Mi stavo dirigendo alla stazione.
Bologna è molto bella come città ma le persone che la abitano è meglio tenersele lontane.
Ero quasi all'ingresso, volevo già comprare due panini per me e per lei quando mi arrivò un messaggio. Pensando che fosse la solita pubblicità, volli lasciar perdere e mi misi in fila ad aspettare il mio turno. All'improvviso il mio telefono iniziò a vibrare di messaggi: lo presi in mano e lessi il mittente, era lei.
All'inizio pensavo volesse avvisarmi che era arrivata, effettivamente il primo SMS diceva così, ma quelli dopo erano più inquietanti. Potevo sentire lo spavento in quelle parole che descrivevano un uomo sulla trentina, pelle color mulatta, capelli neri e ricci. Dall'inizio del viaggio questo non faceva altro che seguire ogni suo movimento con lo sguardo. Mi allarmai, anche se non più di tanto, le scrissi di rimanere calma e andare dove c'era più gente possibile e di mettersi vicino a qualcuno dall'espressione affidabile a cui chiedere aiuto, nel caso la situazione fosse peggiorata. Mi rispose immediatamente lamentando che non c'era gente, effettivamente sotto alla ferrovia non c'era quasi mai nessuno che si fermava a bere un caffè o aspettare il treno. Era la zona più tranquilla di tutta la stazione ferroviaria.
D'un tratto il mio cellulare squillò, era lei. Risposi, inizialmente non capivo chi stesse parlando, ma quella che sentivo non era una voce, erano più rumori di passi strisciati sul suolo e il sussurro di lei che pregava l'uomo piangendo di lasciarla andare. Lasciando il cellulare vicino all'orecchio mi misi a correre verso le scale più vicine. Un poliziotto subito mi fermò sospetto e gli spiegai velocemente quello che stava accadendo e che se avessi perso ancora qualche minuto, sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto.
Scendemmo tutti e due verso i binari secondari, in lontananza la vidi, stretta fra le braccia dell'uomo che cercava di soffocarla premendole un braccio contro la gola. Era alto quanto lei, ma non sembrava essere in difficoltà nel fare quel che stava facendo.
Urlai il suo nome come per rassicurarla della mia presenza, ma sembrò di non farci caso quando vidi una scena che mi bloccò il respiro. Li avevo proprio davanti, ad una decina di metri di distanza e la vidi sfilarsi dalle braccia dell'uomo lasciandosi cadere a terra a peso morto. Per un attimo ho pensato al peggio. Lui perse l'equilibrio, la guardò dritto negli occhi e lei iniziò a correre nella mia direzione ma lui non perse tempo a pensare e le strattonò un braccio facendola nuovamente cadere per terra sull'asfalto. Mentre il poliziotto chiamava i rinforzi ed estraeva la pistola dalla custodia, la vidi bene: aveva il volto rigato dalle lacrime e dal trucco che colava dagli occhi, lo sguardo disperato di chi sa esattamente di quello che potrebbe succedere da un momento all'altro. Durò un decimo di secondo, ma mi guardò, e parve un'eternità. Sentii il suo sguardo bruciarmi addosso in una richiesta d'aiuto, feci per muovermi in avanti e soccorrerla quando l'aggressore tirò fuori da una busta di plastica un coltello la cui lama incise la sua carne delicata e abbronzata. Il braccio sinistro perdeva sangue, io tremavo al pensiero che sarebbe svenuta prima per il dissanguamento che per altro. Vidi il dolore contorcerle il viso e guardarmi disperata. Cercai di avvicinarmi ancora ma l'uomo agitava il coltello in aria pronunciando parole a me sconosciute. Il poliziotto pure si mise ad urlare con la pistola puntata contro i due e ordinando all'uomo di mettere giù la lama e di allontanarsi con le mani sulla testa.
L'aggressore spaventato abbassò il coltello, veloce come la luce lei glielo prese dalla mano ferendosi ancora; lanciò verso di noi l'arma e con le poche forze ancora nel corpo la sentii cacciare un urlo, che sembrava più un ruggito di dolore, caricò un pugno che spezzò il naso dell'uomo, il quale iniziò a sanguinare copiosamente.
Ero esterrefatto, senza parole corsi da lei e la presi delicatamente cercando di non farle del male, ma lei si abbandonò quasi completamente a me.
Con il vestito bianco imbrattato di rosso, la accompagnai a sedersi e mentre i paramedici si avvicinavano velocemente per soccorrerla, le tenni stretta la mano tutto il tempo che trascorse.
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Il primo di un milione di baci
Romance«Non avrei mai immaginato di potermi affezionare e legare a qualcuno in modo cosi profondo. Io ho bisogno di te, sono stato uno sciocco a pensare che ce l'avrei potuta fare senza di te. Ho bisogno del tuo amore. Lo so che posso sembrare egoista, ma...