uno

2.4K 131 15
                                    

Lo aspettava con pazienza, ma ormai la pazienza era andata a rotolare giù per una collina.

«Rispondi, cavolo.» imprecò contro il suo cellulare, prima di buttarlo sul divano e stendersi su quest'ultimo. Avevano avuto i soliti piani; una serata in compagnia del proprio migliore amico, ma ora, non era così tanto sicuro che lui era ancora il suo migliore amico. Non avevano litigato, era solo una sua impressione, e da impressione è diventata presto una preoccupazione.

Sbuffò, vedendo che le freccette sull'orologio erano troppo avanti. La lancetta lunga non doveva essere sopra il sei, e quella più corta con doveva essere in mezzo al dodici e all'uno.

Non poteva credere che lo aveva aspettato per così tanto tempo, illudendosi che prima o poi sarebbe arrivato quella sera.

Le sue speranze si illuminarono quando il rumore di una mano che sbatteva alla porta eccheggiò per la stanza. «Arrivo!» esclamò, prima di fiondarsi alla porta.

Aveva bevuto metà della loro bottiglia di vino, tra imprecazioni e offese contro l'amico, e il mondo era appena girato quando era scattato verso l'entrata.

«Era ora.» borbottò sotto il suo respiro, e spostandosi dal mezzo della soglia della porta. Fece entrare l'amico dentro casa, e si accorse quanto puzzasse di alcool. «Puzzi.» puntualizzò. «Eri con lei, vero?»

«Ero con lei, Federico, sì, ero con lei. Ora mi dai da mangiare? Altrimenti me ne vado.» fece per uscire, ma Federico gli circondò la vita con un braccio e lo trattenne.

«Benjamin, smettila.» soffió il biondo. Federico lo guardò con uno sguardo intenso, e il moro distolse subito lo sguardo. Da quando stava con lei, quella lurida ragazza che lo sfruttava, ma che lui non capiva, era diventato un appassionato di alcool, se si poteva dire. I loro problemi lo portavano a passare ventiquattro ore dentro ad un bar a inghiottire bicchieri su bicchieri di tequila. Il moro aveva continuamente delle occhiae pesanti e l'alito di un morto.

«Ti da fastidio che sto con lei, eh? Solo perché scopiamo e ho un orgasmo ogni giorno, ti da fastidio?» domandò con un sorriso compiaciuto, e alitando in faccia al ragazzo più piccolo.

«Smettila.» lo avvisò, mettendo una mano sul suo petto. «Lavati, perché puzzi.» soffió, spingendo indietro il moro. Benjamin sbuffò, e si diresse al piano superiore della casa, conoscendola bene. Prima di lei, tutto questo era inesistente. Loro erano buoni amici, nel corso del loro cammino, si era anche innamorato di lui, e da quando quella ragazza era entrato nella sua vita, era diventato difficile dormire, sapendo che qualcun'altro si era impossesato del cuore del suo migliore amico.

Raggiunse il ragazzo di sopra con una bottiglia d'acqua in mano, sapendo benissimo che ne avrebbe avuto bisogno. «Ancora qui.» disse annoiato il moro. Si tolse la maglietta e i pantaloni, e si infilò dentro alla vasca piena. Sprofondó, e i suoi occhi si chiusero, provando piacere quando l'acqua calda gli toccava la pelle.
Federico si sedette sull'orlo, prendendo una spugna giallina e spalmando sopra le spalle nude del ragazzo del sapone. «Che cosa è successo?» domandò tranquillamente, come se avesse paura di parlare.

Benjamin sospirò. «Abbiamo litigato. Io le ho detto che stava con me solo perché sono bello e che sono bravo a letto, ma lei disse che non era vero.» affermò. Fece una risata, prima di dire, «Dopo abbiamo fatto sesso come dei maiali.»

Federico premette le sue labbra l'una contro l'altra, forte, e guardò altrove, sentendo la nausea. Pensare a loro due in quel modo gli faceva venire il voltastomaco, soprattutto quando glielo diceva in quel modo, con una risata sopraffatta. «Voi due non siete fatti l'una per l'altra. Litigate sempre, che razza di sana relazione è?» disse stupito, fingendo una semi risata.

Benjamin lo guardò confuso, e Federico smise di ridere. «Io la amo.» rispose semplicemente. Il biondo serrò la mascella, quasi credeva che si sarebbe fatto anche male se continuava a stringerla.

Sospirò leggermente. «Dovresti lasciarla.»

Il moro sbuffò, e con una mano cacciò via quella di Federico che disegnava cerchi immaginari sulla sua spalla. «Dovrei lasciare te.» soffió, non incontrando il suo sguardo.

I suoi occhi si riempirono di lacrime, che sapeva benissimo di dover nascondere al più presto. Si alzò, e posò cautamente la spugna sul lavandino. «Quando hai finito vai in camera degli invitati. Troverai un pigiama. Buonanotte.»

In pochi secondi, Federico era uscito dal bagno, e Benjamin era lasciato solo con i suoi pensieri.

fool for you; fenji {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora