Prologo

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Quando aprii gli occhi capii di non essere nella mia adorata stanza, qualche raggio di Sole illuminò meglio l'ambiente.
La mia vista era ancora un poco sfocata e il mal di testa non pareva attenuarsi, sfregai gli occhi e cercai di mettermi seduta in quel letto scomodo.
Appena mi misi seduta vidi la tristezza della stanza in cui mi trovavo. Affianco a me si trovava una ragazza intubata, avrà avuto qualche anno più di me, era così pallida da sembrare morta.
Solo in quell'istante capii dove mi trovavo. Ero stata ricoverata, ma per cosa? Non ricordo niente della sera prima.
Bussarono alla porta, non ebbi il tempo di rispondere che una signora sulla quarantina, in camice azzurro, entrò con un gran sorriso nella stanza.
<<Ti sei svegliata Joelle? Come ti senti? A breve verrà un medico a controllarti>>
<< Tutto bene...perché sono qui?>>
L' infermiera mi sorrise ed uscì dalla camera come se niente fosse.
Avevo una forte urgenza di andare in bagno e vomitare tutto ma le forze mi mancavano.
Non passarono nemmeno 5 minuti e un medico con folti capelli brizzolati entro in stanza e senza dire niente inizio i controlli.
Prese la mia cartella clinica e la commentò sottovoce, mi osservò un poco e poi riprese la sua lettura.
Lo iniziai ad osservare, ero curiosa di sapere per quale motivo mi trovavo in quella stanza, da sola e senza l'ombra dei miei genitori.
Dove sono mamma e papà? Perché mi trovo qui?
Le domande aumentavano e con esse il mal di testa, quindi, decisi di dialogare con il silenzioso dottore sperando di ricevere qualche risposta.

<<Dottore, lei mi sa dire che mi è successo?>>
Il dottore mi scrutò con uno sguardo di disprezzo corrugando la fronte.
<<Sei qui e non sai nemmeno per cosa? I tuoi genitori sono terribilmente spaventati per ciò che hai tentato di fare. Non ti ricordi che hai fatto?>>
L'uomo non mi diede tempo di ribattere.
<<Volevi sentirti importante provando l'ebbrezza del suicidio? quante pillole hai preso ieri? Dieci? No, troppo poche per dimenticare tutto, forse 20 o qualcosina in più. Che motivi avevi?>>
Il mio sguardo cadde nel vuoto, non ricordo niente, cosa mi procurò tanto dolore?
Quest'uomo mi stava criticando senza ritegno, senza saper niente di me, ma chi si crede?
<< Senta, perché non svolge il suo lavoro evitando critiche inopportune?
L'uomo voltò le spalle e fece per andarsene ma quando fu alla porta decise di rivolgermi la parola.
<<Signorina Joelle, si prepari, lei sta per tornare a casa, chiamerò un'infermiera per toglierle la flebo e per procurarle una sedia a rotelle.>>
L'uomo sbatté la porta e se ne andò senza salutare.
Vidi i miei vestiti piegati accuratamente nella sedia vicino al letto, allungai un braccio per poter iniziare a vestirmi, odiavo il tessuto del camice che a causa del sudore mi restava appiccicato alla pelle.
Un'infermiera entrò in stanza mi tolse velocemente la flebo e senza dire nulla mi aiuto a vestirmi.
Portò con sé una sedia a rotelle e mi aiutò a sedermi prima di portarmi fuori mi chiese se avevo con me oggetti particolari; mi ricordai del cellulare e la giovane me lo avvicinò e finalmente mi portò verso l'uscita dell'ospedale in attesa che uno dei miei genitori venisse a prendermi.

Nel mentre guardai il cellulare, scrutai attentamente i messaggi e quelli ricevuti su whatsapp, finalmente trovai la causa del mio tentato suicidio... Mike...
Mike era morto.
Era il mio migliore amico da ormai 4 anni, aveva 20 anni, 2 in più di me.
Lui non c'era più... l'hanno portato via da me, non ho avuto nemmeno il tempo per salutarlo.
Torna Mike.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 27, 2016 ⏰

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