Capitolo Uno.
Dieci anni prima
«Corri, corri!» urla il Principe Douglas afferrando una mia mano.
«Mi avete stancato!» esclama lo stalliere di corte alle nostre spalle, mentre ci insegue con un frustino. «La prossima volta vi farò rimpiangere di essere nati, ragazzini!» continua ad urlare, fermandosi quando si rende conto di non poterci raggiungere.
Dopo un'ora di lettura con l'insegnante e la Principessa Anne abbiamo abbandonato le stanze del Castello, raggiunto le stalle e abbiamo pianificato uno scherzo per Alfred, lo stalliere. È la nostra vittima preferita: il suo viso diventa rosso come un peperone e inizia ad urlare come un pazzo, prima di inseguirci.
Abbiamo riempito un secchio d'acciaio di letame, legato il manico con un filo e sistemato su un gancio sopra alla porta. Ci siamo nascosti sotto del fieno, abbiamo aspettato l'arrivo di Alfred e, quando ha aperto la porta, il Principe Douglas ha tirato il filo, facendo versare il contenuto del secchio sulla sua testa.
Ha lasciato cadere a terra le due brocche d'acqua, si è pulito il viso con le mani ed ha iniziato ad urlare. Ha raccolto il frustino e, noi impauriti, abbiamo lasciato il nostro nascondiglio per iniziare a correre verso il cancello, evitando le domestiche impegnate a sistemare il giardino.
Oltrepassiamo il cancello raggiungendo la strada sterrata, punto lo sguardo su di lui e mi perdo nella sua bellezza. I capelli accarezzano la sua fronte e il collo, gli occhi verdi brillano mentre guarda di fronte a sé, le labbra rosee e gonfie sono dischiuse e il petto si alza e si abbassa velocemente, a causa della corsa.
Volta lo sguardo verso di me, mi rivolge un tenero sorriso mettendo in mostra i denti bianchi e sento le guance scaldarsi.
Il primo giorno in cui l'ho incontrato stavo visitando il Palazzo, ero incuriosita dai tanti corridoi, i colori, gli oggetti e le stanze. Erano tantissime, ma solo una ha attirato la mia attenzione: la biblioteca. C'era un mobile bianco lungo la parete, dove erano sistemati centinaia di libri dalle copertine verdi, rosse, oro e blu.
Ero incantata ad osservare e accarezzare le copertine, quando la porta si aprì ed entrò qualcuno. Mi voltai spaventata, pensando si trattasse della Regina, ma invece era un bambino: indossava una giacca blu dai bottoni argentati, dei pantaloni bianchi e degli stivali neri.
Era bellissimo, proprio come ora.
Dopo qualche minuto di corsa siamo in cima alla collina, stanchi e con il respiro affannato. Lascia la mia mano e si stende sul prato umido rischiando di sporcare i suoi vestiti pregiati, chiude gli occhi e respira profondamente, cercando di riprendere fiato.
«Rischierete di sporcarvi, Principe» sussurro senza fiato, restando in piedi al suo fianco.
«Non m'importa. E, dammi del tu Isobel, te l'ho detto mille volte» apre un occhio, sorridendo.
Ricambio timidamente il sorriso e stringo il tessuto del vestito tra le dita. Da quando lo conosco mi ha sempre chiesto di non essere formale con lui, ma non ci riesco. È il Principe e, come tutti i reali, ha bisogno di rispetto.
«Vieni, siediti» si alza con il busto e picchietta con una mano sul prato, accanto a sé. Eseguo il suo ordine e mi accomodo al suo fianco, ammirando il panorama che mi circonda.
«Devo dirti una cosa, Bel» Bel è il nomignolo con cui mi chiama e mi piace, sopratutto il modo in cui suona detto dalle sue labbra.
«Cosa, Principe?» ricevo un'occhiataccia da parte sua e mi correggo subito. «Douglas, intendevo» mi mordo il labbro inferiore e abbasso lo sguardo.
Douglas.
Douglas.
Douglas.
Ripeterei il suo nome di battesimo all'infinito, ma non posso.
«Non so come dirtelo» inizia ed io inarco un sopracciglio, confusa dalle sue parole.
Che cosa deve dirmi di importante?
«Domani partirò per la Francia» appoggia i palmi delle mani sull'erba tenendo lo sguardo fisso davanti a sé e un improvviso vento freddo solletica la mia pelle, facendomi rabbrividire.
Presente
Le sue parole furono come lame affilate infilate nel cuore. Non sapevo che cosa dire, o come reagire, perciò feci l'unica cosa che mi sentì di fare: scappare.
Corsi lontano, nei boschi, mentre la sua voce chiamava il mio nome, urlò promesse - mi avrebbe portato libri, vestiti dal tessuto pregiato degni di una principessa, bambole di pezza e mi avrebbe scritto lettere ogni giorno - e mi pregava di fermarmi. Non lo feci: tornai a casa mia e mi nascosi sotto la coperta del letto piangendo per tutta la notte.
Speravo fosse solo un brutto sogno ma, quando il mattino seguente, vidi la carrozza reale lasciare il paese mi resi conto che era la pura verità. Aspettavo, giorno e notte, di avere sue notizie... Ma non ricevetti mai nessuna lettera.
«Bel, hai sentito che cosa ti ho detto!?» esclama la ragazza dai capelli rossi davanti a me, facendomi cadere dalle nuvole.
Dischiudo le labbra, incapace di parole.
Sono passati dieci lunghi - lunghissimi - anni dall'ultima volta che l'ho visto.
Chissà come sta andando il viaggio, chissà come sarà diventato, chissà se i suoi occhi brillano ancora come tanto tempo fa, chissà se è più alto di me... Questi pensieri si fanno spazio nella mia mente.
Dopo dieci anni finalmente lo rivedrò.
Sento le gambe diventare gelatina e aumento la stretta intorno alle mani di Katherine per sorreggermi.
«Tutto bene? Sei diventata pallida» mi accarezza una guancia.
«S-Si» annuisco. «Chi... Come lo hai saputo?» le chiedo in un sussurro.
«Qualche ora fa è arrivata una lettera dalla Francia per il Re. Era da parte del Principe ed annunciava il suo ritorno, previsto per domani mattina. La Principessa ha svegliato noi domestici ordinandoci di sistemare da cima a fondo il Palazzo» spiega con un sorriso.
Domani.
«Oh» riesco a dire.
«Sono corsa subito da te, conoscendo il rapporto che ti lega a lui. Ora, dobbiamo andare, sua maestà il Re vuole parlare con noi» esclama prima di afferrare una mia mano e correre verso il Palazzo.
Proprio come diceva mia madre: "Quando i raggi del sole illuminano il nostro paese, vuol dire che qualcosa di bello sta per accadere".
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Il Principe E La Serva.
Roman d'amourEra il 1608 quando il Principe Douglas tornò dal suo viaggio in Francia. Tutti dal più ricco al più povero non vedevano l'ora di rivederlo, di abbracciarlo. Una di queste era Isobel, una serva e dama da compagnia della Principessina Elena, figlia de...