Ogni giorno la campanella suonava alle 8.32 precise, ma quel giorno alle 8.29 gli studenti erano già in classe, seduti sulle loro sedie, con il libro di antologia sul banco. Il professore se ne stava appoggiato sulla cattedra, ad aspettare gli ultimi ritardatari. Prima Stefano, poi Alessia e infine Mattia. Mancava però ancora un ragazzo, Tommaso, che solitamente arrivava sempre in ritardo. 8.30: nessun segno del ragazzo. Tic, toc, tic, toc. Alle 8.35 Tommaso arrivò. Sembrava distrutto, aveva due occhiaie enormi, i capelli scompigliati e sembrava essersi vestito alla veloce. Grondava di sudore a causa della gran corsa appena fatta.
Arrivato al suo banco, lasciò cadere la cartella e si accasciò sulla sedia. Pose la testa sul banco e aspettò.
"Tommaso, buongiorno. Come mai ancora in ritardo?".
"Scusi professore, ho avuto dei piccoli problemi questa notte. Davvero, mi scusi" rispose il ragazzo con ancora la testa china sul banco.
Tutti i compagni lo guardavano, avevano quasi paura. All'improvviso si alzò dal fondo della classe Mattia, il vicino di casa di Tommaso.
"Professore, io so perché Tommaso è arrivato in ritardo. So perché arriva in ritardo ogni giorno. Lui pensa che io non lo veda, ma suo padre, alla sera, torna sempre ubriaco fradicio. Si accascia sulle scale e tocca a lui tirarlo dentro casa; Tommaso, tuo padre è un ubriacone! Ecco spiegato il motivo dei suoi ritardi!".
Il professore lascio cadere il gessetto che aveva in mano. Era palesemente scosso.
Tommaso, dopo aver sentito quelle accuse indegne, si alzò di scatto in piedi.
"Tu non ti devi permettere di dire una cosa simile!" disse con voce gracchiante e in modo molto aggressivo.
"Mio padre non ha nulla, non ha problemi di nessun genere! Lui arriva a casa la sera tardi, quando ormai tutti sono già a letto ed è impossibile che tu lo veda!".
Nella classe regnava il silenzio. Era un silenzio che quasi si poteva tagliare con il coltello. Era un silenzio denso, palpabile.
Ad un tratto si alzò Alessia, la ragazza che piaceva a Tommaso. Era bellissima: occhi neri come la pece, capelli rossi e qualche lentiggine qua e la.
"Professore, Mattia sta dicendo una miriade di bugie. Conosco benissimo il padre di Tommaso che è una bravissima persona. Ci ho anche parlato, e non è per nulla un ubriacone!".
Il professore stava fermo, fissava il vuoto. La pelle gli era divenuta bianca come il latte.
La campanella suonò. Come il suono di una sveglia che fa uscire l'umanità da una trance eterna.
Le successive quattro ore passarono in fretta, soprattutto per Tommaso che dormì tutto il tempo. E, strano anche per lui, i professori lo lasciarono dormire.
Giunse il momento di andare a casa. Tommaso prese la sua cartella, e pian piano si diresse verso le scale che portavano all'uscita. Li c'era Alessia che lo aspettava.
"Dai Tommy, oggi è stata una giornata stressante per te. Lascia che ti accompagni a casa".
Lui fece un cenno positivo con la testa, e i due si diressero verso la casa di Tommaso. Dopo quindici minuti arrivarono.
"Ci vediamo domani mattina allora" disse Alessia con un sorriso. Si girò e partì, diretta verso casa sua. Ad un tratto si girò nuovamente, corse verso Tommaso, e gli diede un bacio sulla guancia.
Tommaso rimase fermo li, vicino alla porta di casa sua. Gli aveva dato un bacio. Non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire. Tutta una giornata che stava andando in rovina si era risollevata per merito di un bacio.
Entrò in casa con un sorriso. Mangiò, fece i compiti, guardò un po' la televisione e infine cenò. Di suo padre nemmeno l'ombra. Arrivarono le 23.30, e sentì il campanello.
Finalmente era arrivato. Tommaso andò verso la porta, la aprì lentamente e vide suo padre. Era li, disteso all'entrata, con una bottiglia di Jack Daniel in mano. Si era addormentato. Aprì completamente la porta, si chinò verso di lui, gli scostò i capelli da davanti agli occhi.
e lo prese quasi in braccio.
"Forza papà, andiamo a dormire" disse Tommaso con voce flebile e dolce.
Lo portò sulla poltrona, gli mise una coperta, e si diresse verso camera sua. Salì le scale, entrò nella sua camera, e chiuse la porta.
Il padre, ancora seduto sulla poltrona, aveva le guance fradice di lacrime amare.
"Scusa Tommy, scusa".
E si lasciò cadere in un sonno profondo.
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La Verità
Teen FictionIl primo racconto di una piccola storia, scritta da me. Un padre, un figlio e qualche amico. Un qualcosa di complesso, una realtà che vivono molti ragazzi. Spero vi piaccia :)