Capitolo trentadue

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Studiare per gli esami gli ultimi giorni iniziava ad essere stressante e iniziavo a pensare che tutto ciò fosse inutile.

Perché passare giornate intere sui libri gli ultimi giorni disponibili quando avevo avuto il tempo per studiare nove mesi?

Quel che è fatto, è fatto, mi ripeto per l'ennesima volta da stamattina dirigendomi verso scuola. Un vento caldo scuote i miei capelli mentre osservo l'entrata della struttura.

"Matilde"-Luca, un mio compagno di classe poggia una mano sulla mia spalla sorridendomi-"Sei pronta?"

A quel gesto mi irrigidisco.

Sono giorni che non ho un contatto fisico con qualcuno. Da quando Federico è tornato a casa ubriaco, mi risulta difficile tornare quella di prima, comportarmi come se qualcosa dentro di me non stesse cambiando.

Annuisco forzando un sorriso iniziando a camminare.
Il clima è afoso nonostante siano  ancora le otto di mattina.

Mi domando se abbiano pensato ad accendere dei condizionatori nella scuola. 

Dopo aver preso posto in uno dei banchi separati nella stanza poggio alcune penne e una matita su di esso.
Guardandomi intorno noto che sono una delle prime ad essere arrivata, oltre a Luca e ad altri quattro ragazzi.

"Esame di italiano"-dico tra me e me picchiettando con la matita sul banco.

Mentre osservo i volti dei miei compagni di classe concentrati sui loro cellulari in attesa che arrivino gli altri, i ricordi tornano impetuosi nella mia mente, quasi a ricordarmi che non ci stavo pensando da troppo.

Io e Federico non abbiamo più parlato di quella sera, lui ha quasi rimosso il tutto o almeno sta fingendo di averlo dimenticato per non affrontare l'argomento.

Il giorno dopo, notando la sua superficialità su tutto quello che era successo, per evitarlo andai a casa di mio padre.

Passai del tempo con Patrizia, la quale mi chiese di aiutarla a decidere cosa cambiare nell'appartamento, il quale "Necessitava di un tocco più femminile", riprendendo le sue parole.

Quando decisi che fosse ora di andare, vidi Fabio fuori dal suo appartamento, il quale accorgendosi della mia presenza mi sorrise, un sorriso diverso dal solito, quasi di sfida.
Dopo aver ricambiato il sorriso debolmente mi avviai verso le scale.

"Ho saputo che le cose tra te e Federico non stanno andando al meglio"-mi aveva detto prima che scendessi il secondo gradino.

Il suo tono confermava il suo sorriso, un tono diverso dal solito, un tono di sfida.

"Come fai a saperlo?"-chiesi voltandomi per tornare indietro.

Quel tono mi faceva innervosire. E poi, come faceva a saperlo?

"Sono uscito con loro sabato"-Poggiò la schiena contro la porta dell'ascensore ancora rotto per essere utilizzato-"Ero lì mentre beveva e dimenticava di avere una ragazza che lo aspettasse a casa" -tolse un granello immaginario sulla sua t-shirt nera.

Feci un respiro profondo cercando di restare calma, il sangue ribolliva nelle mie vene ad ogni sua singola parola.

Nella mia testa stava avvenendo tutto ciò che avevo temuto. Lui, Simona, lui ubriaco, lei che ne approfittava.

Alcune lacrime minacciarono di rigare il mio volto mentre mi avvicinavo velocemente a lui per prenderlo per il colletto della sua fottuta maglietta nera-"Senti coglione"-dissi con tono duro-"Se state architettando qualcosa tu e quelle due stronze sappiate che Federico mi ama e che non mi mancherebbe mai di rispetto"

"E allora perché adesso Simona è a casa tua? Proprio quando non ci sei tu?"-un sorriso beffardo si fece spazio sul suo volto guardando il suo cellulare e alzò le mani.

"No"-scossi la testa-"Non ti credo"-cercai di convincermi a non credergli sul serio.

Lasciai il suo colletto facendo colpire violentemente il suo corpo contro la porta dell'ascensore e mi diressi a casa.
Trovai Federico seduto accanto al bancone della cucina mentre beveva del tè freddo e mi sentii rassicurata.

Fabio stava mentendo.

Federico si accorse della mia presenza e contrariamente al modo in cui mi guardava quando tornavo a casa, mi osservava con sguardo preoccupato.
Quel gesto mi allarmò e solo dopo aver visto Simona arrivare in cucina con solo una maglietta di Federico indosso ne ebbi la conferma.

La crepa che si era formata tra di noi era sempre più grande e dopo quello che avevo visto potevo vedere me stessa cadervi all'interno.

"Potete girare i fogli"-dice un professore entrando improvvisamente in aula.

Quale tempismo perfetto per farmi questo, eh Fede?

Quando distolgo gli occhi dalla matita ferma tra le mie mani mi accorgo che sto piangendo e che Luca, seduto accanto a me mi sta guardando con sguardo interrogativo.

Dopo aver accennato un "Non preoccuparti, sto bene" a Luca e aver asciugato le lacrime, guardo i fogli protocollo davanti a me. La mano con la quale dovrei iniziare a scrivere trema.

"Ce la posso fare"-dico a me stessa facendo un respiro profondo asciugando le mie guance cercando di liberare la mente dai pensieri e di alleviare il senso di agitazione che è in me.

***
Ciao a tutte!
Sembra che le cose stiano peggiorando proprio adesso che siamo quasi alla fine. Avete già in mente come potrebbe finire?
Ad ogni modo fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e di quelli precedenti, spero vi stiano piacendo!

Una vita senza te. || Benji & Fede ~ #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora