Prologo

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2 luglio.

Lo avevo segnato ovunque: sul calendario, sul cellulare, sui social.

Finalmente, dopo mesi, avrei rivisto mio cugino, per giunta sul palco.

La sveglia suonò alle sette di quella splendida mattina con quell'odioso e solito suono "bip, bip, bip-bip" la ammutolii e mi sedetti sul bordo del letto fissandomi i piedi e pensando al nulla.

Tutte le mattine la stessa storia.

Mia sorella sbatté la porta d'ingresso facendomi sobbalzare e svegliare del tutto.

"Marta muovi quel culo o gli zii ti lasciano a piedi." La solita delicatezza di Emma.

Mia madre aveva perso ogni speranza con lei, era irrecuperabile. Nonostante avesse ventisei anni aveva un comportamento infantile, a tutti gli effetti.

Entrai nella doccia, facendone una di dieci minuti. Ne uscii con i nervi sciolti e avvolta in un morbido telo bianco di spugna.

Infilai pantaloncini in jeans chiari a vita alta e top bianco abbinato a delle Stan Smith dello stesso colore.

Pettinai le morbide onde dei miei lunghi capelli biondi e mi truccai.

Non ero mai stata brava nel trucco, infatti ci mettevo come minimo venti minuti.

Passai la matita e il mascara nero, evidenziando i miei grandi occhi verde smeraldo e contrastando con la mia pelle chiarissima.

Infilai i grandi occhiali neri da vista e scesi le scale, preparandomi psicologicamente alle parole di mia sorella.

"Non bere, non farti canne, non fumare e soprattutto non sparire. Non ci vado a Chi L'ha Visto a piangere per te." Mi disse guardandomi dall'alto verso il basso e riattaccandosi al cellulare.

Oltre che caratterialmente non mi somigliava affatto, lei aveva capelli e occhi castano scuro, pelle olivastra ed era di altezza adeguata alla sua età.

Corsi a casa degli zii, nella via parallela alla mia e li vidi sul cancello.

Quel cancello che avevo sorpassato milioni di volte nei miei diciassette anni di vita, quel cancello che raccontava delle mie lacrime e dei miei abbracci quando rivedevo mio cugino.

Era da sempre stato un ragazzo dolce e affettuoso con chiunque lo meritasse, mi aveva dato tutto, in ogni senso, senza risparmiarsi mai. Grazie a lui mi ero avvicinata al mondo della musica e ne ero entrata a fare parte.

Mi gettai fra le braccia di zia Tiziana, lei mi aveva sempre trattata come una figlia e le volevo un bene indescrivibile. Lavorava come professoressa all'università, perciò oltre ad avere una grande cultura, aveva anche un enorme pazienza e capacità comunicativa. Mi aveva insegnato anche questo.

"Sei bellissima!" Obiettò Lorenzo, loro primo figlio, distraendomi dai miei pensieri

"Tole!" Abbracciai anche lui e successivamente zio Piertommaso.

Lo zio suonava tastiera e batteria ed era stato da lui che Riccardo aveva imparato a suonare quest'ultima dall'età di cinque anni.

Salii nella loro auto, accanto a Lorenzo, nei sedili posteriori.

"Sei pronta per rivedere Riccardo?" Mi domandò la zia.

"Non lo so, mi manca troppo." Risposi mentre partivamo da Pescara diretti alla vicina Città Sant' Angelo.

"Arrivano alle nove." Mi informò Lorenzo digitando qualcosa sul cellulare.

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Scesi dall'auto e respirai profondamente.

Serva Me, Servabo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora