La lanterna rischiarò il bebè e Dona Francisca, apprendendo il mistero, emise un grido di sconcerto, perchè il bambiono non possedeva sembianze umane: il suo volto era rugoso e malformato, come se avesse subito gravi ustioni. Ma ciò che turbò maggiormente la donna fu la visione delle due piccole corna che fuoriuscivano dalle tempie di quella creatura.
«Allontani questa creatura dalla mia vista, la prego Aldemar!» Urlò la donna.
«Adesso comprende la gravità della situazione? Questa "creatura" non è altro che un demone! Un emissario di Satana! Ed è la prova inconfutabile dell'imminente fine di questo insulsto mondo!» Urlò il frate ricoprendo il volto sfigurato ed il corpicino esanime che portava in braccio.
«Mi scorti subito da Remedios ed Adamantes, presto!»
«Certamente...» Disse Dona Francisca titubante. Posò la lanterna, ormai quasi spenta, per terra e prese una fiaccola ardente inserita in una fessura, nella roccia.
«Da questa parte, padre. Mi segua.» Disse la donna dirigendosi verso una maestosa rampa di scale.
«Dobbiamo risalire quell'immensa scalinata?»Domandò il frate sconvolto e con un accentuato affanno, dovuto alla precedente scalata.
«È l'unico modo, Aldemar. Se vuole riposarsi prima, non la biasimo. Non è cosa da tutti scalare Pico de Mulhacen.»
«Non c'è tempo. Andiamo!» Il frate si fece coraggio e seguì la perpetua lungo l'immensa scalinata, illuminata da qualche torcia, simile a quella che reggeva Dona Francisca.
«Remedios ed Adamantes vivono lassù, ora?» Domandò Aldemar indicando la porta di legno illuminata, in cima alla scalinata.
«No, è il luogo di preghiera dove si riuniscono ogni pomeriggio. È collocato così in alto poichè vogliono restare soli, nel silenzio, lontani dai visitatori...»
«La faccenda è molto seria. Di certo non mi rimprovereranno per questa interruzione insolita.»Dopo qualche minuto i due raggiunsero la piccola porticina di legno. Varcata la soglia, Aldemar vide i due frati seduti in preghiera al centro della stanza, rivolti verso una piccola finestra, l'unica presente all'interno della camera.
«Un'insolita sala per riunirsi in preghiera, non trovate? E cosa sono tutti questi manufatti? Avete trasferito qui la biblioteca?» Disse il frate interrompendo il silenzio.
«Aldemir, vecchio mio.» Disse la figura seduta di spalle, a sinistra. La stanza era illuminata dalla luce fioca che penetrava dalla piccola finestrella rotonda e da una sola fiaccola, posta all'entrata. «Ne è passato di tempo.» Continuò.
«Questo non giustifica l'insulsa interruzione della nostra preghiera. Come osi entrare qui?» Disse con tono irritato la figura seduta sulla destra.
«Adamantes, scontroso come sempre. Di spalle non vi riconosco. Siete invecchiati molto, fratelli, come me, del resto.»
I due si alzarono e si voltarono verso Adamantes. Il frate strizzò gli occhi per cercare di vederli in volto.
«LUMYA!» Gridò quello di destra. E subito, una ad una, le torce spente, posizionate intorno allo stanzone ovale, si accesero, illuminando la camera piena zeppa di libri.
«Ecco, adesso va meglio.»
«Anche così non riuscirei a distinguervi.» Disse il frate guardando i due anziani. Tutti e due erano vestiti con un lungo saio, che li ricopriva persino i piedi. Inoltre, entrambi avevano dei lunghi capelli bianchi ed una folta barba, anch'essa bianca.
«È normale, Aldemar, non preoccuparti. Siamo gemelli. Non te lo sarai mica scordato, vero?»
«La memoria mi ha abbandonato, assieme alla mia giovinezza.»
«E con essa anche il tuo buon senso! Francisca sai che non vogliamo categoricamente essere disturbati dai visitatori, mentre siamo qui! Cosa ti dice...»
