Mi svegliai e la prima cosa che vidi fu un soffitto blu-verde fatto di piccole piastrelline quadrate.
Continuai a far vagare lo sguardo nella stanza attorno a me, per percepire qualsiasi dettaglio del luogo in cui mi trovavo: come il soffitto erano i muri, non c'era nemmeno una finestra, ma solo una piccola porta fatta di un qualche materiale misterioso chiusa con un chiavistello ben visibile.
Dentro alla stanza non c'era molto: ero distesa su un lettino (tipo quelli d'ospedale) bianco e blu, con delle lenzuola che profumavano di disinfettante, accanto a me c'era un tavolino con al di sopra uno specchio e un piccolo armadietto.
Mi alzai e studiai attentamente il mio corpo per vedere se non fossi ferita: a parte qualche vecchia puntura di zanzara non c'era nulla di nuovo.
Presi in mano lo specchio: era color blu notte, uno dei miei colori preferiti, e sembrava fatto dello stesso materiale del mio anello, un regalo di mia madre quando nacqui.
Provai a vedere se nel punto in cui qualcosa (o qualcuno) poco prima mi avesse colpito, ci fosse qualche cicatrice o livido, e con mia grande sorpresa non vi era nulla.
Posai nuovamente lo specchio sul tavolino e tesi le orecchie, in modo da poter sentire meglio, ma non percepii nulla. Mi alzai e andai vicino alla porta per cercare di aprirla e magari chiedere aiuto.
Quando fui abbastanza vicina da poter toccare il chiavistello (anche se non capii perchè era all'interno della stanza) sentii il rumore di un mazzo di chiavi, dopodichè la porta si aprì con uno scatto buttandomi quasi a terra.
Un braccio forte e muscoloso mi cingeva la vita, tendendomi ad una ventina di centimetri dal pavimento.
Guardai verso la porta per capire chi fosse, poi cercai di mettere a fuoco la figura poco distante da me: era un ragazzo di perlomeno 20 anni, capelli biondo scuro pettinati in un ciuffo alto, occhi di un verde che ricordava quello del mare profondo e un bellissimo sorriso.
Indossava una canotta grigia attillata che lasciava ben poco all'immaginazione, dei pantaloni color verde militare che arrivavano all'altezza del ginocchio, ed era scalzo.
«Tutto a posto?» usò un tono molto dolce, quasi come se stesse parlando ad un piccolo cucciolo indifeso. «Si, per quanto possa stare bene una ragazza che è appena stata rapita si, sto bene» risposi offesa.
Quando mi porse la mano per aiutarmi a mettermi in piedi, notai che aveva un anello identico al mio, solo che azzurro e decisi di chiedergli più tardi il perchè.
Afferrai la sua mano che strinse in modo deciso la mia. Lui ritrasse il braccio con cui poco prima mi reggeva e mi rivolse un sorriso dolce.
Mi sentii profondamente in imbarazzo data la vicinanza dei nostri visi, così mi allontanai di qualche passo.
Poi mi porse nuovamente la mano, facendomi capire di dovergliela stringere per capire chi fosse. «Mi chiamo Christian, ma tu puoi chiamarmi solamente Chris se ti va» concluse la frase con un sorriso a trentadue denti, mentre stringevo la sua mano titubante.
«Io sono...» «So già chi sei. Elisabeth Dew, la nuova arrivata» mi interruppe lui, rendendomi ancora più sbalordita di prima.
Vedendo la mia faccia dubbiosa e intuendo forse che non sapessi di cosa stesse parlando, mi consigliò di sedermi sul lettino, in modo da riposarmi un po' mentre lui andava a prepararmi qualcosa di caldo.
«Cosa vuoi da bere?» mi chiese prima di uscire e io decisi che in quel momento volessi la cioccolata, così risposi e lui scoppiò in una risata vera, spontanea e contagiosa.
Poi chiuse la porta a chiave alle sue spalle, cosa che mi fece pensare fossi tipo una prigioniera, anche se ai prigionieri non si porta la cioccolata.
