Ormai è andato via.

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Ieri io Harry e Hope ci siamo addormentati tutti e tre nel mio letto, quando mi sveglio la piccola è ancora tra le mie braccia e Harry dorme accanto a me, come un bambino. Mi alzo a sedere, sostenendo la bambina, Harry si gira dall'altro lato. La bambina sospira leggermente per poi riprendere il suo respiro regolare.

Non ho alcuna voglia di alzarmi, ne di accendere le luci. Questa mattina un senso di malinconia si è impossessato di me, non riesco a pensare a niente altro che a ieri. Io e Harry abbiamo passato l'intera giornata sul mio letto, a non fare niente di diverso che stare assieme, chiacchierare e dedicare tutto il nostro amore a Hope. In quei momenti non avrei desiderato di essere da nessuna altra parte, e non li scambierei neanche con la più grande ricchezza, non so perché ma mi sentivo adatto, per la prima volta in vita mia. Tutti i muri erano crollati, e c'era solo Louis, niente coperture. La mia anima nuda era protetta solo da quella di Harry, che a sua volta in qualche modo mi apparteneva. Ma quel pomeriggio era volato la via, e così anche la notte, e il sole aveva lavato via quelle sensazioni, lasciando il mio cuore vuoto.

Guardo Harry al mio fianco, l'ho visto tante volte dormire che posso immaginare i suoi lineamenti anche se chiudo gli occhi, percorro la forma del suo mento con gli occhi, poi guardo le sue labbra socchiuse e incurvate, quasi stesse sorridendo, quell'espressione mi strappa un sorriso.

Hope di muove lentamente tra le mie braccia, costringo i miei occhi a staccarsi dal sorriso di Harry. Sembra che la bambina stia per svegliarsi, infatti poco dopo apre i suoi occhi, la prima cosa che penso è che sono simili a quelli di Harry, non per il colore o la forma, ma per l'espressione, sono intensi ma nello stesso tempo spensierati. Guardando il mio sguardo inquisitore Hope sorride, il suo sorriso genera qualcosa in me, non ci posso fare niente, non posso fermarle, le lacrime mi rigano le guance. Non mi era mai capitato di piangere e non sapere neanche perché... Per paura di turbare la bambina, mi alzo in fretta e la lascio sul suo passeggino, poi torno sul mio letto. Chiudo gli occhi e piango, piango lacrime amare e insensate. Lacrime confuse e pungenti, piango fino a che non cado di nuovo in un sonno tormentato.

Qualcuno mi sta toccando le guance. Le sue mani sono lisce ma gelate, mi sposto al tocco, ancora con gli occhi chiusi.

<< Ora dimmelo, dimmi perché hai pianto. >> E' la voce di Harry, è ferma e sicura, ma c'è una nota diversa, qualcosa simile alla rabbia, ma più pacata, intensa e penetrante, non riesco a sentire quella voce senza provare dolore.

<< Non ho pianto. >> Di solito sono più bravo a mentire.

<< Dimmi perché. >> Non ho mai sentito la voce di Harry così, vorrei solo che la smettesse di parlare, ogni parola mi trafigge il petto come una lama. Non rispondo.

Lui si alza sulle ginocchia, il suo viso è di fronte al mio. Riesco a distinguere ogni piccolissimo particolare, o almeno riuscirei a farlo se sollo non fossi intrappolato nei suoi occhi, che sono lucidi, e mi sembrano stanchi, di un dolore che non sono abituati a provare. Mi chiedo come sembrano i miei occhi, visti con i suoi.

<< Voglio farlo smettere. Voglio aiutarti. >> Mi dice, e il suoi occhi mi supplicano di farmi salvare. Seguo il mio istinto. Prendo la sua testa tra le mie mani e la trascino fortemente verso il mio petto. Incrocio le mie mani tra i suoi capelli, cercando sollievo in quel contatto. Sento le sue lacrime bagnarmi la maglietta.

<< No. >> Gli sussurro.

<< No cosa? >>

<< Non iniziare a piangere. >>

<< Le tue lacrime... >>

<< Shh. >> Poggio la mia mano sulla sua bocca. Lui me la prende, le la sposta e me la stringe nella sua.

(Un)Lucky I'm in love with my bestfriend. |Larry Stylinson|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora