Incontri molto ravvicinati

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Il buffet preparato per la colazione era altamente invitacnte. Cornetti al cioccolato, waffles, bicchieri di vetro ripieni di macedonia e altro riempivano uno dei due tavolini posti al centro della sala del ristorante. L'altro tavolino, invece, ospitava vassoi con bicchieri di te' caldo e caffe, che i camerieri prontamente provedevano a riempire ogni qual volta ne mancasse uno all'appello.

Ero seduto ad un tavolino adiacente a una delle tre finestre della sala, che davano su una strada alquanto pittoresca. Vi erano case antiche, probabilmente medievali, odornate con cornici moderne, finestre di vetro futuristiche, ma allo stesso tempo i muri erano di fredda pietra, come quelli all'epoca di re Artu'. Andai con lo sguardo poco piu' avanti e notai altrettante case, solo colorati con tinte sgargianti, che portavano sopra di se tetti altrettanto vivaci. Una miscela di giallo, blu, azzurro, rosso e verde che creava una dissociazione tanto spaventosa quanto maestosa se paragonata agli abitacoli in pietra.

''Originale'' pensai immediatamente. Posai la tazza del caffe' sul piattino, alzandomi con passo veloce per iniziare al piu' presto a scoprire quel piccolo angolo colorato.

Fortunatamente Tallinn decise di regalarmi una giornata soleggiata. Non faceva ne caldo ne freddo. Insomma, la temperatura ideale per permettersi di indossare una felpa leggera. I raggi di sole irradiavano gli edifici del centro storico, facendo quasi scintillare le mura di pietra di un colore grigio intenso, quasi bianco.

Ero seduto su una panchina posta sotto ad un albero secolare, proprio al lato di una strada pedonale. Scrutavo le persone che passavano. Alcune erano alte e slanciate, con quell'aria molto seria grazie anche ai lineamenti severi del viso. Altre invece erano piu' basse, allegre. C'erano poi gli uomini d'affari che ridevano e scherzavano con i colleghi, portandosi dietro una valigietta in cuoio nero che ormai quasi saltellava visto il passo veloce dei suoi portatori.

Mi venne in mente di quel giorno di qualche mese fa. Stavo correndo per uno dei corridoi dell'universita', quando vidi Phoebe, una ragazza per cui avevo una cotta sin dalle medie e che fortunatamente aveva scelto di fare lo stesso corso di laurea che avevo iniziato io. Anche lei portava una oggetto di cuoio nero, piu' precisamente una borsa, sempre piena di quaderni, libri, ricerche e documenti vari. Tanto piena che quel giorno mi senti in dovere di aiutarla, visto che le era esplosa proprio qualche secondo prima che iniziasse la lezione. Non mi importava di fare ritardo, tanto ero gia' abbastanza grande per sapermela cavare da solo.

«Hey, aspetta lascia che ti aiuti», mi avvicinai io, iniziando a raccogliere ed impilare i vari fogli sparsi per terra.

«Grazie Shawn, non so proprio quanto ci avrei messo senza il tuo aiuto.»

«Figurati, e' sempre un piacere! Magari poi, un giorno, possiamo uscire insieme, che ne dici?», quasi soffocai dall'imbarazzo. Lei mi guardo' stranita, come se fosse un scherzo cio' che avevo appena detto. I suoi capelli neri le ricadevano davanti al viso, facendo stranamente risaltare le poche lentiggini che aveva ai lati del naso. «Oh, non e' un appuntamento, tranquilla!» mi corressi quasi subito, lasciando spazio a una fievole risata della ragazza, leggermente imbarazzato. «Bhe', volentieri!» ridacchio', prendendo il resto dei fogli che avevo in manoe voltandosi, sparendo a passo veloce dentro l'aula magna.

Chissa' cosa stesse facendo ora Phoebe. ''Studiando'' quasi la derise la vocina nella mia testa. E come darle torto? Quella ragazza avrebbe fatto grandi cose in futuro, ne ero certo.

