Capitolo 4

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Non è possibile.
Quelle parole ripetute come un mantra non bastarono per calmare Lilith che, accasciata al muro, con la testa sulle ginocchia strette al petto, piangeva. I singhiozzi le squarciavano il petto, rendendole difficile respirare e più di una volta si affogò con le sue stesse lacrime.
Non è possibile.
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Sebastian uscì di corsa dalla bottega, con Ciel che lo seguiva a stento, confuso. Anche lui, come la sorella, urtò qualcuno, preso dalla foga di raggiungere Lilith. Anche lui, alzato lo sguardo rimase per un attimo impietrito. Certo, conosceva già bene la figura che si ritrovò davanti, ma fu colto in quel momento da una nuova consapevolezza.
È lui.
Sebastian saltò addosso all'uomo che cercò di difendersi.
<<Sebas-chan! Che stai facendo?!>> Disse la voce acuta e cantilenante di Grell Sutcliff che cercava di togliersi di dosso il demone.
<<Dov'è andata?!>> Ringhiò Sebastian a denti stretti.
<<Dov'è andata, chi?>>
<<Lailah>>
<<Quella era Lailah?! Io... Credevo che...>>
<<Non mi interessa cosa credevi. Dov'è andata?>>
<<Da... Da quella parte>> disse Grell indicando la direzione verso cui aveva visto correre la ragazza.
<<Se non fosse che tengo più a lei che alla vendetta ti avrei già fatto a pezzi. Scorta il bocchan alla magione. Vi raggiungerò quando l'avrò trovata>>
Dopo queste parole Sebastian si lanciò all'inseguimento, utilizzando tutti i propri sensi e sperando che non fosse troppo tardi.
*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*
Lilith aveva oramai esaurito le lacrime, ma non aveva la forza di alzarsi. Rimase ferma per un tempo che le parve infinito.
Ad un tratto sentì dei passi avvicinarsi, un sospiro di sollievo e delle braccia forti che la sollevavano.
L'essenza di Sebastian la inondò non appena entrò in contatto con lui, così come le sue emozioni. In quel momento il sollievo era l'emozione dominante, ma il contatto permise a Lilith di percepire anche confusione, rabbia, paura...
Rimase stretta al petto del fratello per tutto il tragitto fino alla magione. Lui poi la portò nella sua stanza e la adagiò sul letto. Dopodiché si avviò verso la porta e rimase ad osservarla per un po', per poi tirare un sospiro e chiudersi la porta alle spalle e andarsene.
Lilith non seppe mai per quanto tempo rimase lì, ferma ad esplorare i ricordi.
D'un tratto sentì dei passi lungo il corridoio. Erano passi leggeri, insicuri.
I passi si arrestarono proprio davanti alla sua porta e Lilith percepì l'energia del suo visitatore. Insieme alla sua indecisione. Prima ancora che potesse bussare Lilith disse
<<Entra pure Ciel Phantomhive>>
L'invito fu seguito da qualche secondo di silenzio. Finalmente la porta si aprì e il giovane conte fece il suo ingresso nella stanza. Lilith alzò la testa per guardarlo. Il conte indossava una camicia da notte e stringeva tra le mani un piccolo candelabro che posò sulla cassettiera.
Il giovane e la ragazza si fissarono per un lungo istante. Lei era distrutta dal pianto, mentre lui cercava di mantenere un'aria altezzosa, cinica e sicura, ma sembrava solo un bambino confuso e spaventato dall'idea di non sapere.
<<È una lunga storia>> esordì Lilith all'improvviso
<<Cosa?>>
<<La mia storia. Non è per questo che sei qui? Ripeto, è una lunga storia>>
<<Ho tempo>>
<<Sebastian è fuori? Non sono una cantastorie, se non riesci a dormire leggi un libro>>
<<Sebastian è in missione. E riesco a dormire anche da solo>>
Il conte fece per andarsene, ma aveva appena posato la mano sulla maniglia della porta quando Lilith parlò di nuovo.
<<È per te che lo faccio>>
Il conte la guardò confuso.
<<Se ti raccontassi la mia storia tu proveresti almeno pietà per me. E non è una buona cosa. Chiunque provi per me qualunque emozione diversa dall'odio o dall'indifferenza finisce male. Non voglio aggiungere un altro nome alla lista. E non dovresti volerlo neanche tu. Sei già dannato abbastanza>>
<<Non mi interessa quello che succede agli altri. Devo sapere se sei un pericolo per questa magione>>
<<Dov'è Sebastian?>>
<<In missione>>
<<Guarda che puoi fidarti di me. Non mordo>>
Il conte rifletté per qualche secondo.
<<Se te lo dico mi racconti la tua storia?>>
<<Affare fatto>>
<<Undertaker è scomparso. Stiamo cercando indizi>>
<<Per "stiamo" intendi "il mio pedone sta"?>>
Il conte non rispose. Abbassò lo sguardo per un secondo, ma lo riposò subito sulla ragazza.
<<Va bene, va bene. Ti conviene sederti, però. Il mio modo di raccontare... Beh, diciamo che è abbastanza immersivo>>
Il giovane fece correre lo sguardo per la stanza, alla ricerca di una sedia dove sedersi. Lilith rise piano -una risata roca, flebile- e batté piano la mano sul letto.
Titubante il conte si avvicinò al letto e vi si sedette, senza mai spostare lo sguardo dal demone.
<<Sono nata e cresciuta in una piccola casetta in un'anonima campagna in un luogo sconosciuto della Terra.>> Mentre Lilith parlava lo scenario cambiò, da una spoglia e tetra stanza si trasformò in una verdeggiante campagna, illuminata dal sole mattutino.
<<Come...>> Il conte sì guardò intorno, stupito di vedere sé stesso seduto su un prato, sentire il vento nei capelli, gli uccelli cinguettare...
<<Forte, eh? È uno dei miei poteri. Posso proiettare i ricordi. Sebastian è sempre stato invidioso di questo e di qualche altro trucchetto.
Dicevo: per gran parte della mia vita quella casa è stata tutto il mio mondo. I miei genitori sono morti quand'ero veramente piccola e non sono mai riuscita a ricordarli perfettamente. Solo immagini confuse e imprecise>>
D'un tratto i due si ritrovarono seduti sotto un albero, vicini ad una casetta modesta, ma bella. La porta della casa si aprì e ne uscirono un giovane dalla pelle diafana e i capelli neri, che non dimostrava più di quindici o sedici anni, e una bambina bionda, dagli occhi verdi, vestita di bianco, che non poteva avere più di cinque anni.
I due iniziarono a rincorrersi sul prato, giocando ad acchiapparella.
<<Lui è Sebastian... Ma lei?>>
<<Quella sono io>>
<<Ma è... Un angelo...>>
<<Già, dimenticavo. Sono nata durante un'eclissi. Durante questi eventi gli allineamenti si ribaltano. Un bambino umano nasce con dei poteri. Un demone nasce in una famiglia di angeli. Un angelo nasce in una famiglia di demoni.
I bambini nati durante le eclissi possiedono poteri molto rari e per questo spesso vengono presi di mira, cacciati e, a volte, anche uccisi... Se non muoiono per colpa delle proprie famiglie.
Vedi, angeli e demoni non sono condannati al proprio allineamento. Possono scambiarsi. Gli angeli possono cadere, i demoni ascendere. Generalmente questo processo avviene dopo secoli, se non millenni, di attenta riflessione e la decisione non è mai semplice. Pochi decidono di intraprendere una delle due strade.
Inutile dire che la maggioranza sceglie la caduta. Il processo di ascensione è molto doloroso e i più muoiono, o arrivano alla pazzia.
Come già detto, di solito la decisione è volontaria, ma nei casi di bambini dell'eclissi spesso le famiglie non riescono a sopportare la vista dei propri figli, nati da allineamenti sbagliati, e decidono di sottoporli allo scambio.
