Il locale era strapieno, c'era da aspettarselo vista l'ora, tuttavia Marinette avrebbe preferito ci fosse meno ressa, entrando si era ritrovata sommersa da centinaia di sguardi. Sentiva ancora la gomitata di Alya, monito a muoversi invece di stare lì impalata a fissarsi le scarpe: non era da lei portare i tacchi, ma l'amica aveva minacciato di toglierle il saluto se si fosse permessa a presentarsi senza. Tikki sonnecchiava, raggomitolata nella sua borsetta, almeno una delle due era tranquilla.
Attraversarono l'ingresso, dirette verso Nino che stava sventolando la mano.
Quattro anni.
Chissà com'era diventato bello Adrien, il suo Adrien. Le tornò in mente la foto di classe dell'ultimo giorno, la sua voce calda quando si era congedato con un "Buona fortuna Marinette, spero che la vita ti riservi tanta gioia" e l'aveva baciata sulla guancia per la prima volta, mandandole a fuoco la pelle con il solo tocco delle sue labbra. Le parole le erano morte in bocca, avrebbe voluto dirgli tante cose, dirgli che lo amava, che lei gli apparteneva, che qualunque cosa lui facesse, ai suoi occhi appariva sempre perfetto.
La piccola cotta per il compagno di scuola si era trasformata in un incendio che divampava quando si trovava al suo fianco, quando non poteva intrecciare le dita nei suoi capelli, quando tratteneva con tutte le forze l'impulso di baciarlo e urlargli quanto amasse ogni singola parte del suo essere.
Andando avanti, stargli accanto le aveva portato solo sofferenza.
Tutto ciò che aveva fatto era stato balbettare un ringraziamento e augurargli lo stesso, per poi osservare la sua schiena mentre si allontanava dal gruppo, verso un futuro in cui lei non poteva seguirlo. La bacheca con i suoi spostamenti era ancora appesa lì in camera, piena di polvere, il ricordo di un amore mai sbocciato che le aveva fatto perdere un caro amico e, forse, la possibilità di essere felice.
Chat non faceva più parte della sua quotidianità ormai, aveva imparato a vivere senza, a combattere senza, a preoccuparsi da sola di purificare gli akuma,mentre lui teneva il crimine sotto controllo da qualche altra parte della città. Era quello il loro patto per non lasciare Parigi nel caos pur senza dover per forza interagire.
Raggiunsero il tavolo, già quasi completo, di vuote c'erano soltanto tre sedie sparse, le loro e un'altra: con il cuore che le batteva all'impazzata percorse con gli occhi tutti i volti un tempo familiari, sperando che a mancare non fosse proprio lui. Blu e verde si mescolarono per un attimo: Adrien, seduto a capotavola, fece un lieve cenno e il sangue le si rimescolò. Aveva immaginato mille volte di rivederlo, magari per caso, ritrovarselo davanti alla cassa della pasticceria la domenica o sbattergli contro mentre correva per non perdere l'autobus, ma nessuno degli Adrien delle sue fantasie corrispondeva al vero. Le sembrò così strano, come guardarsi allo specchio, un giorno, e non riconoscere la propria immagine: era bello oltre ogni immaginazione, più muscoloso, i lineamenti più decisi ed era quasi sicura che fosse più alto dell'ultima volta in cui si erano incontrati. Semplicemente stando seduto emanava un'aura diversa da chiunque altro in quella sala, l'aura di chi non faceva parte della "gente comune" e aveva qualcosa in più a distinguerlo dalla massa.
Marinette si sentì morire: quello non era il suo Adrien.
Non le infondeva la stessa dolcezza dei rari momenti in cui avevano condiviso qualcosa che non fosse un semplice "buon giorno" la mattina a scuola. Era triste, spento, forse stava male o un problema lo tormentava al punto da fargli assumere un'espressione assente. Uno dei posti vuoti era proprio accanto a lui e Alya le fece l'occhiolino, mimando con le labbra un "muoviti" alquanto convincente. Si accomodò, salutando tutti con un po' di imbarazzo, non era rimasta in contatto quasi con nessuno dei compagni di classe, forse se li avesse incontrati per strada neanche li avrebbe riconosciuti.
Chloé era, constatò con una punta di invidia, da mozzare il fiato, non la ricordava così bella, sembrava quasi una dea, avvolta nel suo vestitino rosso fiamma. Aveva sempre rifiutato l'idea che lei e Adrien potessero un giorno mettersi insieme, ma la bionda non sembrava provare più alcun interesse verso il giovane anzi, seduta al polo opposto, non faceva altro che parlare del suo ricchissimo fidanzato Michéle, mostrando a tutti il costoso anello che portava al dito. Non si parlarono molto, ma c'era da aspettarselo, erano sempre andate tutt'altro che d'accordo e Marinette le portava un po' di rancore per tutti i dispetti che le aveva fatto durante il liceo. Tuttavia, al loro arrivo, Chloé aveva salutato lei e Alya con un sorriso raggiante, forse le erano mancate, in un certo senso. Giocherellò con la forchetta per reprimere il forte senso di nostalgia che stare in mezzo agli ex compagni le causava, perché si erano divisi? In fondo ne avevano passate tante insieme, qualcosa doveva essere per forza rimasto ... eppure la maggior parte delle volte i tentativi di conversazione collettiva scemavano nel silenzio, con loro che controllavano distrattamente i cellulari per gestire l'imbarazzo o semplicemente per noia.
Le faceva male vedere che ormai fossero distanti anni luce gli uni dagli altri, il tempo passa, le persone cambiano, si disse.
