Jane ed Edward avevano sistemato la loro casa tutto il pomeriggio e ormai si era fatta sera, così decisero di andare a prendere le valigie. A quell'ora i genitori di Edward erano già andati via, li aveva salutati in mattinata.
«Per mangiare verrai da noi, va bene?» disse Jane a Jonathan sistemandogli un po' i capelli e la camicia. Si stava comportando come una mamma chioccia.
«Qualche volta verrò comunque, magari mentre vado a lavoro quindi fatti trovare sveglio. Poi al ritorno passiamo a prenderti noi per il pranzo.» continuò la ragazza mentre lui annuiva.
«Comportati bene, non distruggere niente, se non ce la fai a fare qualcosa chiedi a me.»
«Mi stai dando le raccomandazioni che si danno a un bambino.» le disse lui, sorridendo.
«Oh, non farci troppo caso.»
Jonathan abbracciò la ragazza.
«Divertiti, va bene?» le disse e lei annuì.
«Adesso sistemati che andiamo, è ora di cena.»
«No, stasera non vengo, vado a mangiare in qualche posto.»
«Perché?»
«Tu non preoccuparti, vai.»
«Non ti ubriacare.»
«Non lo farò.»
«Ci vediamo domani, allora.»
«Certo, a domani. Passa una bella serata.»
«Grazie.»
I due ragazzi si sorrisero, poi Jane ed Edward uscirono di casa. Cominciarono a camminare e dopo una decina di minuti arrivarono a casa Norton.
«Benvenuta nella tua nuova casa temporanea!» le disse Edward facendola sorridere.
Dal corridoio arrivò di corsa Damien.
«Ciao! Benvenuta a casa nostra, scusami per la volta scorsa.»
«Fa nulla, grazie.»
«Vieni, ti mostro la tua camera.» le disse Edward e andarono nel corridoio. C'erano cinque porte: la stanza dei genitori, la stanza di Edward, quella di Damien, il bagno e un'altra camera. Il ragazzo aprì proprio quest'ultima porta.
La stanza era semplice, con un letto, un armadio e un comodino. Ma, d'altronde, in tutte le case non si trovava nulla di più, non c'erano i fondi per comprare altro. Il camino nell'altra casa era un'eccezione, un po' come quella camera.
«Grazie.»
«Che ne dici se ora andiamo a mangiare?»
«Sì, ai vestiti ci penso stasera o domani.»
«Non se ne parla proprio, stasera festeggiamo!»
«E come?»
«Magari a te sembrerà un'idea pessima, ma... Vedrai.»
Il sorriso di Edward non fece presagire nulla di buono alla ragazza, ma sorrise ugualmente mentre andavano in cucina.
«Cosa ci prepari di buono?» le chiese l'amico e Jane rise.
«Devo cucinare io?»
«Di solito cucina nostra madre, ma adesso lei non c'è.» scrollò le spalle Damien.
«Quindi dovrei essere vostra madre, praticamente.»
«Non proprio.» sorrise Edward. «Ti aiuto io.»
«Va bene.»
Cucinarono qualcosa di semplice, anche perché non c'era nulla di particolare, proprio come a casa di Jane. Si sedettero attorno al tavolo e iniziarono a mangiare.
«Allora, Jane... Ti chiami Jane, vero?» disse Damien e la ragazza annuì. «Bene, cosa fai di bello nella vita oltre a lavorare?»
«Mh... Esco con tuo fratello.» disse alla fine lei e Edward quasi non si soffocò col cibo.
«Ma siete fidanzati per caso?»
«No.» dissero i due ragazzi e Damien li guardò stravolto.
«Va bene...»
«Tu lavori?» gli chiese Jane.
«Sì, lavoro in campagna.»
«Oh, interessante.»
Il ragazzo scrollò di nuovo le spalle ingoiando un boccone. Non ci misero molto a mangiare, infatti dopo i due fratelli si lanciarono a raccontare le loro avventure più divertenti, facendo venire a Jane i crampi dalle tante risate.
«Ragazzi, sono le undici.» disse poi Edward e smisero di ridere.
«Se volete andare a dormire va benissimo, siamo tutti stanchi.» disse Jane pensando che si riferisse a questo, ma si sbagliava.
«In realtà è il momento di festeggiare!» esclamò, invece, e si alzò. Andò a prendere qualcosa che Jane non riconobbe finché Edward non si avvicinò. Erano bottiglie piene di liquori diversi.
«State scherzando?» chiese.
