<<Undertaker è Adrian>>
Il silenzio che seguì quell'affermazione era carico di varie emozioni discordanti. Confusione, curiosità, paura, apprensione...
<<Io... Non capisco...>> Cercò di dire Sebastian.
<<Tu non lo ricordi. Gli ho chiesto di cancellare la tua memoria quando sono fuggita.>>
<<Okay, non è questo l'importante>> disse Ciel freddo <<come fai a sapere che non lo troveremo?>>
Lilith sembrò riscuotersi per un attimo, prima di ripiombare nella tristezza.
<<Adrian... Se è scappato l'ha fatto per proteggere me. Non lo troverete se non è questa la sua intenzione. Solo io posso sapere esattamente dov'è.>>
<<E dove si è nascosto?>> chiese Ciel impaziente.
<<Non lo so. Non ha un nascondiglio preciso, ma quando va via per un po'di tempo lascia degli indizi per me. Qualcosa che posso interpretare solo io.>>
<<Dove si trovano questi indizi?>>
<<Solitamente li lascia nella nostra vecchia casa, quella da cui sono fuggita prima di venire qui. Si può provare ad andare lì.>>
<<Sebastian, prepara la carrozza>>
<<Non è conveniente andare ora. La nostra casa non si può raggiungere in carrozza e voi siete stanco. Andate a dormire, domattina vi accompagnerò io stessa. Troveremo Adrian, ve lo assicuro>>
A Ciel non sfuggì il fatto che Lilith aveva cambiato tono parlando con lui da quando Sebastian era entrato nella stanza. Tuttavia non disse nulla. Prese la candela e uscì dalla stanza.
Lilith e Sebastian rimasero soli per la prima volta dall'incidente con Grell.
<<Ti ho comprato un abito nuovo>>
<<Grazie>>
<<Cosa non hai detto a Ciel?>>
<<Cosa intendi?>>
<<So quando menti o nascondi qualcosa, Lailah -Lilith sibilò tra i denti a sentire quel nome- scusami... Lilith. Stai nascondendo qualcosa. Per il bene del padroncino e del mio contratto devo sapere cosa.>>
Lilith sospirò.
<<Io posso aiutarvi a trovarlo... Ma non credo che lo troveremo vivo. Quando sono fuggita era ferito, non so se...>>
La ragazza ricominciò a piangere. Sebastian non sapeva che fare. Lui Adrian non lo ricordava nemmeno, non comprendeva che rapporto ci fosse tra lui e la sorella. Capì, però, che lei doveva essere molto legata all'uomo.
Lui stesso non sapeva cosa provare. Quel giorno era stato un mix di situazioni che lo avevano lasciato confuso. Dopo essersi assicurato che la sorella stesse bene l'aveva accompagnata nella sua stanza ed era andato ad affrontare Grell. Ricordava l'incidente, anche se i suoi ricordi erano nebbiosi, incompleti. Sapeva della colpevolezza dello shinigami, ma non sapeva cosa fare a riguardo. Per non inimicarsi gli shinigami decise di lasciarlo andare e lui -forse per la prima volta da che ne avesse memoria- non ribatté.
Aveva accettato di andare a chiedere informazioni al becchino per potersi allontanare dalla magione e potersi schiarire le idee. Non era servito a molto, era ancora confuso, per non dire spaventato, e si sentiva lievemente tradito dalla sorella, nonostante potesse comprendere le sue motivazioni.
Non sapendo cosa fare decise di andare via, magari per occuparsi dei preparativi per l'indomani. Decise anche di lasciare i ciondoli di Undertaker alla sorella, che magari avrebbe potuto trarne conforto.Dopo che la porta si fu chiusa alle spalle di Sebastian, Lilith tornò a raggomitolarsi sul letto, in posizione fetale. Stringeva forte i ciondoli di Adrian, come fossero un'ancora che le permetteva di focalizzare i suoi pensieri.
Nonostante fosse un demone si ritrovò a pregare che Adrian fosse vivo. Non avrebbe tollerato il contrario.Fu una notte senza sogni per Lilith che si risvegliò l'indomani lievemente intontita. Ricordava che Sebastian le aveva portato dei vestiti e decise di indossarli.
L'abito scelto da Sebastian era nero, lungo fino a poco sopra il ginocchio, con la gonna gonfia grazie al tulle, anch'esso nero. Il busto dell'abito era rinforzato come un corsetto ed era resistente. In un'eventuale battaglia le sarebbe stato utile. Una serie di bottoni teneva chiuso il colletto alto, austero, e Lilith si accorse di una piccola asola in cui far passare il suo immancabile nastrino rosso. Agganciò i ciondoli di Adrian alla gonna, proprio come faceva lui. Averli vicino la consolava e la spaventava al tempo stesso.
Sebastian le aveva fornito un paio di stivali al ginocchio, neri, con delle allacciature intrecciate e un lieve tacchetto. Sia l'abito che le scarpe erano molto comode e Lilith si sentì un po' più sé stessa indossandole. Sulla cassettiera Lilith vide una brocca piena d'acqua, che la sera prima non c'era. Qualcuno doveva averla lasciata lì mentre dormiva. Si avvicinò alla brocca e la toccò, perdendosi nell'essenza di chi l'aveva toccata prima di lei. Sebastian.
Vi erano anche dei teli puliti, con cui Lilith si lavò il viso, cancellando le lacrime e la tristezza della sera prima.
Uscì dalla stanza e si diresse in salotto. Qui Ciel e Sebastian la aspettavano.
<<Hai promesso che ci avresti condotto da Undertaker>> disse il conte, brusco.
<<Lo so, e lo farò, ma prima dovete promettermi di non andare a curiosare da soli in giro per la villa. Nessuno dei due. È per la vostra sicurezza. Vedete, la villa è ricca di incantesimi che proteggono essa e chiunque vi si trovi all'interno. Gli incantesimi servono anche a scacciare gli intrusi. Finché siete con me non vi accadrà nulla, ma se siete soli non posso garantire la vostra sicurezza. Spero che comprendiate le mie motivazioni.>>
Sia il conte che il maggiordomo annuirono.
Lilith si diresse verso la prima parete libera, vi appoggiò la mano, chiuse gli occhi e si concentrò. Subito il ricordo della villa le si affacciò alla mente.
<<Passate attraverso il muro>> disse senza aprire gli occhi. I due uomini si guardarono confusi. Il muro non aveva subito cambiamenti, era lo stesso ammasso di mattoni di prima.
<<Forza, non è facile tenere aperto il passaggio>>
Ciel fece un passo avanti, ma fu subito bloccato da Sebastian.
<<Sebastian, muoviti, non riuscirò a tenerlo aperto a lungo>>
<<Andrò io per primo>>
Si avvicinò alla parete e appoggiò la mano. Quella attraversò il muro senza sforzi e, dopo un altro passo, Sebastian fu trasportato dall'altra parte.
Poco dopo fu il turno di Ciel, che attraversò la parete non senza esitazione.
Fu Lilith a passare per ultima e chiuse il passaggio.
Si ritrovarono in un bosco molto fitto.
Sebastian e Ciel si guardarono intorno stupiti, ma Lilith li riportò presto coi piedi per terra.
<<Seguitemi e restate vicini>>
La ragazza si avviò, seguendo un percorso familiare solo a lei.
In breve si ritrovarono di fronte a un'enorme villa.
Per accedere al portone principale bisognava salire dei gradini in marmo.
Lilith salì gli scalini, ma saltò il terzo.
I due uomini la guardarono confusi.
<<È un vecchio gioco che facevo da bambina, non fateci caso>>
I due scrollarono le spalle e salirono i gradini.
<<Come si apre questa porta? Non ci sono né maniglie né serrature...>> Chiese Ciel.
Invece di rispondere, la ragazza sorrise e posò la mano sulla porta, che si aprì al suo tocco.
I tre entrarono e furono accolti da un'atmosfera tetra.
Sebbene all'esterno fosse giorno, l'interno della villa era avvolto nell'oscurità.
L'ingresso era a soqquadro, mobili ribaltati, quadri squarciati, vetri infranti riempivano la stanza e vari schizzi di sangue sporcavano il pavimento e le pareti.
Lilith si diresse verso la macchia più vicina e vi appoggiò la mano.
In breve l'essenza di Adrian la inondò.
<<È suo>> sussurrò.
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Un diavolo di... Cameriera?
FanfictionStessa Londra, stessa Magione, stesso Conte tredicenne, stesso maggiordomo... E se aggiungessimo qualcosa? Una ragazza magari. E, perché no, dal passato misterioso?