Sentendosi osservata alzò lo sguardo dal piatto e Nathaniel arrossì, seppellendosi nella sedia. Irriconoscibile con i capelli corti e la barba ben curata, anche lui sembrava aver messo su un bel po' di muscoli. Uno "strafigo" a detta delle signorine al tavolo dietro il loro, le quali lo stavano mangiando con gli occhi probabilmente da prima che lei arrivasse, e Marinette non poteva certo dar loro torto, era proprio un bel ragazzo.
- Stai davvero bene sta sera, Mari - abbozzò timidamente.
A Marinette fece piacere ricevere quel complimento, era sempre stato il più gentile in classe. Ogni tanto vedeva le foto di lui su Facebook con la sua ragazza, una bella coppia, ma non poté fare a meno di sentire l'amaro in bocca ripensandoci, a lei non era stato concesso di innamorarsi di qualcuno che non fosse Adrien.
-Ti ringrazio- rispose dolcemente e le guance del giovane diventarono dello stesso colore dei suoi capelli.
Nino soffocò a malapena la sua risata e Alya le fece un sorrisetto complice, lei li fulminò con lo sguardo per farli smettere, iniziava davvero a sentirsi a disagio avendo Adrien a pochi centimetri di distanza.
- Nathaniel ha ragione- disse quest'ultimo, sollevando un angolo della bocca quando lei si voltò di scatto, avrebbe voluto baciarlo lì, proprio in quel punto - sei davvero bella questa sera-
-Come? Chi io? No ma che dici hahaha - si sventolò energicamente con la mano, colta alla sprovvista
- Anche tu sei molto bella sta sera, cioè bello, insomma tu sei sempre bello! Nel senso ... aaah - prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi - Grazie, Adrien -.
-Non sei cambiata affatto- commentò lui, rigirando l'anello che portava al dito, l'aveva sempre avuto? Poi aggiunse a bassa voce - almeno tu-.
-Allora, ehm, quindi, che hai fatto dopo il liceo?- chiese lei, arricciandosi una ciocca di capelli, ancora le faceva uno strano effetto averli così lunghi.
-Oh niente di ché, mi sono iscritto all'università, ma tra una sessione fotografica e l'altra studiare è molto pesante ... tu invece? Ogni tanto sento il tuo nome in agenzia, stai cominciando a farti strada nel campo della moda? - seguitava a non guardarla, pur mantenendo un tono amichevole, come se la conversazione non lo interessasse davvero o fosse del tutto perso nei propri pensieri.
-Così giovane e già così promettente!- le sorrise Nino.
-Beh ho ancora molto da imparare- ridacchiò nervosa, mordicchiandosi il labbro quando vide che la sua risata non lo aveva minimamente contagiato.
Sentì un improvviso senso di soffocamento, cosa poteva averlo portato a cambiare così drasticamente? Era a conoscenza della situazione familiare di Adrien, non esattamente rosea, ma dubitava che si trattasse solo di quello, sembrava che qualcosa gli stesse letteralmente divorando l'anima.
Le labbra curvate in giù, gli occhi vitrei, il tono piatto, dove aveva già visto tutto ciò?
Si versò dell'acqua con mano tremante, sicura che le stessero sfuggendo dei dettagli, forse Adrien era sempre stato in quel modo e lei non se n'era mai accorta, forse aveva immaginato tutto. No, non era vero. Il ragazzino che popolava i suoi sogni era allegro, socievole, pieno di vita, i ricordi custoditi gelosamente nel suo cuore erano reali, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Aveva sempre temuto di dimenticare, aveva temuto che ad un certo punto il viso di Adrien sarebbe sparito per sempre dalla sua memoria, cancellato insieme ad altre minuzie, come il riflesso del sole sui suoi capelli quella volta del servizio fotografico al parco o il suo accento mentre parlava mandarino con lo zio cuoco o la particolare sfumatura dei suoi occhi.
Iniziò a temere che dopo quella sera, di lui sarebbe rimasto solo il colorito pallido e la voce spenta.
- Marinette - la richiamò Alya dall'altra parte del tavolo, preoccupata - tutto ... tutto bene?-
-Ehm sì- esclamò, falsamente gioviale - allora ragazzi, chi manca?-
- Sabrina - rispose Chloé, controllandosi in uno specchietto, e Marinette fu certa di cogliere una nota di disprezzo nella sua voce - aveva da fare o qualcosa di simile, ma a chi importa, non la sento da secoli- .
Rimase in silenzio per alcuni secondi, le cose erano davvero cambiate. Guardò Alya, leggermente spaesata, poi di nuovo Adrien con la coda dell'occhio e l'illuminazione la colpì di botto: Chat Noir, ecco chi le ricordava in quel momento. Dov'era il suo vecchio partner? In servizio? A casa? Non aveva notizie dell'altro eroe settimane. Ogni tanto si incrociavano per i tetti di Parigi, senza rivolgersi la parola, ma a lei bastava per sapere che fosse al sicuro, anche se la odiava a morte. Il loro addio era stato tremendamente doloroso, non avrebbe mai voluto che le cose prendessero quella piega, eppure non aveva fatto nulla per evitarlo. Chiuse gli occhi, rivivendo gli istanti in cui tutte le sue certezze erano crollate come un castello di carte.
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Amour chassè croisè
FanfictionMarinette e Adrien si incontrano ad una rimpatriata tra ex compagni, quattro anni dopo la fine del liceo. [Quattro anni. Chissà com'era diventato bello Adrien, il suo Adrien. Le tornò in mente la foto di classe dell'ultimo giorno, la sua voce calda...