Era stato un anno difficile il mio, continuavano a succedermi così tante cose che non riuscivo più a controllare le mie solite crisi di pianto.
Anche quando tutto sembrava finalmente andare per il meglio, accadeva qualcosa che mi scombussolava completamente. Qualcuno può pensare che io non facessi nulla per sistemare le cose, ma invece non era così, io facevo di tutto, di tutto per essere felice, ma finivo sempre per avere delle delusioni dalla quale non ne uscivo mai del tutto.
Quell'anno mio padre, aveva perso il lavoro, e con quello anche la casa dove avevamo vissuto per ben dieci anni. Avevo perso un anno scolastico, amicizie, e un ragazzo.
Non ero più la stessa, si sa, una persona quando ha tante delusioni cambia, si chiude in se stessa, non racconta nulla a nessuno, perché raccontare tutto della vita alle persone non sempre è una cosa positiva. Qualche volta le cose ti si ritorcono contro, e quindi, una persona che sta male, si allontana da tutti per paura di coinvolgere le persone che ama in affari assai più grandi di loro e di te. Era più o meno quello che sentivo ogni giorno, in una casa nuova, in una scuola nuova di un anno indietro e con un grande vuoto dentro.
Non che non mi trovassi bene con le persone di quella scuola, semplicemente non mi ero mai aperta più di tanto per farmi conoscere e per conoscere a mia volta. Mi trovavo praticamente in una bolla che potevo scoppiare solo io, e io avevo paura, abbastanza da rimanerci.
Ancora una volta mi trovavo a scrivere sul mio blog, secrets of a teenager, il nome era abbastanza chiaro, era un blog che utilizzavo per raccontare delle mie giornate e sfogarmi.
Lo seguivano molte persone, alcune interessate davvero a quello che scrivevo, altre che invece si divertivano soltanto ad offendere la mia persona.
Ma ormai ci ero abituata, non che mi andasse bene, ma ormai le critiche riuscivo a farmele scivolare addosso e a non fossilizzarmi troppo sopra.
Avevo semplicemente imparato che la gente era povera, e per sentirsi più ricca, usava come arma la critica.
Mi trovavo sul mio nuovo e scomodo letto a pancia in sù, mio padre stava ricevendo le prime soddisfazioni al nuovo lavoro e non potevamo pretendere chissà quanto.
Passavo così la maggior parte del mio tempo, tornavo da scuola e mi chiudevo in camera, mangiavo, studiavo, e finivo col riassumere la mia giornata a persone che non conoscevano nemmeno la mia identità.
Non fraintendete il mio "mi chiudevo in camera", avevo un bel rapporto con la mia famiglia, venivo compresa e sostenuta tutte le volte che ne avevo bisogno, solo che il più delle volte avevo solo il bisogno di essere compresa e sostenuta da me stessa.
Per 'la mia famiglia' intendevo i miei genitori, il buon rapporto non comprendeva anche mio fratello maggiore, da quando il mio fratellino era morto, qualche anno prima, era scontroso con tutti e maggiormente con me.
Il suo astio nei miei confronti era forse un punto che affrontavo sempre nel mio blog.
Mi faceva stare male? Si, domanda retorica.
Non parlavamo mai, il massimo era qualche sguardo condiviso e basta.
Ai miei genitori pesava questa cosa, ovviamente, ma preferivano lasciare a noi la questione.
Eravamo ormai due ragazzi maturi, io di diciassette e lui di diciotto anni.
Il mio fratellino si chiamava Jonathan, ma noi lo chiamavano sempre Jo, aveva quindici anni e la sua morte ha portato una piccola ma profonda crepa nella famiglia.
Il giorno della sua morte ero a casa di una mia cara amica, lui tornava da scuola con un amico più grande, in moto.
Il suo amico, portava il casco mentre lui no, hanno avuto un brutto incidente con un auto che non aveva rispettato il semaforo, e lui è morto sul colpo.
Da quel giorno la nostra famiglia non è più la stessa, mia madre ogni giorno rilegge l'articolo di giornale del giorno dell'incidente, e ogni giorno si forma una crepa sul suo cuore.
Inutile dire come mi senta, persa, inutile, di troppo.
Da quel giorno ho aggiunto il suo nome al mio, Stephanie Jo Williams, come se questa cosa lo facesse sentire più vicina a me.
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Lost on you {REVISIONE}
RomanceEra stato un anno difficile il mio, continuavano a succedermi così tante cose che non riuscivo più a controllare le mie solite crisi di pianto. Anche quando tutto sembrava finalmente andare per il meglio, accadeva qualcosa che mi scombussolava comp...