Capitolo 1

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Ci tenevamo per mano mentre attraversavamo il parco per andare a prendere un gelato. Uno dei tanti che avrei preso durante quell'estate che tanto aspettavo. Era un bellissimo pomeriggio di Maggio, gli uccelli cinguettavano e i bambini si rincorrevano. Guardai l'orologio che avevo al polso: 16:38. Era bellissimo, con le mie iniziali incastonate sopra, ovvero A E, per Amber Evans. Me lo aveva regalato Emy, la mia migliore amica, prima che si trasferisse in Europa. Io vivo a Boca Raton, in Florida. Emy me lo aveva dato piangendo dicendomi di ricordarmi di lei e confessandomi il suo odio verso le sue origini tedesche che l'avevano costretta ad andarsene. Una lacrima mi rigò il volto. Non vedevo l'ora di riabbracciarla.
-Amber?
La voce di Freddy mi risvegliò dai miei pensieri. Lo guardai.
-Dovresti smettere di pensare a lei continuamente, ti farai solo del male.
Mi asciugai la lacrima. Freddy era il mio ragazzo, nonché mio amico da tantissimi anni. Ci siamo conosciuti quando venne ad abitare nella casa accanto alla mia. I nostri genitori andavano molto d'accordo e a mia madre lui era andato subito a genio. La mia famiglia era una di quelle che si possono definire "classiche". Io la descrivevo sempre come "antica". A mia madre piacevano i vecchi mobili stile anni '50 e desiderava da sempre la famiglia perfetta: figli obbedienti, educati, e costretti a parlare ad altre persone considerate estranee soltanto con l'approvazione dei genitori. Mio padre non era da meno, ma io avevo voglia di cambiare. Infondo avevo 17 anni e desideravo vestirmi e comportarmi come i miei coetanei senza essere la marionetta dei miei genitori.
-Promettimi che per oggi non ci penserai e ti regalerò un gelato.
Sorrise, gli ricambiai. Volevo veramente bene a Freddy, eravamo cresciuti insieme, sapevamo tutto l'uno dell'altro e beh, lui mi piaceva. Era alto più o meno come me, aveva i capelli neri e gli occhi azzurri. Stavamo insieme da quasi un anno ormai.
- Perché sei sempre così premuroso con me?
Dissi dopo aver preso i nostri gelati ed esserci messi seduti su una panchina.
-Amber lo sai, ti amo dal primo momento che ti ho vista.
Non avevo mai creduto a queste cose ed inoltre la prima volta che mi aveva vista eravamo molto piccoli, fin troppo per essere capaci di provare un sentimento così grande. Però sorrisi a quelle parole, forse aveva ragione e noi due ci amavamo veramente.
-Li vedi quei bambini?
Mi indicò un punto non troppo distante.
-Si.
-Sembriamo noi due.
Detto questo mi baciò.
-Ti ricordi di quando per sbaglio ti avevo sporcato di Nutella e non mi avevi più parlato per tutto il pomeriggio?
Si mise a ridere al ricordo di quella giornata.
-Come potrei dimenticarlo.
All'epoca avevo 8 anni e lui 9.
-Bene.
Presi del gelato dal mio cono e glielo spalmai in faccia. Ovviamente lui non tardò a ricambiare e mi ritrovai il viso ricoperto di gelato. Sembravamo bambini dell'asilo ma non mi interessava. Freddy rideva ma all'improvviso si era fatto cupo.
-Oh, Amber.
Mi guardò preoccupato.
-Che c'è?
-Tua madre.
Cavolo, aveva ragione. Se fossi tornata a casa così non mi avrebbe fatto uscire per almeno due settimane. Stavo pensando ad una soluzione.
-Vieni a casa mia, ti laverai la faccia e poi ti riporterò a casa.
-Se ci vede dalla finestra ritieniti morto ma accetto comunque.
Ci alzammo per incamminarci verso casa di Freddy, che era accanto alla mia. Sotto ad un albero vidi una fontanella, corsi e mi lavai la faccia. Freddy mi raggiunse.
-Ma...
-Scusa ma è meglio così.
-Oh, okay.
Sembrava un'assurdità ma mia madre sarebbe stata capace di tutto vedendo tornare a casa la sua bella e brava figliola con la faccia sporca. Ed infondo non volevo andare a casa di Freddy, c'ero già stata migliaia di volte e non mi andava proprio di tornarci anche se non ne conoscevo il motivo.

You Give Me PurposeWhere stories live. Discover now