«Adamantes, è un emergenza!» Lo interruppe la perpetua.
«Non m'importa! Le regole sono fatte per essere rispettate!»
«Questo ti farà stare zitto.» Dise Aldemar, lanciando verso i due il fagotto nel quale era avvolta la creatura. Remedios si avvicinò, e srotolò lentamente le bende, rivelando l'orrore che celavano.
«Per l'amor di Dio! Cos'è questo abominio?!» Domandò urlando Adamantes mentre si copriva gli occhi.
«Ora comprendi la gravità della situazione?» Disse Aldemir, avvolgendo nuovamente tra le bende il corpo della creatura.
«Costui è un demone! Un figlio di Satana! Il male è sceso sulla Terra, la fine è vicina, miei cari.»
«Francisca, gettate tra le fiamme questo orrore. Non voglio che resti qui dentro!» Sbuffò Adamantes.
«Ma, padre...»
«Fa come ti ho detto! E adesso lasciaci soli.»
La donna stizzita, prese tra le braccia il fagotto, non rivolgendogli lo sguardo. Dopodichè uscì dalla stanza richiudendo la piccola porta di legno.
«La situazione è critica miei cari. Come ho anticipato poco fa a Dona Francisca, al villaggio di Holodor succedono cose arcane: la terra si è squarciata, il cielo è stato coperto da una coltre di nuvole nere. In mezzo a quell'oscurità ho visto un bagliore accecante. All'inizio ero incredulo, "uno scherzo della vecchiaia" pensai. Ma dopo un po', quelle immagini sono diventate sempre più nitide e terrificanti...» Il frate s'interruppe e chiese un bicchiere d'acqua, per schiarire la voce. Remedios prese un calice d'argento dal tavolino di legno, situato nell'angolo della stanza, vi impose le mani e disse: «YDRA!» E subito si riempì d'acqua.
«Tieni Aldemar. Adesso, continua il tuo racconto.» Disse l'uomo porgendo il calice all'umile frate.
«Grazie Remedios. Dopo aver assassinato quell'orribile creatura, iniziai subito la scalata del monte, per venire qui da voi. Arrivato a metà strada mi voltai a guardare nuovamente il cielo.
Fu in quel momento che li vidi: quattro cavalieri, in sella ai loro poderosi cavalli, scendevono con grande velocità dalle nuvole. I loro destrieri erano di diverso colore: uno bianco, uno rosso, uno nero ed infine uno verdastro, quasi cadaverico ma non meno veloce degli altri.»
«Non è possibile...»Lo interruppre Adamantes.
Remedios intervenne: «Fratello il tempo stringe. Non interrompere ulteriormente padre Aldemar! Prego, continui.»
«Ogni cavaliere portava in mano un oggetto diverso: il primo, in sella al cavallo bianco, aveva il capo adornato con una corona d'oro e portava in mano un lungo arco. Il secondo, in sella al cavallo rosso, era armato con uno spadone. Il terzo, quello che cavalcava il destriero nero, era l'unico non armato, infatti, portava con se una bilancia. L'ultimo cavaliere è stato quello che m'ha inquietato maggiormente. Il suo cavallo aveva un aspetto logoro e cadaverico. Nella mano destra impugnava una lunga falce ed era seguito da un orda di demoni alati. Le scritture, si stanno avverando. Credo abbiate capito chi siano quei quattro cavalieri...»
«Guerra, Pestilenza, Carestia e Morte. I quattro dell'Apocalisse.» Disse Remedios con lo sguardo rivolto nel vuoto.
«Fratello Aldemar, siete sicuro che abbiate visto tutto ciò?»
«Lo giuro su Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili...»
Remedios lo interruppe: «Giurare sul Santo Padre, non gioverà alla situazione attuale. Io ti credo, Aldemar. Siete sempre stato un amico onesto e fidato. Non dubitiamo della tua parola.»
«Cosa possiamo fare adesso? Restare qui a pregare attendendo la fine del mondo?»
«Questa è la volontà del Signore. Ma siete venuto nel posto giusto, Aldemar. Posso darvi del tu?» Domandò Remedios.
«Certamente.»
«Hai mai sentito parlare di un certo Parsifal?»
«Vi riferite a Ser Parsifal, uno dei dodici cavalieri della Tavola Rotonda?»
«Esattamente. Questo prode cavaliere ritrovò due oggetti sacri: la Lancia del Destino ed il Santo Graal, ovvero la lancia con cui venne trafitto Gesù al costato, il giorno della sua morte, ed il calice dal quale Egli celebrò l'Ultima Cena. Ser Parsifal custodì gelosamente le due reliquie, assieme ai membri della Tavola Rotonda, all'interno di una fortezza. La leggenda narra che nel cuore del Castello del Graal dimorano una Sacra Lancia ed un Santo Calice. Questi oggetti divini sono necessari per mantenere viva la luce nel regno, fonte del ciclo della vita e della morte. Essi rappresentano i principi Maschile e Femminile che, se perfettamente armonizzati, portano la Luce nel regno del Graal.»
Sentendo la voce affannata del fratello, Adamantes continuò al suo posto: «In pochi sanno che Sir Parsifal è nostro padre e che questa rocca è la dimora della Lancia e del Graal.»
«Cosa?! Dite sul serio?» Disse il frate incredulo. «Il nome Rocca del Diavolo fa pensare a tutt'altro... » Aggiunse Aldemar.
«È ciò che voleva nostro padre. Questo nome allontana i visitatori indesiderati e i fanatici in cerca di questi oggetti sacri.»
«Dunque voi potete fermare l'imminente apocalisse?» Domandò il frate, ancora incredulo.
I due annuirono. «Non c'è tempo da perdere. Avvicinati fratello. La cripta, dove sono custoditi la Lancia e il Graal, è raggiungibile soltanto tramite il teletrasporto.» Disse Adamantes.
Aldemar si avvicinò rapidamente ai due e quando si trovò a pochi passi da loro, Remedios impose le mani verso terra e gridò: «TRASFUNDO!»
Aldemar stava fissando il pavimento di legno quando... tutto attorno a lui scomparve. Fu un attimo. Sotto i suoi piedi ora vi erano delle pietre incastonate al terreno. Alzò lo sguardo da terra e capì subito che non si trovavano più all'interno della stanza ovale, a Rocca del Diavolo: le pareti erano di pietra, adornate da numerose spade e scudi luccicanti con sopra impressa una croce rossa. Al centro della stanza vi era un'enorme tavola circolare in metallo, con sopra scolpita una croce, simile a quella disegnata sugli scudi.
Quando furono abbastanza vicini, Aldemar si accorse che al centro della tavola era posizionato un calice di legno di piccole dimensioni.
«È quello che penso?» Domandò il frate con enorme stupore.
«Si. La Tavola Rotonda.» Rispose Remedios.
«E il Graal e la Lancia del Destino? Dove sono?»
«Quel umile calice di legno, posto al centro della tavola, è il Graal. Te lo aspettavi diverso? Magari un calice sfarzoso, d'oro massiccio con diverse pietre preziose incastonate.
Gesù era un uomo umile che viveva nella povertà, pronto a servire il prossimo. Nella sua Ultima Cena non possedeva un calice d'oro nè nulla di prezioso. Il Graal è un oggetto potentissimo nella sua semplicità ed umiltà. Come il Cristo stesso.» Disse Adamantes irritato.
«Chiedo scusa, signori. Non volevo dire questo... non sapevo.» Cercò di giustificarsi Aldemar, facendosi il segno della croce.
Remedios si avvicinò ad un armatura, posta alla destra della tavola e dal suo interno estrasse una lancia con il manico di legno e la punta di metallo lucente. Probabilmente acciaio.
«Fratello, lascia che sia io a congiungere la lancia ed il calice. È un compito arduo e sai bene che io sono più bravo di te con gli incantesimi arcani.»
«D'accordo fratello.» Disse Remedios porgendogli la lancia.
Adamantes salì con i piedi sulla tavola e disse: «Allontanatevi di qualche metro! Può essere pericoloso!»
