Capitolo secondo (del sequel)

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"Puoi avere tutto ciò che vuoi dalla vita

se ti vesti in modo da ottenerlo."

(Edith Head)

- Cosa ci fa lui qui? - ringhia Ruben scoccandogli uno sguardo ferino e gettando sul tavolo il tovagliolo. Freme, lo vedo benissimo.

- Sono un ospite anch'io, è vietato? - ribatte il mio ex.

Ruben si alza strattonando indietro la sedia e sparisce fuori dalla sala. Non lo sopporta, e sapendo come mi ha rovinato la vita è il minimo. È nero come il fondo del suo odio smisurato per il mio ex, Emanuele Trevi, stilista e proprietario della maison a suo nome.

Sono scioccata, resto impietrita come una statua di sale.

- Tu non vai via? - mi chiede il mio ex con calma.

Mi sono licenziata un anno e mezzo fa. Lo scorso settembre è uscita la prima collezione di borse a mio nome alla Milano Fashion Week, seguita a ruota da quella di febbraio. Le sfilate sono andate benissimo e so di avergli portato via numerose clienti. Il mio marchio va alla grande. Il farabutto sa che il mio successo è del tutto meritato, ciononostante non smette di infastidirmi e lasciarmi in pace, anzi si diverte a rendere la pariglia. Già un paio di volte ho faticato a trattenere Ruben dal cambiargli i connotati del viso e mandarlo al reparto maxillo facciale del San Raffaele di Milano.

Lo osservo e trattengo a stento un moto di stizza. Ci saremo incrociati una mezza dozzina di volte, mai che appaia con un filo di ciccia in più o che abbia perso il suo fascinoso carisma.

Anziché rispondergli, gli faccio anch'io una domanda.

- Cosa sei venuto a fare? E non rifilarmi che sei un ospite anche tu perché non ti credo.

Lo conosco troppo bene per non immaginare che ci sia sotto qualcosa, è opportunista fin nel midollo.

- Dolce Carolina - odio quando mi chiama così e per questo si becca uno sguardo affilato e truce, - che ne diresti di una proposta?

- Da te non voglio nulla - metto in chiaro.

- Oh, fossi in te starei a sentire quello che ho da dirti.

- Te lo ripeto un'ultima volta. Con te ho chiuso: hai capito? O vuoi che spifferi alla stampa lo scherzetto che mi hai tirato quando mi hai spedito in Norvegia e hai tentato di rubarmi gli schizzi della collezione di borse? Se i media lo venissero a sapere saresti fottuto - ribatto senza tanti giri di parole. Con lui usare le buone maniere è tempo sprecato.

Lui non si arrende e continuiamo così, tira e molla. Ma quando lui nomina la figlia di Ruben mi blocco immediatamente e lo fisso per la prima volta preoccupata.

Sospiro rassegnata.

- E va bene. Ti ascolto.

- Mi rendo conto che io e te siamo partiti col piede sbagliato - inizia.

Mmm...perché annuso puzza di bruciato? La mia faccia fredda e la postura algida gli dimostrano che non mi fido di lui, ciononostante lascio che prosegua:

- E che un paio di volte ho oltrepassato i limiti.

Sì, decisamente. Le due volte in cui Ruben stava per conciarti così male che ti sarebbe servita la maschera di ferro per nasconderti.

- Per questo ti propongo una tregua.

Rizzo le orecchie e inarco la schiena, i sensi all'erta. Non mi fido neanche un po' di questo pezzo di rifiuto umano.

- Voglio farmi perdonare - riprende sinceramente contrito - e ti propongo una partnership nella creazione della nuova linea di biancheria intima che indosserà la figlia di Ruben alla Milano Moda Donna di settembre.

Strabuzzo gli occhi.

- COSA???

Trevi scrolla le spalle con naturalezza. Alza le mani in segno di resa.

- Ehi! Ambasciatore non porta pena - dice. - Ha organizzato tutto la madre e la ragazza non vede l'ora di calcare le passerelle.

Quando penso che Ruben è stato sposato con una delle modelle più arpie che esistano e che la figlia, anziché capire le ragioni del padre nel divorziare da Crudelia Demon, stravede per la madre proprio non capisco come giri il mondo.

- Lui non vorrà mai che sua figlia sfili sul palco in lingerie e faccia la fine della madre. Anoressica, arrivista e arrampicatrice sociale. Pronta a sacrificare ogni cosa al suo piacere e tornaconto personale.

- Invece le due hanno già deciso di comune accordo e, conoscendo bene il padre, non gli hanno detto nulla. Per una volta guarda le cose dal mio punto di vista: vi sto offrendo la possibilità di portare tutto alla luce del sole e di poter intervenire nella vita della ragazza. Poter controllare. Parola magica per un genitore vero?

Vorrei mandarlo a quel paese con epiteti colorati, sfogare la mia rabbia su di lui e suonargliele di santa ragione, ma non posso. Ha vinto lui. Chino il capo, deglutisco e dico:

- Va bene. Parlerò a Ruben e ti dirò se accettiamo.

Ovvio che accetteremo.

Accidenti ci ha fregato.

Datemi un abito rosso Valentino perché sto andando a fuoco dalla rabbia!

Datemi un abito rosso Valentino perché sto andando a fuoco dalla rabbia!

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SPAZIO AUTRICE

Carissime lettrici, eccoci qui. Capisco che tante di voi non siano interessate a prendere il primo volume della serie ("Il mio adorabile nemico" su Amazon a 0,99 cent per chi vuole). Così ecco la mia proposta "regalosa" per voi: un sequel nuovo di zecca, che cercherò di aggiornare regolarmente. Spero di rendervi felici e di farvi amare la moda quanto l'apprezzo io. Siete anche voi fashion lovers? Spero di sìììì .

In cambio vi chiedo solo di commentare questi capitoli per capire come devo proseguire e se la storia vi sta piacendo. Il prossimo è già quasi pronto.

Vi abbraccio forte! A presto! Elisabetta

Il mio adorabile dilemmaWhere stories live. Discover now