Capitolo 30- Paralyzed

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Diane's Pov

Mentre giravo la chiave nella serratura del mio appartamento, preparavo mentalmente il resoconto di quella serata da raccontare a Sam.

Lui, bellissimo come sempre, champagne, lume di candela...
Insomma, chi ne ha più ne metta.
Il resto si può immaginare.

Con ancora l'entusiasmo di quella magnifica cena, entro nell'appartamento e aspetto che Sam mi venga in contro.

Ma questo non succede. Anzi, di Sam non c'è proprio traccia.

Eppure non credo sia uscita. Insomma, le luci sono accese, le sue chiavi qui.
Ma c'è un insolito silenzio in casa nostra. Fin troppo insolito. Di solito lei è sempre indaffarata, sempre impegnata in qualcosa.

Così,con una leggera nota di preoccupazione, mi dirigo verso le camere.

Niente, non c'è nessuno.

Credo di aver controllato tutta la casa.

Oh, ho scordato il bagno.

Entrando in bagno, speravo caldamente di trovare Sam. Ma non di certo nelle condizioni in cui è.

Il suo corpo accasciato sul water, il telefono in mano e tanti, troppi, singhiozzi.

Immediatamente mi appresto a lei, e scorgo il suo viso livido dalle lacrime e solcato da non altro se non profondo dolore.

Più che altro, ciò che leggo nei suoi occhi è l'umiliazione.

E non posso fare altro che pensare a Dylan. A quanto altro male possa averle inflitto.

Così, senza giri di parole, mi rivolgo a lei in modo diretto.

"Che cosa ha fatto?"

Non ho bisogno di specificare chi.
E, ovviamente, lei ha capito a chi mi sto riferendo.

Non riuscendo a proferire parola per l'ennesima crisi di pianto che affronta, la raccolgo letteralmente da terra e la aiuto a sedersi sul letto.

Lei si rannicchia a palla.
Sembra così piccola, adesso.
E la mia preoccupazione non fa che crescere. Cosa può averle fatto, ancora?

Dopo minuti che sembrano interminabili, si rilassa appena, ma abbastanza per raccontarmi l'accaduto.

"E-era
..Era da un paio di giorni c-che...che non stavo bene...e-e...La cosa persisteva...Avevo...Avevo forti mal di testa,
'Il ciclo', ho pensato.
Poi quest'ultimo non è arrivato...e-e...pensavo fosse normale un ritardo, perché io ho sempre ritardi, p-però qualcosa mi diceva che non andava e-"

"Aspetta, aspetta...Perché non me ne hai parlato?" Una nota di irritazione nella mia voce.

"P-perchè non mi sembrava qualcosa di cui doversi preoccupare, quindi ho preferito non suscitare in te angosce insensate e-"

"Siamo di nuovo al punto di partenza, Samantha!"

Mi alzo in piedi, chiara la rabbia nel mio tono.

"Ne abbiamo già parlato, quando c'è qualcosa che non va o che ti preoccupa o spaventa, me ne devi parlare! Altrimenti, io per quale motivo sono qui?!"

Abbassa il capo consapevole di aver sbagliato per l'ennesima volta, e ancora qualche spasmo fa sì che la sua figura tremi.
Così come la sua voce rotta.

"Ho fatto le analisi..."

Le rivolgo nuovamente la mia attenzione, mentre incrocio le braccia sotto il seno.

Boccheggia, come ste stesse per dire qualcosa. Eppure, non trova le parole per esprimersi.

Emetto un piccolo sbuffo di frustrazione, il che riporta il suo sguardo nel mio.

Faraway,so close. || H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora