Intrusa

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È una notte limpida, forse un po' offuscata dalla nebbia. Oh, ma non importa, il cielo è stupendo e, sebbene l'aria sia fredda e tersa, c'è una falce di luna tanto pallida e splendente da farne valere la pena.

Sono qui seduta sul terriccio del mio giardino con la schiena poggiata al muro di casa mia, fredda quanto questa notte. Io proprio non la riesco a capire la gente che ha paura del buio. Io lo trovo così rilassante, mi fa sentire in pace con me stessa.

Non si sente alcun rumore, se non il fruscio del vento che scivola tra le foglie degli alberi qui in giardino. A volte qualche gufo, ma il concertino si ferma lì.

Ripeto, la notte è così rilassante. Calma e priva di caos, mi piace vedere che non c'è nessuno attorno a me, nonostante il mio quartiere non sia tanto popolato.

Alzo lo sguardo al cielo, ammirando ancora la luna. È pallida quanto me stanotte.
Mi viene da sospirare.

Oggi mamma mi è venuta a trovare.
Sono un paio d'anni circa che vivo da sola, non così tanto, tuttavia i miei genitori e la mia famiglia in generale a volte mi mancano molto. Sono sempre ben accetti a casa mia -un modesto monolocale, piccolino, rivestito di parquet- e a me fa piacere quando vengono.

Una volta all'anno viene tutta la famiglia per fare una bella rimpatriata. Ci sono proprio tutti, anche il mio fratellino adorato. Lo vedo ogni volta che vorrebbe abbracciarmi, ma si trattiene. Vorrei dirgli che non deve dimostrarsi nulla, ma in fondo neanche io devo dimostrargli nulla.

Parliamo sempre. Mi raccontano un sacco di cose, e a me fa piacere starli ad ascoltare, anche se non mi lasciano quasi mai tempo per ribattere. Ora che ci penso non me lo lasciano praticamente mai. Non importa, li capisco,

Ogni tanto mi portano dei regali. La scorsa volta papà mi aveva portato un bellissimo mazzo di tulipani. Avevano un profumo squisito.

Oggi è invece venuta mamma con la nonna.
Mamma è quella che ci è rimasta più male con la faccenda del mio trasferimento. Come al solito aveva gli occhi lucidi, e mi chiedeva perché non me ne posso tornare a casa, così che la vita di ognuno potrebbe essere più facile.
Non le ho risposto, ormai lo sa bene che abito qua.

La nonna le ha messo una mano sulla spalla, mi ha detto che il nonno mi saluta.
Chissà, forse si trasferiranno in zona a breve.

Dietro un albero intravedo un'ombra di movimento. La mia testa scatta verso quella direzione, curiosa di scoprire la natura di quel movimento. Poco dopo, una figura fa capolino, muovendo un passo con cautela. Le sue scarpe da ginnastica scricchiolano sulla ghiaia. Il ragazzo -sì, credo sia un ragazzo- gela sul posto.

Rimango ferma, continuando a fissare incuriosita la figura muovere un secondo passo in lontananza. Mi fa piacere che ci sia della gente qui, generalmente non si vede un'anima viva, men che meno a quest'ora. Mi chiedo che cosa ci faccia qui. Non ci si finisce per caso, ma magari sta solamente facendo visita ai suoi o sta rincasando.
Mmh, no, non credo.

Con una folata di vento il cappuccio scivola via dalla sua testa, ed il ragazzo -ora ne sono sicura- si guarda intorno, la paura dipinta sul suo volto. Il suo viso si rilassa, ma poi punta verso di me. Il suo sguardo mi analizza, poi le palpebre gli si spalancano ed il ragazzo è tutto un fremito di terrore. Mi acciglio. A questo gesto quello fa immediatamente dietrofront e corre via.

Però, che bella reazione. Insomma, okay che non mi guardo allo specchio da un po', ma mica faccio così schifo.
E poi, quello sguardo, come se mi stesse trapassando, come se fossi un'intrusa malintenzionata in casa sua.

Ed è qui che non riesco a capire.
Perché in un cimitero gli intrusi sono i vivi, mica i morti.







Ciaoooo
Ho caldo. E un'esagerata ossessione per la Frerard
Va be', pace *torna nel suo angolino emo*

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 07, 2016 ⏰

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