Capitolo: Flashback VIII

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-Ti dimettono!

Ripete allegra mamma, dopo aver raccolto i miei averi dai cassetti ed avermi preparato la felpa e i pantaloni da sostituire al camice.
-Non posso... Non posso andarmene! Non ora che Shey ha bisogno di me...

Porto le mani nei capelli, scoraggiata, al solo pensiero di dovermi allontanare da lei e tornare ad una normale vita.
Normale, ma senza Shey.

-No mamma... No, cazzo...
Continuo a pronunciare queste parole nella speranza che perdano di significato, ma è tutto inutile. Con le mani sul volto chiedo agli altri di lasciarmi sola, per poter sbollire la notizia.

La camera è silenziosa, quasi spettrale, rischiarata da un timido raggio di sole che filtra prepotente dalla finestra. Un solo rumore rompe quella quiete infernale. Scandisco a intermittenza il suono delle nocche contro il muro, come una musica, una dannata sinfonia; forse per sentire meno il dolore, o forse per sentirlo di più.

Mi infilo il giubbotto, stando attenta a nascondere delicatamente le ferite sotto le maniche della felpa, e poi esco.
Lo sguardo dei presenti si posa immediatamente su di me, ma li eludo, salutando il dottore con un cenno del capo. Mi dirigo verso il parcheggio, stringendo i pugni per far sanguinare nuovamente i profondi solchi che io stessa ho creato. "Mi sono perfino scordata di salutare Benjamin...". "Se la caverà" penso in fine, mentre le mie impronte restano impresse nella neve, dirette a casa.

Papà ha promesso di accompagnarmi ogni giorno all'ospedale, all'ora di pranzo, così che possa recuperare un fiore da portare a Shey durante la visita.

Nella villetta la sera scatta una disperata ricerca in tutta casa per trovare un vaso decente; molti sono occupati, altri sono grandi, altri persino rotti...

-Vado a prendermi un caffè, aspettami nella sua stanza, okay Alis?

Annuisco, e mi dirigo velocemente verso la sua camera. L'infermiera che pattuglia l'ingresso mi riconosce e la sua espressione diventa all'improvviso una maschera di dispiacere e terrore.

-Non possiamo lasciarti avvicinare a lei oggi...
-Cosa?! Io... Io devo vederla... Tu mi capisci!

Alzo la voce, spaesata per quell'anomalo contrattempo.
-Ma non possiamo...

Risponde indecisa la donna, abbassando lo sguardo e trattenendomi per le spalle.
-Mi hanno dimessa.

A quella notizia la donna si blocca per un momento, sorpresa.
-Ah... congratulaz-
-IO DEVO VEDERLA.

Minaccio, il fiore saldo nella mia mano.
-Non puoi... Lei... Lei è...

In a land Far Far Away...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora