e fare per incamminarmi verso l'aula di fisica.
Proprio in quel momento scorgo Michael camminare a poca distanza da me. Vorrei evitarlo, ma subito il mio cuore inizia a battere forte e mi ritrovo ad osservare ammirato quelle spalle larghe coperte dalla sua solita felpa blu e bianca e quel sedere perfetto dentro a quei jeans così stretti. É vero, mi ero detto che non avrei più pensato a lui dopo tutto quello che era successo, il fatto che mi aveva dato della troia e mi aveva detto chiaro e tondo che non vuole mai avere a che fare con me, però lui ha il potere di attrarmi a se ogni volta che può, esattamente come una calamita. Non riesco proprio a trattenermi dalla tentazione di seguirlo.
In questo modo arriverò in ritardo in classe, perché Michael non frequenta la mia stessa lezione, ma che importa, mi inventerò una scusa con il prof, o al massimo salterò l'ora.
Mi metto a camminare dietro a Michael, ovviamente ad una certa distanza per non essere scoperto, finché non lo vedo svoltare a destra. Dove starà andando? Giro anche io, e proprio quando penso che l'ho perso di vista lo intravedo entrare nel bagno dei maschi.
Mi avvicino allora alla porta della toilette e, facendo finta di niente, la apro, entrando dentro.

Tutte e quattro le porte dei wc sono chiuse, ma dubito che siano tutti occupati. Mi piego leggermente per spiare al di là della piccola fessura sotto alla porta per cercare di capire dove si sia chiuso Michael, ma proprio mentre intravedo le sue All Stars nere la porta si apre, e io arretro di un passo.

Dirty skirts; mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora