«Allora, adesso perché non ci dici come è andata ieri sera?» disse Edward beccandosi un'occhiataccia di Jane mentre prendeva un altro boccone.
«Perché? Che è successo ieri sera?» chiese Jonathan, ancora all'oscuro di tutto.
«Ieri sera Jane è stata ad un appuntamento col principe.» sorrise beffardo l'amico. La ragazza non riusciva a credere che l'avesse detto davvero, non poteva crederci. Sapeva perché non ne aveva parlato con Jonathan, perché l'aveva detto?
«Davvero?» domandò il più grande, aspettandosi una risposta da lei, che annuì semplicemente.
«Perché non me l'hai detto?»
«Pensavo che ci saresti stato male.» sussurrò.
«Era per questo quell'abito?»
Jane annuì ancora.
«Oh, bene. Allora come è andata? A questo punto voglio saperlo anch'io.»
Nonostante le sue parole, il biondo ci stava abbastanza male.
«Bene, è andata davvero bene.»
«Tutto qui? Cosa avete fatto fino a notte inoltrata?» chiese Edward incrociando le braccia al petto e Jane era sempre più confusa.
«Non era così tardi...»
«La mezzanotte era comunque passata, o sbaglio? Anche abbondantemente.»
La ragazza rimase in silenzio e continuò a mangiare. Edward aveva già finito.
«Abbiamo mangiato, abbiamo parlato e siamo stati in giardino.»
«Per questo non hai ancora finito, sei ancora sazia? Scommetto che parlare con lui sia stato molto interessante, soprattutto sotto la luce della luna, vero?»
Jane lo guardò stravolta. Cosa diamine stava dicendo?
«Posso sapere cosa hai?! Perché sei strano, molto.»
«Io sto benissimo! Quella che dovrebbe dare delle spiegazioni sei tu. Da quando chiami per nome il principe?»
«Ma... Cosa centra? Mi ha detto lui di chiamarlo William!» rispose la ragazza alzando la voce, si stava innervosendo.
«E tu ovviamente fai tutto quello che ti dice, no? E da quando il principe si fa chiamare da una semplice poveraccia di paese col suo nome? Ti ha pure permesso di levargli la camicia, per caso? Gli hai fatto un balletto o gli hai fatto un qualche giochino col cibo sul suo corpo?»
Jane aprì la bocca, scioccata. Era questo che Edward pensava davvero di lei? Richiuse la bocca, senza aver nulla da dire mentre le lacrime le salivano agli occhi.
«Non trattarla così.» disse Jonathan a denti stretti.
«Sei tu quello che l'ha trattata come una schiava, se non peggio, per due anni.»
Jane non ne poteva più. Si alzò, prese il cappotto e andò via.
«Adesso dove vai?» le chiese Edward mentre chiudeva la porta, ma non ottenne nessuna risposta.
In effetti, non sapeva dove andare. Alla fine optò per la locanda, dove non l'avrebbero mai cercata. Per tutto il tragitto cercò di non scoppiare a piangere in mezzo alla gente, ma appena arrivò nel locale andò in bagno, dove finalmente poté liberarsi senza nessuno pronto a giudicarla.
Dopo aver pianto, cercò di rendersi più presentabile possibile e uscì dal bagno. Si sedette ad un tavolo e si fece portare un bicchiere d'acqua, un altro e un altro ancora.
La ragazza stette lì tutto il pomeriggio, ad ordinare altra acqua per cercare di calmarsi, ma non ci riusciva, affatto. Non riusciva a capire il comportamento di Edward.
«Sei qui dalle due e sono le nove, non credo che tu stia molto bene. Questo lo offre la casa.» le disse la ragazza di quel turno porgendole un piatto di qualcosa che Jane nemmeno decifrò all'inizio.
«Grazie.»
La ragazza mangiò la zuppa che le aveva portato la cameriera, poi decise di andare via, anche se non voleva tornare da Edward. Si convinse di andare a casa sua.
Quando aprì la porta trovò Jonathan camminare per tutta la cucina. Appena si accorse di lei andò ad abbracciarla.
«Dove sei stata?! Ci hai fatto preoccupare tantissimo!»
«Ci?»
«Sì, anche Edward era preoccupato. Si è scusato, sai?»
«Poteva pensarci prima di insultarmi in quel modo.»
Il ragazzo la abbracciò di nuovo. «Stai bene?»
«Sì, sono stata alla locanda.»
«Pensavamo fossi dal principe.»
In realtà Jane non aveva nemmeno pensato di andare da lui. Scosse la testa.
«Lo sai che io non farò nulla per impedirti di vederlo o cose del genere, vero?»
La ragazza annuì.
«Se tu ti senti felice con lui, allora per me va bene.»
«Non sono innamorata di lui, Jonathan.»
«Beh, ma potrebbe succedere, no?»
Jane scrollò le spalle. Sì, potrebbe succedere. D'altronde William era bello, simpatico, era tutto ciò che una ragazza poteva sognare. Chiunque si potrebbe innamorare di lui, molto facilmente.
«Non andartene più in quel modo.»
«Non lo farò, scusami.»
Intanto, a casa Norton regnava l'agitazione.
«Dove diavolo se ne è andata? E se le è successo qualcosa? È un'incosciente!» continuava a dire Edward.
«Io non ho ancora capito perché se ne è andata.» disse Damien, ma il fratello lo ignorò.
«Scommetto che è da quel principino a consolarsi.»
«A proposito, si è divertita ieri sera?»
Edward a questa domanda prese la sua giacca e andò fuori, sbattendo la porta. Damien si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato. Il fratello, però, era già intento ad andare verso il palazzo reale. Appena arrivò, bussò e chiese di vedere il principe.
«Vado ad avvisarlo.» rispose la cameriera che l'aveva accolto, andando via.
Il principe arrivò poco dopo. Stava per chiedere chi fosse il ragazzo, ma Edward si scagliò contro di lui e gli diede un pugno sulla mascella.
«Dimmi dove è Jane!» gli urlò, ma arrivarono immediatamente due guardie che lo presero e lo portarono via con la forza. Prima di essere trascinato via, l'ultima cosa che vide fu il principe che si asciugava il rivolo di sangue che gli colava dall'angolo della bocca, e ne fu orgoglioso.
***
Jane decise di restare a dormire a casa sua, non se la sentiva proprio di tornare a casa Norton. Peccato che tutti i suoi abiti fossero lì, però.
«Vuoi qualcosa di mio per dormire?» le chiese Jonathan.
La ragazza annuì. Se doveva mettere lo stesso vestito per il giorno dopo, avrebbe dovuto toglierlo per la notte e di certo non poteva dormire senza abiti con quel freddo.
Il biondo le prese un maglione e un paio di pantaloni. «Spero vadano bene.»
«Vanno benissimo.»
Andò nella sua camera a cambiarsi, poi tornò in camera del fratellastro.
«Visto? Mi stanno bene. Larghi, ma bene.»
«Domani tornerai da Edward?»
«Non lo so. Sinceramente non ho ancora capito perché mi abbia detto quelle cose, credevo fosse mio amico...»
«Sembrava quasi.... Arrabbiato del fatto che tu fossi uscita col principe.»
«Non so cosa gli passa per la testa... Non lo capisco più, è come se fosse diventato un'altra persona... Non pensavo che gli avrei mai sentito dire certe cose. Mi ha delusa...»
«Gli vuoi bene, vero?»
Jane annuì e le scese una lacrima. Le scappò una risata.
«Mi sento così stupida.» disse mentre si asciugava le lacrime che stavano diventando sempre di più.
Jonathan la abbracciò mentre lei iniziò a singhiozzare.
«Perché sto così?» gli chiese.
«Perché hai perso una persona a cui tieni.»
«E cosa dovrei fare?»
«Hai due possibilita: puoi andare avanti, lasciandolo perdere, o puoi faticare per riaverlo. A te la scelta.»
***
Il mattino dopo Edward non si fece trovare davanti casa della ragazza, né la venne a prendere da lavoro. Perfino Charlotte e Raphael si erano accorti che stava male.
Jane decise che non poteva continuare in quel modo, così, dopo aver finito di lavorare, passò a prendere Jonathan e andarono a casa di Edward.
«Sicura?»
La ragazza annuì. Conosceva Edward da nemmeno una settimana e già le era impossibile stare senza di lui, questo la spaventava terribilmente.
Appena arrivarono bussò insistentemente alla porta. Ad aprirle fu Damien, che la accolse con un sospiro.
«Quanto mi hai fatto preoccupare, diamine! Ti lascerei fuori solo per questo, ma ti ringrazio tantissimo per essere venuta, ho bisogno di qualcuno che mi dia una mano prima che combini qualche guaio. Entrate pure.»
Si accomodarono in cucina e Damien si avvicinò ai fornelli.
«Come mai sei a casa?» gli chiese Jane.
«Oggi hanno deciso di non lavorare. Potresti darmi una mano? Non so cosa fare, sinceramente.» disse indicando una padella.
«Dove è tuo fratello? Lui sa fare qualcosa.»
«Oh, non lo sai?»
Jane strabuzzò gli occhi. Cosa non sapeva?
«Suppongo di no...»
«Le guardie l'hanno trattenuto in una cella. Violenza contro un membro della famiglia reale.»
Jane rimase senza parole. No, Edward non aveva fatto davvero quello che stava pensando.
«Cosa è successo?»
«Non lo so con precisione, so solo che ha fatto qualcosa al principe.»
Sì, aveva fatto esattamente quello che stava pensando.
«Oh, maledizione. Devo andare, devo vederli tutti e due. Sapete dove trovarmi.» disse Jane prendendo il suo cappotto e uscendo di casa.
«E chi cucina?» le chiese Damien, ma lei aveva già chiuso la porta.
Jane si mise a correre verso il palazzo non curandosi della gente che la guardava in malo modo, un po' come la mattina in cui conobbe Edward.
Arrivò con l'affanno e le gambe che le facevano un po' male. Bussò forte e aspettò che qualcuno le aprisse.
«Oh, signorina Jane, come posso aiutarla?»
La ragazza non si soffermò a pensare come la donna conoscesse il suo nome, forse era la stessa che l'aveva servita durante la cena, ma non ne era sicura.
«Devo vedere il principe.»
«È nella sua camera, venga, la accompagno.»
«Grazie.»
Si misero a camminare. La cameriera passava tra i corridoi come se nulla fosse, ma Jane si sarebbe già persa da sola. Dopo aver svoltato per innumerevoli corridoi la donna si fermò e bussò a una porta.
«Avanti.» si sentì da dentro e la cameriera aprì piano la porta.
«Signorino, c'è una visita per voi.» disse e si scostò per far passare la ragazza.
«Jane! Grazie, puoi andare.» disse salutando prima la ragazza e poi lasciando libera la donna, che chiuse la porta.
«Come stai?» le chiese lui.
«Veramente dovrei chiedertelo io. Cosa è successo? Come ti senti?»
«Non è nulla, non fa poi così tanto male.» le spiegò toccandosi la mascella leggermente violacea e il labbro spaccato.
«Chi è stato?»
«Un ragazzo. Mi pare che siate venuti insieme, una volta, cercava te.»
«Mi dispiace per quello che ti ho causato.»
«Non è stata colpa tua, perché dici così?»
«Cercava me.»
«Ma non l'hai spinto tu a darmi un pugno. Non è stata colpa tua.»
Il ragazzo le prese una mano e la fece sedere sul letto accanto a lui.
«Mi fa piacere che tu sia venuta.» le disse.
«Era ovvio che venissi.»
«Non così tanto ovvio.»
A Jane saltò in mente il ricordo di quando Edward si era offerto di portarla a casa la prima volta. Lei gli aveva risposto in modo molto simile a come aveva fatto ora William. Non doveva pensarci.
«Dove lo tenete?» chiese lei dopo due minuti di silenzio.
«In una cella di sotto.»
«Posso... Potrei vederlo?»
«Certo, ti accompagno.»
«Grazie.»
Uscirono dalla camera e William la guidò. Scesero fino a dei sotterranei. C'erano poche celle, forse per le cose più urgenti. A Jane quel posto dava i brividi.
«L'ultima cella. Vuoi che resto qui o...»
«Sì, resta qui, grazie.»
La ragazza cominciò ad avviarsi verso le ultime sbarre e si fermò là davanti. Il ragazzo stava giocherellando con un filo del suo maglione.
«Edward.» lo chiamò con la voce spezzata e lui alzò la testa. Appena la vide si avvicinò a lei, per quanto potesse.
«Dove diamine sei stata?»
«Io-»
«È per colpa tua se adesso mi ritrovo qui!» le urlò e sbatté le mani contro le sbarre, facendola indietreggiare.
«Io... Sono venuta a vedere come stai...»
«Come vuoi che stia?! Ti sembra che io stia bene qui dentro?!»
«Volevo vederti...» gli sussurrò mentre gli occhi iniziavano a pizzicarle.
«Io no. Anzi, prendi tutta la tua roba e torna a casa tua, tu non devi più stare da me. Da quando ti ho incontrata è successo un casino, devi stare lontano da me e dalla mia famiglia, porti solo guai. Non provare nemmeno a cercare di convincere Damien, devi stargli lontano, capito?»
La ragazza non rispose, troppo presa da ciò che le aveva detto.
«Hai capito?!» le urlò e le scese una lacrima. Senza rispondergli, andò via. Quando arrivò all'inizio delle scale per tornare al piano superiore, dove la aspettava il principe, il suo volto era ormai tutto bagnato.
«Non dovresti vedermi così...»
«Non dovresti piangere per uno del genere. Vieni, saliamo.»
William prese la mano della ragazza e la portò sopra, nella sua camera.
«Scusami, scusami davvero tanto, mi sto rendendo ridicola, non sono una che piange sempre, mi dispiace.»
«Non devi scusarti, piangere è umano.»
«Ma sembro una stupida.»
«Non è vero, sei bellissima anche quando piangi. E adesso non è un buon momento per cercare di baciarti, vero?»
La ragazza rimase un po' perplessa, ma poi scosse la testa. Al momento non voleva crearsi più problemi di quelli che aveva già.
«Quanto tempo lo terrete rinchiuso?»
«Probabilmente tra due giorni uscirà, forse anche di meno.»
La ragazza annuì, asciugandosi le ultime lacrime.
«Sai, se non ti va di tornare a casa, puoi restare qui.» le disse William. «Magari anche solo un po'. Poi vai via.»
«Solo un po'.» acconsentì la ragazza. «Dopo devo... Devo andare a riprendere tutte le mie cose per tornare a casa mia...»
«Non pensarci adesso. Siamo solo io e te, va bene?»
Jane annuì e il principe si sdraiò.
«Non startene lì seduta, vieni.» le disse incitandola a coricarsi accanto a lui.
«Oh, no, io-»
Il sopracciglio inarcato di William la fece bloccare.
«No, davvero, non ce n'è bisogno.»
«Tu vuoi dirmi che per tutto il tempo che starai qui resterai seduta?»
«C'è qualcosa di strano?»
«Sì.»
Con uno scatto il ragazzo si alzò, la prese per le spalle e la trascinò giù con lui, tra le proteste della ragazza. Alla fine si ritrovarono tutti e due sdraiati.
«Posso dirti che sei uno scemo senza che mi buttiate in una cella?»
«Tu puoi dirmi tutto quello che vuoi senza preoccuparti di niente.»
Jane arrossì. Si stava tremendamente vergognando, non era mai stata accanto a un ragazzo in questo modo, su un letto. Forse solo con Jonathan, da piccoli, quando Marie li faceva dormire insieme per riparasi dal freddo.
«Non devi sentirti a disagio con me.» le disse il principe e lei sospirò.
«Sono coricata sul letto del principe, accanto a lui. Come faccio a non sentirmi a disagio?»
«Sei coricata sul letto di un tuo amico, pensala così.»
«Non puoi essere solamente un amico, lo sai. Non posso far finta che tu non sia il principe del mio regno.»
«Titolo nobiliare o non, non cambia nulla.»
«Sì, invece. Questa cosa è sbagliata, non dovrei nemmeno essere qui.»
«Perché?»
«Perché tu dovresti stare in compagnia di qualche principessa di un regno vicino, non con un tuo suddito.»
«Non ci vedo nulla di sbagliato. Dovresti essere felice di poter stare con me.»
«E lo sono! Nemmeno nei miei desideri più intimi avrei pensato di stare con te, è solo che... Perché vuoi passare il tuo tempo con me? Non ha nessuna logica.»
«Perché tu mi piaci e non mi interessa che tu sia una principessa o una ragazza qualsiasi.»
La ragazza restò sbalordita, mentre lui non riusciva a credere di averlo detto così facilmente. La strinse in un abbraccio e le appoggiò la testa sul suo petto.
«Non devi vergognarti di sdraiarti con me, o di fare qualsiasi altra cosa con me. Capisci?»
«Sì.» sussurrò la ragazza.
Restarono così per un bel pezzo o, almeno, finché la porta della camera di William non si aprì, rivelando il Re.
«William-» disse aprendo la porta e si bloccò ad osservare la scena, mentre i due ragazzi saltavano sù a sedere come se niente fosse, ma il viso rosso di Jane tradiva entrambi.
«Pensavo fossi solo.» continuò poi.
«Padre, lei è Jane, un'amica.»
«Certo... Piacere Jane, sono Re Theodor, ma probabilmente sai già chi sono.» le disse osservandola. Sembrava quasi turbato.
La ragazza fece un piccolo inchino, imbarazzata. Non riuscì a non pensare a quanto fosse bello il Re. Aveva donato i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri al figlio. Certo, il Re era di una bellezza più matura rispetto al principe e Jane si chiese se col passare del tempo anche William sarebbe diventato in quel modo.
«Comunque volevo soltanto avvisarti che sto andando a fare una passeggiata a cavallo, nel caso mi cercassi e non mi trovassi.»
«Va bene, grazie per avermi avvisato.»
«Jane, è stato un piacere conoscerti.»
«Piacere tutto mio, vostra maestà.»
Il Re uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.
«Che imbarazzo.» borbottò la ragazza subito dopo, mettendosi le mani sul viso.
«È stato divertente vederti diventare tutta rossa.»
«Grazie, davvero tante grazie!»
William si mise a ridere e dopo poco anche Jane non si trattenne più.
«Adesso, forse, è meglio che vada.» disse poi lei.
«Non è mai meglio se te ne vai, ma forse è proprio il caso.»
«Sì, beh... Ci vediamo.»
«Certamente. Ti accompagno alla porta.»
Il principe l'accompagnò davanti al cancello, ma la trattenere.
«Non voglio che te ne vada, sinceramente.» le confidò.
«Ma devo farlo. Tornerò, comunque.»
«Ne sono felice.»
«Arrivederci, William.»
«Ciao, Jane.»
William stampò un bacio sulla guancia alla ragazza, che andò via non prima di avergli sorriso. Adesso le toccava spiegare la situazione a Damien.||spazioautrice||
Salve! Avrei dovuto aggiornare domenica, ma domenica ho un battesimo e quindi aggiorno oggi! Boh, non so che dire, quindi vi lascio, bye bye!
~Rob ❤️
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