Quasi non mi accorsi di quanto tempo fosse passato. Fortunatamente c'erano le campane del grosso campanile a ricordarmelo. Una melodia molto piu' cauta delle normali campani accompagnava il mio sguardo verso l'orologio, che segnava le 17:00. Ah, pero'. Certo che Tallinn era quasi magica. Tanto magica da farti dimenticare lo scorrere del tempo, lasciandoti assaporare ogni centimetro della citta'.

Fatta sera, mi ritrovai ad uscire da un bar molto accogliente dopo aver fatto cena. La stanchezza iniziava a farsi sentire, facendomi sbadigliare quasi ritmicamente ogni cinque secondi. Apri' la porta per uscire, ma mi senti' tirare e quasi cadere da dietro, tanto che quasi cacciai un urlo. Due braccia mi trattennero il busto, senza lasciarmi vedere chi fosse il mio rapinatore. «I soldi sono nella borsa! Davvero ti prego non..»

«Come? Cosa? No no, stai semplicemente fermo», disse quella che doveva essere a tutti i costi una voce femminile. Cercai di immaginarmi il volto, ma non ce ne fu bisogno. Le braccia mi fecero ruotare abilmente, quasi come se mi avessero scambiato per un ballerino di danza classica.

Mi ritrovai davanti due occhi color verde, appartenenti ad una ragazza dalla carnagione piu' scura della mia. I capelli ricci castani le adornavano il viso, cadendo fino a dietro le spalle. «Scusa tanto, ma mi devi coprire. Le vedi quelle persone laggiu'?» Indico' un tavolino al quale erano seduti due ragazze, una mora e l'altra dai capelli arancioni stile famiglia Weasley, ed un ragazzo. Probabilmente avrano avuto sui 25 anni, qualcosa i piu' qualcosa in meno.

«Per piacere non lasciare che mi scoprano, altrimenti sono fregata!»

«Oh. Quello e' il tuo ragazzo?» chiesi quasi spontaneamente indicando quello seduto al tavolo dei ''nemici''.

«Cosa? Chi? Ah, no! E' una storia complicata, lascia stare.»

«Ah. Allora deve essere quello il tuo ragazzo!»

«No, ti ho gia' detto di no. Aspetta, a chi ti stai riferendo?»

Puntai con gli occhi un ragazzo dal fisico slanciato che si faceva strada dietro alla ragazza. Questa si giro', incrociando il suo sguardo quasi rabbioso. «Roheline? E questo chi e'?» disse il signor simpatia, a quanto pare.

«Jamie? Oh Dio, proprio oggi vi dovevo incontrare tutti quanti? Comunque non lo conosci. Non lo conosco nemmeno io», quasi rise delle sue stesse parole.

«Mi chiamo Shawn, e non ci sto capendo niente. Tu sei il suo ragazzo?» mi presentai sfacciatamente. «Cosa? No!», ribadi' la ragazza con uno strano accento estone. Il ragazzo, Jamie, invece parlava con un accento molto americano. «Ok, bhe', credo di dover andare», mi slacciai dalla sua presa ed usci' finalmente dalla porta.

Che serata movimentata! Ed anche strana. Mi senti' prendere il braccio. ''Ci risiamo'' pensai, tentando di escogitare un qualunque metodo per scappare. Non pensavo che a Tallinn ci potessero essere certi maniaci.

«Hey, scusa per prima» urlo' la ragazza, come se non fossi davanti a lei. «Ro, stai urlando», le fece notare Jamie, anh'egli appena uscito dal locale.

**Spazio autore**

Heylaaaa eccoci qua!

Innanzitutto, questa e' una sottospecie di collaborazione! Quindi andate a seguire Roowolf per scoprire di piu' la storia di Roheline!

Allora come vi sembra fino a qua? Diciamo che sto cercando di renderla intrigante...Fatemi sapere!!

Sciauuu

~Fra'.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 08, 2016 ⏰

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