Così mi rilassai sul letto, aspettando quel ragazzo così carino e gentile ma allo stesso tempo misterioso, avvertendo una certa fame.
Quando tornò con una tazza blu piena di cioccolata fumante fino al bordo fui felice come una bambina. Me la porse e notai che immersi nella bevanda c'erano dei piccoli marshmallows bianchi.
Lo guardai felice, lui mi rispose con un sorriso gentile «A me piace così la cioccolata» affermò, ed io annuii.
Si sedette su letto accanto a me «Di sicuro vorrai delle spiegazioni» mi disse con tono ovvio.
«Non credi che me le meriti, dopo essere stata trasportata a caso in una spiaggia e poi essere stata colpita e rapita?» risposi con altrettanta ovvietà.
Lui mi guardò divertito, e io immersi il viso nella mia cioccolata ormai tiepida, sporcandomi il labbro superiore.
Mi guardai in giro cercando un tovagliolo per pulirmi, ma inaspettatamente lui mi prese il viso tra le mani guardandomi negli occhi, poi con un sorriso divertito mi pulì il labbro con il pollice, senza staccare il nostro intenso contatto visivo.
Rimasi basita da quel gesto e abbassai gli occhi imbarazzata; lui capì e mi lasciò le guance, che diventarono rosse per il disagio.
Continuai a sorseggiare la mia cioccolata stando attenta a non sporcarmi nuovamente per evitare qualsiasi tipo di contatto con lui.
Mi accorsi solo in un secondo momento che mi aveva fatto una domanda in proposito a qualcosa ma io ero talmente presa da lui che mi ero persa le sue parole.
Mi maledii mentalmente e gli rivolsi un sorriso imbarazzato, lui fortunatamente capì che non avevo sentito nulla e mi disse che ero stanca e avrei dovuto riposare.
Si alzò dal letto, si voltò verso di me, mi prese la mano e mi lasciò un caldo e umido bacio su quest'ultima.
Poi si voltò e come se niente fosse se ne andò, chiudendo a chiave la porta ormai alle sue spalle.
Ero stordita da tutto questo e sperai che fosse solo un sogno, anche se la sua compagnia era abbastanza piacevole.
non mi preoccupai molto del fatto che fossi stata rapita, perchè quel posto mi era molto familiare, e il sorriso di quel ragazzo mi infondeva serenità.
Con ancora quei pensieri in testa e moltissimi dubbi da mettere a tacere, mi addormentai sul lettino al centro di quella stanza sconosciuta, pensando alla mia famiglia e sperando che stessero tutti bene.
*spazio autrice*
Ookay, questo è il primo capitolo e non so se è lungo abbastanza da considerarsi un capitolo ma amen.
Sono completamente ossessionata da Christian Josiah Kirk Collins, lo seguo dal 1° agosto del 2012 e lo amo quindi lui sarà il ragazzo dei marshmallows (credo lo chiamerò così per il resto della storia aw).
Invece Elisabeth la conosceremo meglio nel prossimo capitolo, che sarà molto descrittivo (non so fare le descrizioni, e scrivo questa storia proprio per migliorarmi nella scrittura lol)
PERCHÈ VOI SAPETE SOLO CHE É DONNA E IL SUO NOME E COGNOME
mi sento molto perfida yaass
sooooo non so come sarà il prossimi capitolo sorrynotsorry
Io shippo già gli #Elistian e bho li amo addioh
Buona lettura [anche se si dovrebbe dire ad inizio capitolo but io sono fatta al contrario. Viva me *alla London Timpton (?)*]
~ritz
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Inhuman: At The Bottom Of The Ocean
FantasiaLe sirene esistono, e vivono in mezzo a noi. Elisabeth dovrà fare una scelta molto importante, e da quest'ultima dipenderà il suo futuro. Starà a lei scegliere la strada giusta. Seguirà il cuore o la testa?