«No. Sapevo che per te sarebbe stata una pessima idea.» le disse l'amico mentre Damien osservava una bottiglia.
«Se non vuoi non fa nulla.» le disse il fratello minore.
«Io... Non ho mai bevuto cose del genere.»
«C'è sempre una prima volta per tutto. Assaggia, se non ti piace posiamo tutto.»
La ragazza soppesò l'idea. Edward aveva ragione e assaggiare non le sarebbe costato nulla.
«Va bene.» disse alla fine e i ragazzi aprirono le bottiglie.
«Tieni.»
Edward le porse un bicchiere di qualcosa. Jane lo prese, lo guardò e lo odorò, sembrava forte. Decise di assaggiarlo e bevve. Le bruciava tutto, ma due secondi dopo diventò piacevole.
«Che te ne pare?»
«È buono. Come fate ad averlo?»
«Piccoli sfizi di nostro padre, ma non li ha mai bevuti.»
«E io, essendo maggiorenne, ho il diritto di berli.» aggiunse Edward.
Jane non fece più domande e se ne versò un altro po'.
«È la tua prima volta, non esagerare se non vuoi sentirti male.» la avvisò Damien.
«Va bene.»
Le bottiglie cominciarono a diventare più vuote e i ragazzi sempre più brilli. Andarono tutti in camera di Edward con le bottiglie in mano, ormai i bicchieri non esistevano più per loro. Jane e Edward si sedettero sul letto, Damien si buttò a terra. Jane era ancora lucida, non aveva bevuto come i ragazzi, aveva seguito il consiglio di Damien, ma anche lei prendeva un sorso ogni tanto da una bottiglia.
I ragazzi iniziarono a ridere e Jane capì che ormai erano ubriachi.
«Perché tu non ridi?» le chiese Edward. Con quel tono appariva buffo e Jane non riusciva quasi a crederci. Ogni uomo prima o poi cede a qualcosa.
«Non sono ubriaca e adesso voi due dovreste andare a dormire.» gli rispose togliendogli una bottiglia dalle mani.
«Ehi!»
«Non fare il piagnucolone, quello che hai bevuto ti basta.»
Tolse la bottiglia anche a Damien, ma lui non si scompose. Fece alzare il ragazzo da terra e lo portò in camera sua.
«Adesso dormi.»
«Grazie, mamma.»
Jane sorrise e gli diede una carezza sui capelli, poi andò via chiudendosi la porta alle spalle. Tornò da Edward, che aveva bevuto più di tutti. Lo trovò a scolarsi una bottiglia e subito gliela tolse. Lui, però, le bloccò i polsi. Stava diventando caldo, Jane lo percepiva sulla sua pelle.
«Vieni, ti metto a letto, va bene?»
Lui annuì e lasciò andare la ragazza, che lo fece sdraiare. Lui restò a guardarla mentre puliva la camera dalle bottiglie disseminate.
«Jane?»
«Dimmi.»
«Piuttosto che pulire, vieni a sdraiarti con me.»
«Addormentati.» gli disse invece la ragazza.
«No, dico seriamente.»
«Sei ubriaco, non sai quello che dici.»
«So respingere l'effetto dell'alcool, quando voglio.»
«Nessuno può farlo.»
«Evidentemente non conosci molto sui Fodas. Hai notato il mio calore, prima?»
La ragazza annuì.
«Quando aumentiamo la nostra temperatura è come se bruciassimo tutto l'alcool presente nel nostro corpo, quindi possiamo essere ubriachi fradici, ma in un attimo possiamo tornare completamente sobri. Al momento forse sono più sobrio di te.»
«Hai ragione, non so nulla sui Fodas, tantomeno sugli altri stati!» si lamentò la ragazza sedendosi sul letto.
«Dovresti fare una ricerca, per conoscere meglio ciò che sei.»
«Io non so nemmeno cosa sono.»
«In che senso? Cosa sogni?»
«Non dovrei parlartene...»
«Andiamo, so molte cose, potrei aiutarti.»
Jane ripensò al suo ultimo sogno e tirò un sospiro.
«C'era una spiaggia. Un fulmine si schiantava sul mare e tutti i coralli iniziavano a bruciare. Il vento poi trascinava con sé i coralli bruciati e li depositava in un prato, da cui nascevano tanti fiori. Tutto qui.»
«La spiaggia, il mare e i coralli potrebbero far pensare ai Kydas, ma il fuoco è il simbolo dei Fodas. Il vento si rifà agli Aedas e il prato e i fiori ai Gedas. Non so cosa pensare...» continuò Jane.