Remedios e il frate si allontanarono di qualche passo dalla tavola. Dopodichè si voltarono e videro Adamantes impugnare la lancia con entrambe le mani.
Gridò qualche parola in una lingua strana, incomprensibile per Aldemar, e scagliò la Lancia del Destino contro il Graal, quasi a trafiggerlo.
Quando i due oggetti entrarono in contatto, venne prodotta un'onda d'urto notevole, che fece indietreggiare Remedios e Aldemar di alcuni metri. Dopo qualche istante, venne sprigionato un intenso fascio di luce che penetrò il soffitto di pietra.
«Se perfettamente armonizzati, porteranno la luce nel regno del Graal... fratello ci siete riuscito!» Gridò Remedios.
I due si coprirono gli occhi con il saio, per evitare di riportare danni alla vista.
Il fascio di luce salì sino al cielo, penetrando ed eliminando le nubi nere che lo avevano avvolto.
Tutte le creature malvagie che infestavano la Terra, vennero accecate dall'intenso bagliore e spiccarono il volo, per scomparire oltre le nuvole, assieme ai quattro cavalieri.
Dopo qualche minuto, il fascio di luce proveniente dal centro della sala s'interruppe.
Subito Remedios si scoprì il volto e corse verso la tavola, sollevando leggermente il saio per non inciampare.
Quando arrivò a pochi passi di distanza dalla meta, vide il corpo di suo fratello disteso per terra.
«Adamantes!» Urlò il fratello gettandosi ai suoi piedi.
«Ce l'hai fatta! La luce divina ha ristabilito l'ordine nel mondo. Siamo salvi!» Urlò Remedios gioioso. Dopo un po' vide che la barba bianca del fratello era sporca di sangue, come anche il suo saio. In quel momento trasalì.
«Adamantes! Cosa ti è accaduto?»
«Fratello mio...» Disse con un filo di voce «Sapevo che non ricordavi perfettamente la profezia. Colui che oserà riunire la lancia ed il calice, riporterà la luce nel regno del Graal ma troverà la mort...»Adamantes non riuscì a completare la frase. In quel momento esalò l'ultimo respiro
«NO! ADAMANTES! ADAMANTES!» Urlò disperatamente Remedios.
Aldemar restò a guardare la scena pietosa e disse: «Proprio come nostro signore, Gesù Cristo, egli ha donato la sua vita per salvare l'umanità. Non disperate Remedios, il suo posto è nel Regno dei Cieli.»
Il frate si sollevò da terra, si asciugò le lacrime e guardando Aldemar disse: «Non ho mai udito cosa più buona e giusta, amico mio. Ha dato la sua vita per salvare l'umanità e si è offerto mio posto. Il suo nome sarà ricordato e le sue gesta verranno glorificate. Tuttavia quest'oggi, l'ordine ha perso un membro valoroso, nonchè mio fratello.»
«L'ordine? Di quale ordine parli? Intendi l'ordine francescano?» Domandò il frate.
«No. Adamantes era un cavaliere della Tavola Rotonda. Come me. Che ne diresti di entrare a far parte dell'ordine, caro Aldemar?»
«I cavalieri della Tavola Rotonda esistono ancora? Ed io dovrei prendere il posto di tuo fratello? Non credo di meritarmelo. Dopotutto, sono solo un semplice cappuccino...»
«Non cerchiamo giovani cavalieri, aitanti e muscolosi. Tu hai scalato Mulhacen e percorso oltre duecento scale per avvisarci rapidamente della catastrofe. Nonostante la tua età, hai compito uno sforzo considerevole. Se il mondo è salvo, è anche merito tuo.» Remedios si avvicinò al frate, poi disse «Andiamo Aldemar, si torna a casa.»
«A casa?» Replicò il frate con un tono preoccupato.
«Torniamo a Rocca del Diavolo. Da oggi, questo monastero, sarà la tua dimora!»
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Concorso: viaggio nel tempo
Short StoryRaccolta di OS per il concorso "Viaggio nel tempo". Buona lettura.