Inutile dire che, se le probabilità di riuscita in un millenario sono basse, in un bambino sono praticamente zero.>>
<<Viste le premesse la mia famiglia decise di non cambiarmi. Vedi, entrambi i miei genitori erano angeli caduti (ed è anche per questo che Sebastian ha una particolare sensibilità) e conoscevano esattamente i rischi.
Decisero, in accordo con Sebastian, che sarebbe stato meglio se nessuno avesse mai saputo della mia esistenza e mi nascosero. Sebastian fu il mio insegnante. È stato la mia unica famiglia per molto tempo.

L'unica regola a cui non avrei mai dovuto disobbedire era "non uscire di casa senza Sebastian" e per buona parte della mia vita la rispettai. Un giorno però, quando avevo oramai qualche secolo e dimostravo una decina d'anni umani, decisi che ero abbastanza grande da uscire da sola.
Stavo giocando con le mie bambole quando qualcuno mi raggiunse. Non avevamo mai ricevuto visite, specie di quel genere, ma avevo letto abbastanza da saper riconoscere uno shinigami. Quello in questione era Grell. Era visibilmente sconvolto e visibilmente giovane, aveva ancora una falce semplice. Evidentemente era una delle sue prime raccolte.
Quando si accorse della mia presenza si spaventò. Io quel giorno non avevo celato le ali, quindi la mia natura era abbastanza riconoscibile.
Lui non reagì bene. Prima ancora che potessi fare domande mi colpì al petto con la falce e io caddi in avanti, mentre il sangue si espandeva sotto di me>>
La scena si svolse sotto gli occhi impotenti di Lilith e Ciel proprio come lei aveva raccontato.
Il ricordo cambiò e i due si ritrovarono in una stanza dalle pareti azzurre e bianche che simulavano un cielo luminoso.
Sul letto giaceva la stessa bambina di prima, solo che i suoi capelli erano neri, la pelle diafana, una cicatrice frastagliata le percorreva il petto, dall'ombelico fin quasi al collo, e non era perfettamente rimarginata.
La bambina, che prima dormiva, si svegliò in quel preciso istante. Si mise a sedere sul letto e si guardò intorno, finché il suo sguardo non si posò sullo specchio vicino al letto.
A quel punto urlò. Pochi secondi dopo il giovane Sebastian entrò nella stanza, allarmato. Calmò la sorella, ma evidentemente non riuscì a resistere per molto alla vista della bambina e se ne andò.
<<Scappai di casa pochi giorni dopo. Per curarmi Sebastian aveva chiesto aiuto a un uomo che si diceva conoscesse tutti i segreti degli angeli, dei demoni e degli shinigami. Di tutto il mondo delle ombre, insomma. Lo trovai, il suo nome era Adrien, e gli chiesi asilo. Sono rimasta con lui per molto, molto tempo.
Non volevo che Sebastian soffrisse, quindi con l'aiuto di Adrian creai un incantesimo per cancellargli la memoria. L'unico intoppo è che sarebbe durato solo finché io gli fossi stata lontana. Ora che mi ha vista recupererà pian piano i ricordi.>>
<<Perché sei qui?>>
<<Qualcuno è riuscito a trovarmi. Ha aggredito Adrien e ha provato a prendere me, ma lui era pronto all'eventualità ed è riuscito a farmi scappare. È stato il primo posto che ho trovato.>>
Ciel stava per chiedere qualcosa quando la porta si aprì e Sebastian entrò nella stanza.
<<Bocchan, mi dispiace molto, non ho trovato nulla che potesse dirci dov'è Undertaker. Nella sua bottega ho trovato questo però>> disse posando un oggetto nella mano di Ciel.
Lilith lo afferrò prima che il ragazzo potesse guardarlo.
L'energia che emanava era troppo familiare, e i suoi sospetti vennero confermati alla vista dell'oggetto.
Una catenina con dei ciondoli mortuari.
Lilith avrebbe potuto recitarne i nomi a memoria.
<<Non lo troverai mai, non si farà trovare>> disse stringendo forte la catenina.
<<Come fai a saperlo?>> Chiese Sebastian.
<<Undertaker è Adrian>> disse Lilith sconvolta.

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