CAPITOLO 11

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A scuola ci fu scompiglio tutto il giorno seguente. Dimka mi lasciava davanti alla classe e si faceva trovare ogni volta che suonava la campanella.

Mi ero confidata e gli avevo detto di aver visto George scappare dalla mensa. Perciò aveva paura che potessi aggredirlo (cosa che avevo intenzione di fare).

Forse per via del mio fratello-body guard o per via dei taglietti che avevo sul viso e soprattutto sul collo, attiravo l'attenzione di tutti. Sguardi che mi facevamo molto innervosire.

Durante l'attesa per il pranzo, mi sentii additata da molti ragazzi, mentre Dimka chiacchierava con una Mary agitata e tendente al nervosismo. Erano parecchio carini.

Evitai di pensare ai ragazzi che mio vedevano come una salvatrice o una pazza e mi concentrai su George. Peggiorai solo la situazione.

Quando lo vidi andare in cucina e chiudere la porta, fui assalita dalla rabbia. Appoggiai il vassoio su quello del mio gemello.

-Vado in bagno- mi giustificai con un sorrisetto e l'espressione dolce.

Lui annuì. Sapevo che avrebbe controllato che direzione avrei preso, ma sapevo come fregarlo: la folla dei ragazzi e la attenzione per Mary.

Quando gli girai le spalle lasciai che dal mio sguardo trapelasse la mia rabbia, tanto da costringere dei ragazzi a farmi strada. Incrociai anche Arthur che alzò le sopracciglia e mi lasciò passare.

Uscii dalla mensa e svoltai a sinistra. Doveva esserci una porta; quella da cui avevo scappare George.

Inspirai forte. Qualche traccia di fumo. Odore di cibo.

Mi spostai leggermente avanti e alzai la testa. Cibo.

Seguii la scia e trovai la porta incastrata tra due muri. Con un sorriso spietato, abbassai la maniglia e la spalancai.

George si trovava tra due lunghi bancali rialzati e pieni di stoviglie, pentole, gas funzionanti o non, mestoli, scolapasta e cibo.

L'aria era satura di vari odori ma quando George mi vide e incrociò il mio sguardo l'unica cosa che odorai fu il suo sgomento e la sua paura.

-Anouk...?-.

Un ringhio uscì dalla mia gola e mi rimbombò nel petto. Feci un passo avanti e sbattei la porta. Il lupo fece un passo indietro, ma si fermò lì perché lo raggiunsi subito; veloce e precisa gli incrociai le braccia dietro la schiena e gli feci sbattere la faccia sopra una pila di piatti e posate di plastica.

Poi gli tirai un paio di calci dietro le ginocchia per fargliele piegare. Sapevo che rischiavo di perdere contro un maschio perlopiù adulto, ma sapevo anche di essere parecchio più arrabbiata di lui.

-Logan- mi uscì dalla labbra con un ringhio.

George boccheggiò e un rigagnolo di sangue spuntò da sotto la sua guancia. Bene, la plastica doveva averlo tagliato.

-Lo stavo cercando- rispose.

Gli premetti il gomito sulla tempia. Gemette.

-Logan- ripetei.

-Ho sentito...- prese fiato -ho sentito l'odore di un paio di lupi nella mensa. Li ho visti appiccare il fuoco, poi se ne sono andati. Con loro c'era qualcuno-.

-Ti ho visto scappare- sibilai.

-Ho sentito che parlavano di Logan e sono andato a cercarlo. Ma sulle scale ho incontrato dei professori e sono stato costretto a uscire-.

Smisi di fare pressione sulla sua tempia e allentai la presa ai polsi. Espirai forte dal naso.

-Bugiardo. C'erano due lupi, ma nessun altro-.

Cuccioli di AlfaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora