Stiamo camminando per le strade affollate di New York e Taylor sta raccontando di quando lui e la sua famiglia sono andati in vacanza in un'isola esotica e lui ha avuto un incontro ravvicinato con una scimmia.
«Allora hai incontrato un esemplare della tua stessa specie, non sei contento ?» dico io prendendolo in giro, sanno perfettamente che sto scherzando, anche perché se tutte le scimmie fossero come lui....E poi non ho mai nascosto il fatto che i miei migliori amici sono dei ragazzi stupendi, in tutti i sensi.
«Che simpatica» mi risponde lui dandomi una leggera spintarella e io con la mia solita delicatezza vado a sbattere contro qualcuno. «Scusami non volevo» dico io imbarazzata, sentendo le risate dei ragazzi dietro di me, quando arriveremo a casa sapranno solo loro cosa li aspetta.
Alzo la testa verso il ragazzo di fronte a me e aspetta, non può essere lui «Jacob ?» dico io sorpresa «Omy?» mi risponde lui con la mia stessa espressione sul viso, ci abbracciamo e appena sciogliamo l'abbraccio mi chiede «Cosa ci fai a New York?» «Sono venuta a rivedere la mia vecchia casa e loro erano compresi» dico scherzando e indicando i miei amici dietro di me che ad un tratto hanno smesso di ridere, Jacob li saluta con un cenno della testa e i ragazzi ricambiano allo stesso modo.
«Invece tu perché sei nella Grande Mela?» «Praticamente per gli stessi tuoi motivi, sono appena arrivato e i miei genitori sono ancora in vacanza quindi per qualche giorno sarò da solo» mi dice lui «Allora se ti va qualche volta potresti anche stare con noi» «Volentieri, ascolta se oggi pomeriggio non hai niente in programma ti va di venire con me a prendere qualcosa?» dice passandosi una mano dietro il collo «Certo, facciamo verso le quattro all'entrata di Central Park?» «Perfetto, ora devo andare, a dopo» mi dice dandomi un bacio sulla guancia e andandosene, dopo aver salutato anche i ragazzi.
Quando mi rigiro verso i ragazzi, i loro sguardi sono stupiti, altri complici, fino ad arrivare a quello di Cameron.....un misto fra rabbia e tristezza. Visto che si era creato un silenzio abbastanza imbarazzante dico subito «É solo un mio amico » «Allora perché non ce ne hai mai parlato?» mi chiede Cameron con tono freddo; rimango un attimo sbalordita dalla sua freddezza ma decido di non darci tanto peso «Ve ne ho parlato ma sai, preferisco raccontarvi altre cose nel poco tempo che abbiamo a disposizione quando ci sentiamo» rispondo cercando di mantenere il controllo. «Va bene calmiamoci» dice Shawn trascinandomi un po' più avanti rispetto al gruppo e iniziando a camminare verso casa.
Resto in silenzio per tutto il tragitto. Io e Cameron non ci siamo mai risposti così, non siamo quei tipi di persone.
Appena mettiamo piede in casa, Cameron va diretto nella sua camera, sbattendo la porta. Io e i ragazzi ci guardiamo sorpresi, «Mi dite cosa gli prende?» «Non ne ho la più pallida idea» mi dice Nash con sguardo sincero.
Vado verso la porta della sua camera e busso delicatamente. Nessuna risposta. Busso di nuovo. Silenzio.
Così decido di entrare anche senza il suo permesso, tanto non ci siamo mai fatti questi problemi. Appena varco la soglia vedo Cameron sdraiato sul letto, con le cuffiette nelle orecchie e gli occhi chiusi. Mi avvicino lentamente e gli tolgo una cuffietta, lui apre gli occhi e mi guarda.
«Mi vuoi dire cosa succede?» dico sedendomi vicino a lui, «Assolutamente niente» dice fissando la parte davanti a sé, «Allora perché prima ti sei comportato così?» non ricevo nessuna risposta, c'è sicuramente qualcosa che non va. «Ti conosco abbastanza bene da capire che hai qualcosa» «Anche io pensavo di conoscerti bene ma a quanto pare qualcosa che non sai c'è sempre» mi risponde con lo stesso tono freddo e distaccato di stamattina, «A cosa stai alludendo?» «Lo sai perfettamente» «Sai cosa so perfettamente, Cameron? Che non ho fatto più di seimila chilometri per venire qui e litigare con il mio migliore amico per motivi inutili dopo un anno che non ci incontravamo» dico alzandomi e andando verso la porta, «Dove stai andando?» mi chiede quasi sottovoce, «Se permetti per oggi ne ho avute abbastanza, chiamami quando sarà ritornato il vecchio Cameron».
Esco dalla stanza e vado verso la mia, sinceramente ora non ho voglia di andare dai ragazzi, loro non centrano assolutamente niente ma ho bisogno di stare un po' da sola. Apro la porta e mi siedo sul davanzale della finestra, almeno mi posso consolare con il panorama. Prendo il libro che era appoggiato sulla scrivania e inizio a leggerlo, ho bisogno di distrarmi in questo momento.
Nel bel mezzo della lettura sento bussare alla porta. «Avanti» dico distogliendo la mia attenzione dal libro e posandola su Matt. «Allora come va? É da un po' che non scendevi allora sono venuto a vedere se andava tutto bene» «Tutto bene, piccolo momento di relax» gli rispondo facendo un piccolo sorriso e indicando il libro. «Non so cosa sia successo prima con Cameron, ma stai tranquilla, si sistemerà tutto». Adoro Matt, quando viene lui a consolarti, con la sua voce calda e confortante, ti fa sentire subito meglio.
«Lo so Matt, solo che prima era così strano, non lo mai visto così» «Magari è stato solo un momento, non darci troppo peso. Ah! Comunque tu non dovevi uscire con qualcuno questo pomeriggio?» mi chiede «Si con Jac......Aspetta! Non dirmi che sono in ritardo!» dico scattando in piedi, «Va bene se ti farà sentire meglio non te lo dirò» dice ridendo e uscendo dalla stanza. «Matt» dico ad alta voce per farmi sentire «Dimmi» dice lui sbucando dalla porta, «Grazie» dico io sorridendogli.
STAI LEGGENDO
Il Mio Piccolo Segreto ||Cameron Dallas
Fiksi PenggemarÉ troppo grande per un adolescente avere un segreto che non può condividere con nessun'altro. Vorrebbe dirlo a tutti ma sa che non può e nello stesso tempo vorrebbe tenerselo solo per sé stessa, perché le cose se le vuole guadagnare da sola, per una...