«Domani dobbiamo andare in un posto.» concluse il ragazzo.
«Dove?»
«Prima del mio giorno della registrazione ero andato in biblioteca, per approfondire, appunto. Mentre cercavo qualcosa sui Fodas, avevo trovato uno strano libro. Si chiamava "Tutti i segreti della magia di Aproth", o qualcosa del genere. Avevo iniziato a leggerlo, ma non parlava dei Fodas, così l'avevo posato. Ora che ci ripenso mi ricordo che parlava di sogni strani, ambigui, e di altri stati. Parlava di cose che non avevo mai sentito dire, ma adesso non ricordo bene. Possiamo cercare, magari ce l'hanno ancora.»
La ragazza annuì, mentre il cervello le si aggrovigliava. Esistevano davvero altri stati? Le avevano sempre parlato di Aedas, Fodas, Kydas e Gedas, mai di altro. Non vedeva l'ora di trovare quel libro, la curiosità la stava divorando.
«Adesso vado a dormire, sono stanca e domani dovrò andare a lavoro, proprio come te. Buonanotte, Edward.»
«Buonanotte, Jane.»
***
«Come stai? È successo qualcosa ieri? Dimmi che non ti sei ubriacato.»
Jane ed Edward erano appena arrivati a casa della ragazza, che aveva già iniziato a riempire di domande Jonathan.
«Sto bene, non è successo nulla e non mi sono ubriacato. Tu come stai, invece? Non hai fatto niente di azzardato, vero?»
«Sto bene e sta' tranquillo. Adesso devo scappare o rischio di arrivare in ritardo, passiamo a prenderti dopo, va bene?»
«Perfetto, a dopo. Buon lavoro.»
Una volta fuori, Jane si rivolse a Edward.
«Sicuro che non ti dia nessun fastidio che Jonathan venga a casa tua?»
«Più che sicuro.»
«Edward, posso chiederti una cosa?» domandò Jane dopo due minuti di silenzio.
«Certamente.»
«Il principe William mi ha invitata ad uscire con lui. Secondo te dovrei andarci?»
Edward rimase sorpreso. Cosa stava succedendo tra Jane e il principe?
«Se tu vuoi andarci, non vedo nessun motivo per cui dovresti rifiutare.» le disse.
«Non riesco ancora a crederci...»
Arrivarono davanti la locanda e si salutarono. Edward andò via e lei entrò. I suoi amici non la salutarono come al solitolo e capì il perché solo quando il suo sguardo si posò su una figura in fondo alla sala.
«Buongiorno, ti stavo aspettando.»
La ragazza appese il suo cappotto e andò verso il ragazzo, ricordandosi mentalmente di dargli del tu, non del voi.
«Buongiorno. Come mai già qui?»
«Volevo palarti. Siediti, dai, è ancora presto.»
La ragazza annuì e si sedette.
«Di...mmi.» disse. Le veniva davvero strano parlare così al principe.
«Come stai?»
«Bene, grazie.»
«Sai, ho organizzato una cosa, sempre se accetterai. Potresti venire a palazzo, qualche volta: avremmo una cena solo per noi due e poi potresti anche restare a dormire lì.»
Charlotte e Raphael sgranarono gli occhi dall'altro lato della sala senza fiatare.
«Oh. Io... Non saprei cosa dire, è tutto molto strano per me.»
«Se non te la senti, non sei obbligata a venire. Potremmo conoscerci meglio, prima.»
«No, no, è una bella idea, sono solo... Sorpresa.»
«Allora stasera?»
«Per oggi avrei altri impegni, a dire il vero, scusa.»
«Allora decidi pure tu.»
«Anche domani, se per te non è un problema.»
«Affatto. E siccome adesso dovrei essere nel mio letto devo scappare, prima che se ne accorgano, perdonami.» disse il principe alzandosi e Jane lo imitò.
«Fa nulla. Allora... A domani sera.»
«Sì. Entra pure dalla porta d'entrata e chiedi di me. Puoi venire a che ora vuoi, nessun problema.»
«Va bene... Ci vediamo.»
«Ciao.» le disse e le stampò un bacio sulla guancia, facendola restare immobile.
Appena lui uscì, dentro la locanda scoppiò il finimondo. Era come se fossero entrati cento uomini in una volta, ma in realtà erano solo Raphael e Charlotte.
«Oh mio dio! Hai un vero appuntamento col principe! Chissà che bontà mangerai! Devi vestirti elegante, dimmi che hai un abito elegante! Ti ha pure inviata a restare lì per la notte e secondo me l'ultimo dei vostri pensieri sarà dormire! Ti rendi conto?! Il principe è interessato a te!» iniziarono a urlare insieme e a Jane stava già per scoppiare la testa.
«Ragazzi, basta, davvero! State per farmi sentire male, smettetela! Risponderò solo se vi calmate!»
I due si ammutolirono e Jane tirò un sospiro di sollievo.
«Prima di tutto dimmi che hai un abito elegante e sensuale, perché è la prima necessità.» le disse subito Charlotte.
«Elegante non proprio, sensuale scordatelo di già. Non devo farci nulla, va bene?»
«No, non va bene. Ti ha invitata a restare lì tutta la notte, sai che significa? Significa che vuole portarti in camera sua, mia cara!»
Jane la ignorò. «Forse posso trovare un abito adatto tra quelli di Marie.»
«Non se ne parla! Quegli abiti sono vecchi e non puoi metterli per un appuntamento col futuro re di questo regno. Si dà giusto il caso che io di recente abbia speso i miei risparmi per un abito che sognavo da tempo, è elegante e seducente al punto giusto. Su di te sarà una meraviglia! Raphael!» disse Charlotte e attirò l'attenzione del ragazzo.
«Coprimi mentre vado a prendere a casa mia quest'abito, così poi ha tutto il tempo per provarselo e per vedere come le sta.»
«Vai.» la incitò Raphael e senza nemmeno dare il tempo a Jane di obiettare, Charlotte corse fuori.
«È solo una cena.» sospirò la ragazza.
«Con il principe, il futuro Re, che vive nel lusso più totale e che può avere tutte le donne che desidera, ma che ha scelto proprio te. Devi sentirti fortunata. Se riesci ad entrare nelle sue grazie, chissà che tu non diventa la prossima Regina.»
«Non stiamo andando a sposarci!»
«Per adesso. State andando soltanto a una cena, nel palazzo reale, con i camerieri che vi tratteranno come degli dei, mangerete benissimo e, cosa probabile, dopo vi chiuderete nella sua camera, con chissà quale enorme letto e con quali lussi, e solo Dio sa cosa succederà lì dentro.»
Jane gli tirò piano uno schiaffo, facendolo sorridere.
«Che c'è? È soltanto la verità!»
«Ma fammi il piacere.»
Dopo dieci minuti nella locanda entrò Charlotte, con un lungo abito tra le mani. Jane si chiese cosa avessero pensato le persone che l'avevano vista per le strade con quello in mano.
«Ed ecco a te!»
La ragazza esaminò quell'abito. Era di un verde particolare, abbastanza scuro, senza spalline, abbastanza largo di sotto, ma non molto, e aveva una larga fascia marroncina che copriva quasi tutto il busto, lasciando scoperto il tessuto destinato a coprire il seno.
«Capisco perché lo sognavi da tempo, è fantastico. Non voglio metterlo, è il tuo.»
«No, devi accettarlo, davvero. Solo dopo averlo preso mi sono resa conto di non avere occasioni in cui indossarlo, quindi sono felice che a te possa essere utile. Prendilo, tanto è solo per quest'occasione. Poi dovrai tornarmelo, non si sa mai che qualche altro principe voglia uscire anche con me.» disse, scherzando alla fine e facendo ridere l'amica.
«Grazie.» disse Jane abbracciandola.
«Vai a rubare il cuore a quel principe.» le disse Charlotte facendo ridere l'altra ragazza. Andarono a posare l'abito al sicuro e poi iniziarono a lavorare.||spazioautrice||
Salve!! Capitolo di passaggio anche questo, ma nel prossimo si scoprirà una cosina (che è praticamente alla base della storia) e in quello successivo ci sarà la cena, quindi spero di essere perdonata!
Per fare un po' di chiarezza, l'abito che Charlotte da a Jane è questo (quello a sinistra):Domani inizia la scuola e sto troppo in ansia, non so che mettere, spero di non fare brutte figure già dal primo giorno e non so che faremo e boh, sto troppo troppo in ansia. Qualcuno mi aiuti.
ABBANDONATEMI A HOGWARTS.
~Rob ❤️
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Kalos
Fantasy|IN REVISIONE| [19.09.16 #251 fantasia] [12.11.16 #251 fantasia] [01.12.16 #150 fantasia] [18.12.16 #144 fantasia] [21.12.16 #138 fantasia] Jane era diversa e lei lo sapeva. Sapeva anche che nessuno doveva venire a conoscenza del suo segreto, o avre...